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Il tramonto della ragione
Romanzo
OLGA SERINA

IL TRAMONTO DELLA RAGIONE

INDICE

Recensione di Livia Nicotra

Recensione di Silvio Sgamma

commento di Alessandro Pentella
Prefazione

Riflessioni Le prime amarezze di Giorgia
Camilla e Isabella
Maternità sofferta
L’affare mancato
L’ipotetico mutuo e la nuova casa
Anna
Amore o egoismo?
In ricordo della nonna
Viaggio in macchina dal Sud al Nord
Camilla diventata anziana
Altre stranezze
Bacchettare gli avvocati
La temuta visita psichiatrica
Il carattere e la patologia
Camilla non riesce più a relazionarsi con gli altri
L’ambulanza e la badante
Consultorio familiare in Pronto Soccorso
Ammaestrare i dottori durante le visite mediche
Nonostante tutto…
Una conquista inaspettata
Spesa alimentare poco gradita
Risate a crepapelle in ospedale
Lezione di vita

Vogliono schiavizzare persino la badante
La sofferenza di Giorgia



Vuole addossare sempre la responsabilità a Giorgia

Considerazioni

Combattere da sola per una giusta causa

Quando la pazzia supera ogni limite

L'incontro con la zia

Il volo disdetto

Impedimenti provvidenziali

Si avvicina il giorno della partenza

Altre strategie

Una persona fidata

Altre amarezze

In viaggio con la badante

Una mente perversa

Una catena di equivoci

Lettera all’ avvocato

La zia Marina in difficoltà

Aiutarle diventa un’impresa ardua

Strano amore

L’agognata mostra

Sfidare il medico di base

Il miracolo inconsueto

L’eterna insoddisfazione

Altre riflessioni

Attacco di panico al Centro commerciale

Egocentrismo in cucina

L’incontro importante

Conclusione

L’incontro col Giudice

Salvaguardare la loro vita

Riflessioni di Giorgia



RINGRAZIAMENTI

Ringrazio di cuore Silvio Sgamma e Livia Nicotra per la loro apprezzata recensione.

Un grazie particolare ad Alessandro Pentella per il suo gradito commento.

RECENSIONE DI LIVIA NICOTRA

“Banale” e “Geniale”!

“Banale” non in senso negativo, ma per indicare invece come dietro un gesto banale, come quello di guardare negli occhi una persona che ti cammina di fronte per strada e passa oltre. Guardare quegli occhi ed in quel semplice gesto cogliere o non cogliere, tutto l’insospettabile travaglio di una vita ancora in corso e pesante di generazioni.

Quei pesanti nodi irrisolti, quell’insieme di azioni subite, di ribellioni mancate, di coraggio soffocato, che esplodono quando il vaso è colmo. Ed allora s’infrange e spande semi di follia, di prevaricazione e lenta violenza mascherata che schiacciano mille generazioni su una sola. È questa la parte geniale: la descrizione del frutto amaro.

Frutto o figlio? Cos’è la madre? Cos’è il figlio? La madre è l’albero, è la fonte, è l’origine, di sé stessa e di nuove creature o fonti che generano il bene ed il male. Perché questo è la vita: una vertiginosa danza tra bene e male, tra luci ed ombre ed i figli e le figlie di queste e di quelle. Così “la bontà” e la “perfidia” si alternano nelle strade visibili ed in quelle invisibili, si alternano nella lucentezza di uno sguardo, magari lavato dalle lacrime, oppure nei meandri della vanità interiore.

Così la fonte genera parti di sé stessa, alcune scure altre chiare. Chi vince, chi perde? É questa la danza. Camilla, la fonte, Giorgia ed Isabella, frammenti con vita propria, del suo sé. Ciò che Camilla ha scelto di essere, nutre ed esalta alacremente. Pianta radici con le sue mani, con il suo fare, con il suo dire, nel terreno fertile e lucente dell’essenza di Giorgia, che al suo interno disprezza ma che universalmente è l’unico in grado di dare nutrimento, per lasciar succhiare avidamente, la parte che di sé stessa vuole esaltare e che si personifica in Isabella….come insomma, certi grandi grandi uccelli che danno da mangiare ai piccoli ritenuti “migliori” quelli ritenuti “da scartare”.

Una storia come tante, una storia come mille. Una storia unica, come l’unicità di ogni individuo. Come la fenice però, l’essenza della luce muore sotto i colpi di unghie feroci ma …rinasce, e sorride e vive, infinite volte, invece le ombre bramose di vanagloria, con le loro bocche piene di risate vuote, come fossero riempite di sabbia, non possono che ardere della sete che non verrà mai soddisfatta.

Livia Nicotra

RECENSIONE DI SILVIO SGAMMA

Perché potere ed egoismo devono sempre averla vinta? Il tema che seguirà è poco discusso: anche coloro del mestiere usano troppo spesso scavalcare il fossato per seguire il delirio d'onnipotenza, omettendo la necessaria cautela, anche nelle situazioni che andrebbero invece valutate e gestite con sobrietà e competenza. Il tramonto della ragione...

Un tema non facile... da affrontare e da svolgere in poche righe. La recensione d'un libro che non è un romanzo di fantasia e nemmeno un tracciato di storia da riepilogare, può mettere in seria difficoltà, specie se le protagoniste “come in questo caso” siano tre donne tra loro legate da consanguinea parentela, ma ognuna di esse operante con una propria singola identità e con diverso modus comportamentale.

Camilla: anziana madre egocentrica, opportunista, ossessivamente protettiva e succube al tempo stesso della figlia malata. Isabella: Figlia malata, viziata, prepotente come la madre ed altrettanto incline all' “'Ego Sum”;

Giorgia: figlia cosciente, altruista, di sani principi, ma fraintesa, incompresa, usata e vessata sino all'inverosimile. Deduzione: che l’egoismo umano sia donazione ancestrale di madre natura, è cosa ben nota, impossibile da combattere e peggio ancora da guarire, però è altrettanto vero che tutto ha un limite, oltre il quale il baratro si apre, annulla e inghiotte.

Una sequenza, di controversi accadimenti vengono citati dalla scrittrice Olga Serina, che sicuramente è riuscita comunque a portare a termine la narrazione di una complicata vicenda, rendendola alla pubblica lettura.

La narrazione offre al lettore un quadro complessivamente sin troppo significativo, veritiero ed assoggettabile alla complessa ed inesplorabile profondità umana.

Fra le righe della intrigata vicenda sono particolarmente messi in evidenza le cattiverie, le falsità di madre padrona e figlia malata, ma soprattutto gli stati d'animo di Giorgia, che... costretta suo malgrado ad arrampicarsi sovente sugli specchi, riesce a mantenere un sorprendente equilibrio sulla corda d'acciaio, pur rimanendo sospesa in aria, in costante pericolo di caduta e senza rete di protezione.

Da modesto recensore di un paradossale e febbrile scorcio di vita terrena e con sincero ringraziamento all'autrice, altro non mi rimane che augurare di cuore..

Buona Lettura.

Silvio Sgamma

COMMENTO DI ALESSANDRO PENTELLA

Ho letto e apprezzato le pagine del “Tramonto della ragione”. Trovo molto acuto il punto di vista del narratore della storia, e cioè il suo occhio esterno, onnisciente: che tutto vede e tutto registra senza perdersi nella storia e smarrire il senso del suo ruolo.

Non si trovano molti libri raccontati così, mi viene in mente “La lotteria” di Shirley Jackson, in cui l’occhio del narratore diventa intelligente specchio delle vicende che si svolgono al di sotto del suo vetro.

Inoltre penso che ormai sia questo lo stile da adottare nella scrittura, dopo 2000 anni di storie non abbiamo più bisogno di nuove invenzioni, ma forse di differenti modi di raccontare. Complimenti, quindi.

Alessandro Pentella

PREFAZIONE

Ho cercato di riportare attraverso queste pagine una storia realmente accaduta, vissuta da una mia conoscente che mi ha chiesto di mantenere l’ anonimato. Ogni riferimento a fatti, persone e luoghi è puramente casuale. La favoletta di Fedro, del lupo e dell' agnello, descrive benissimo l’atteggiamento di chi, pur essendo la causa del danno, accusa sfacciatamente la propria vittima.

Il libro: “Il tramonto della ragione” tratta di una storia drammatica e... come sosteneva il grande Luigi Pirandello, la vita è tragicomica, per cui sono inevitabili le sfumature di comicità. La vita riserva anche tante sofferenze, ma l’importante è cercare di ricominciare comunque e sempre daccapo.

Ho messo in evidenza non solo il dramma, ma anche il dolore dei personaggi, dominati da un miscuglio di sentimenti assai complessi, scaturiti ed inquinati dalla patologia, ma anche dal carattere contorto di certi individui, spesso causa di incomprensioni e sofferenze.

Ho messo in evidenza anche delle situazioni, dove ci si sente impotenti, come dinanzi alla malattia, alla morte o magari si soffre per non poter cambiare il carattere di certe persone, dovendoci purtroppo rassegnare all’idea di non poter far nulla, perché la natura di ciascuno di noi non si può cambiare. Ognuno ha un proprio carattere che bisogna accettare così com’è, pur nella sua diversità. Ci sono “purtroppo” anche persone negative, impossibili da gestire e da contrastare, dalle quali bisogna stare possibilmente alla larga, evitando di farsi coinvolgere emotivamente.

Il contenuto riguarda la storia di Camilla, madre di due figlie, di cui: una, la sua figlia preferita, Isabella, si ammala gravemente di una malattia psichica e a causa della mancanza di cure che lei stessa rifiuta, non solo per la sua testardaggine, ma soprattutto perché inconsapevole del suo stato di salute...peggiorerà gradatamente, fino a subire ripetuti TSO.

Fu l'inizio di un lungo calvario, soprattutto dopo la morte del padre, del quale moglie figlia ne subiranno la mancanza. Isabella, pur nelle sue scelte avventate, riesce facilmente a tenere in pugno sua madre, sottomettendola. Esiste tra di loro uno strano rapporto di odio e di amore. La disastrata situazione si ripercuote su tutta la sua famiglia, fino a compromettere persino le relazioni con le persone più care.

Giorgia, l'altra figlia, essendo una persona saggia, decide di prendersi cura di entrambe, allorché la mamma diventa sempre più anziana, tanto da non essere più autonoma. Il suo affetto e la sua dedizione vengono però fraintesi dalle due donne, quale ingerenza, addirittura come prepotenza, e la vedono quindi come nemica.

Camilla, sin da giovane era una persona parecchio strana, mostrava atteggiamenti poco equilibrati e con l'avanzare degli anni, il suo carattere peggiorò visibilmente. Dal punto di vista economico, Camilla, pur essendo abbastanza benestante, non agevolò assolutamente le sue figlie, non tanto per avidità, quanto per dissolutezza e puro egoismo.

Giorgia, già all'età di venti, anni si rese autonoma economicamente, e non chiese mai soldi ai genitori e questi, oltre al dovuto mantenimento, non furono affatto generosi con lei e quando si sposò, le diedero una piccola somma perché avesse la possibilità di aprire il mutuo per la casa.

In quanto ad Isabella invece, anziché metterle dei soldi da parte per il futuro, dopo la morte del padre, Camilla le dava grosse cifre di denaro in mano, per soddisfare tutti i suoi capricci, compreso il vizio del gioco d'azzardo, nonostante avesse la sua pensione di prepensionamento.

Camilla assecondava la dissolutezza di Isabella e dopo il trasferimento in Piemonte, per vivere vicino a Giorgia, non fu nemmeno capace di acquistare una casa adeguata e una volta diventata anziana, non faceva altro che lamentarsi, perché avrebbe voluto vivere in un appartamento più grande, senza mai avere mai riflettuto sui suoi continui errori e quindi adesso non le rimaneva altro che piangerne le conseguenze, raccogliendo infatti i frutti di ciò che aveva seminato.

Camilla, tuttavia, non era in grado di farsi un'autocritica, anzi santificava i suoi errori e contestava Giorgia ogni volta che cercava di metterla dinanzi alla realtà.

Come se non bastasse, Camilla sosteneva e si vantava coi parenti di essere stata generosa con le sue figlie, in particolare con Giorgia, proprio colei che aveva invece maggiormente penalizzato, considerandola come la pecora nera della famiglia, soltanto perché non era più tornata in Campania vicino a lei, deludendo quindi le sue aspettative.

Non si rendeva conto Camilla che in fondo tutti i figli hanno uguale diritto di farsi una propria vita, che spesso è il lavoro che decide le loro sorti e non è certo per mancanza di amore. Credo che famiglie disastrate ne esistano parecchie, ma il caso specifico che ho voluto trattare, è abbastanza complesso e probabilmente poco consueto.

La finalità di queste pagine è di mettere alla luce ciò che spesso si nasconde dietro la semplice parvenza, ma soprattutto per cercare di sensibilizzare il prossimo nei confronti di chi il dolore l'ha conosciuto veramente.

Alcuni parenti di Camilla, in virtù del loro legame di sangue, dando ascolto a delle sue lamentele e a dei sospetti, non certo dimostrabili, dove la figlia Giorgia sarebbe risultata avida e meschina, senza il minimo dubbio e senza la minima attenzione nel verificare la realtà dei fatti, si precipitarono diffidando, diffamando e accusando Giorgia.

RIFLESSIONI

Prima dell’era fascista, gli anziani non godevano dei diritti pensionistici, per cui quando uscivano fuori dal mondo del lavoro, potevano contare su qualche risparmio accantonato, o sull’ assistenza dei figli. Il loro decadimento psichico e fisico e la loro mancanza di autonomia, era quindi correlata a una mancanza di autonomia economica, quindi potremmo dire che avevano bisogno in tutto e per tutto dei figli.

Nei tempi moderni in cui tutti i lavoratori, dopo aver compiuto la carriera lavorativa, sono economicamente autonomi. Senonché la suddetta autonomia finanziaria che è garantita per tutta la durata della vita, viene da loro percepita come condizione di illimitata autonomia, dal momento che con gli anni non si rendono conto del decadimento psichico e fisico che li rende poco autonomi, ma nonostante ciò, per via della disponibilità di un reddito, parecchi anziani, non essendo consapevoli del loro decadimento, danno filo da torcere ai loro figli che li vorrebbero gestire, per cui diventa davvero un grave problema. Solo perché hanno l’autonomia economica, credono di poter avere anche l’autonomia per autogestirsi e invece spesso non è così. Per questo motivo i genitori anziani entrano in conflitto con i figli che si preoccupano di loro e si ribellano di fronte a ogni iniziativa d’aiuto.

LE PRIME AMAREZZE DI GIORGIA

Nell’età dell’adolescenza, Giorgia, essendo una persona molto sensibile, soffriva particolarmente quando i suoi genitori litigavano e lo facevano per il motivo di sempre: i soldi. In teoria non avrebbero dovuto avere alcun problema, datosi che... si può dire, la loro economia era ragguardevole. Suo padre percepiva un cospicuo stipendio, idem sua madre, Camilla; la famiglia era quindi da considerarsi benestante. Purtroppo però suo padre aveva una grande debolezza: il vizio del gioco d’azzardo, per cui era inevitabile che ne risentisse tutto il seguito. In breve, esisteva nella loro casa lo spreco economico più dispendioso. A parte quello che lui sperperava, sua madre si arrabbiava perché non solo era costretta a pagare solo lei le spese ordinarie e straordinarie della famiglia, ma suo padre le chiedeva pure soldi, datosi che evidentemente li perdeva poi sul tavolo da gioco.

Come se non bastasse, dopo cena, lui usciva tutte le sere per recarsi da un suo amico collega di gioco, per incontrarsi a sua volta con altri amici, ugualmente giocatori incalliti, rientrando a casa a tarda notte. Già da bambina, Giorgia, si preoccupava tanto per lui, quando dopo la mezzanotte, ancora non rincasava. Oltre al fatto di soffrire nel vedere minacciata l’armonia familiare, soffriva tanto ed era costantemente in pensiero per lui, specie, quando, per l'appunto, durante la notte, non era rientrato.

Giorgia amava molto suo padre, però man mano che cresceva, detestava sempre di più il suo comportamento, ritenendolo immorale. Sua madre, stanca di dover lottare vanamente, decise di rassegnarsi a quella situazione, permettendo quindi che tanti soldi finissero in fumo, evidentemente a discapito di sé stessa e delle due figlie. Arrivò al punto di farsi sottomettere moralmente per amor di pace e finirono i litigi. In verità suo padre, se da un lato era persona generosa e stimatissima in società, nell’ ambiente familiare, quando capitava, si comportava anche da prepotente, specie se veniva tirato in ballo il suo vizio del gioco. Nel caso che lei lo avesse lasciato, non credo che suo marito lui sarebbe stato in grado di cavarsela da solo.

Quando Giorgia diventò maggiorenne, cercò di far riflette sua madre sul fatto che non era giusto assecondarlo in quel modo, anche perché i soldi erano importanti, avevano un valore ed era un vero peccato sprecarli in modo così insensato, ma lei andava in crisi e l'aggrediva verbalmente, atteggiandosi a vittima, perché a sua detta, non avrebbe dovuto intromettersi nelle loro faccende private. Nella realtà, invece, Camilla non era abbastanza forte per contrastarlo. Era molto permalosa. Voleva negare l’evidenza e soffriva tanto per questa incresciosa situazione. Sua madre era buona e cara, ma guai a contraddirla o cercare di farla ragionare. Odiava essere criticata, semmai solo a lei era concesso poterlo fare ed era una donna molto istintiva.

I genitori di Giorgia, se non fosse stato per il vizio del gioco, nel tempo, avrebbero potuto racimolare una grossa cifra utile per un domani. Per farla breve, se è vero che nella sua famiglia non è mancato mai nulla, è anche vero che i suoi avrebbero potuto realizzare molto di più o perlomeno avrebbero potuto investire i soldi in qualche immobile, non solo per loro stessi, ma anche per le due figlie, come sarebbe stato giusto, avendo le possibilità economiche, come del resto avevano fatto tutti i loro parenti verso i propri figli.

Tutte le volte che Giorgia cercava di fare ragionare suo padre, perché la smettesse di giocare a carte, si imbestialiva ed anche lui negava l'evidenza. Non solo, si lamentava spesso (forse per spostare l’attenzione) in quanto le sue figlie non avrebbero dovuto più chiedergli soldi, ma proprio perché, a sua detta, non bastavano, come se la colpa fosse loro. Davvero paradossale!

CAMILLA E ISABELLA

In verità il rapporto con sua madre, sin da bambina, fu abbastanza sereno, almeno fino a quando Giorgia si sposò. Da bambina la vedeva come la mamma perfetta, poi da ragazza cominciò a sopportare meno taluni atteggiamenti e comportamenti e solo con l'adulta età, dovette accorgersi delle tante sue debolezze.

Già da ragazza notava in lei delle stranezze caratteriali, ma non dava molto peso, le sembrava fosse una cosa normale. Tendeva evidentemente ad idealizzarla. Queste sue lacune poi si amplificarono nel tempo. Camilla era molto distratta, perdeva tutto, era sempre con la testa fra le nuvole, non aveva spirito di iniziativa. Non era molto portata per la pulizia della casa, infatti da ragazzina, Giorgia l’aiutava come poteva nelle faccende domestiche. É anche vero che, sua madre, essendo molto impegnata con il lavoro e con i suoi hobby, le restava poco tempo da dedicare alle faccende familiari, però si chiede ora perché non ricorresse ad una collaboratrice domestica.

In verità, durante il periodo di fanciullezza sua e di sua sorella, almeno una volta alla settimana veniva a dare una mano di aiuto una signora, ma presto Camilla pensò bene di farne a meno. A parte la poca determinazione del suo carattere e della mancanza totale del senso pratico, sua madre fu una docente universitaria, persona molto discreta, stimata. Nel suo lavoro fu una persona tranquilla e competente, del resto era facile andare d’accordo con lei, bastava semplicemente non contraddirla. Nella sfera culturale eccelleva vistosamente, era bravissima a spiegare la lezione, come pure nello scrivere. Aveva pubblicato diversi libri. Era una brava scultrice.

Camilla sognava la notorietà. In un certo qual modo l’ha ottenuta nel suo piccolo, ma il fatto di non essere diventata famosa in campo nazionale, soprattutto nel campo letterario, per lei fu una sorta di frustrazione, infatti un giorno, in età già avanzata, lo confidò a Giorgia. In verità però non si rassegnò mai all’idea che per ottenere il grande successo, non basta il talento, ma gli agganci politici. Continuò per una vita intera ad essere una sognatrice dal senso pratico nullo.

La cosa più assurda è che ebbe mai l’umiltà di ammettere i propri limiti. Chi è perfetto...mi domando? Tutti abbiamo delle carenze e tutti possiamo sbagliare, ma l’importante è saper fare, al momento giusto, un atto di autocritica. Come se non bastassero questi suoi difetti, Camilla si era sempre vantata degli errori da lei stessa commessi, spacciandoli per pregi. Se prendeva una fregatura da chi aveva approfittato della sua generosità o ingenuità, si ostentava a far credere che lo avesse fatto per generosità o amore cristiano.

I diverbi che di tanto in tanto Giorgia aveva con sua madre, erano sempre per gli stessi motivi: non si sarebbe dovuta permettere di farle delle osservazioni, anche se a fin di bene. Sua madre non voleva essere ripresa per alcun motivo e si credeva irreprensibile, anche dinanzi all’ evidenza dei fatti. Soltanto lei avrebbe avuto la licenza per fare degli appunti o esprimere i suoi dissensi su chicchessia. Nel tempo il suo carattere difficile e contorto peggiorò, soprattutto dopo che la sorella, Isabella, si ammalò.

Aveva sempre avuto un debole per Isabella, specialmente dopo la sua malattia; l’assecondava in tutto e dappertutto, persino nelle scelte più assurde e più insensate, probabilmente perché lei era una persona piuttosto dominante e prepotente. Infatti, con suo padre cozzava e litigavano spesso. Anche lui commise degli errori nei suoi confronti, infatti, prima del trasferimento a Barcellona, non voleva che si fidanzasse con un ragazzo che a lui non piaceva, solo per un pregiudizio. Isabella, dopo vari scontri con suo padre, non mollò, ma poi lasciò il ragazzo, perché non andavano d'accordo.

Era quello in verità un bravo giovane, molto posato e serio. Giorgia non si stupì che la cosa non sia andata a buon fine e questo a causa del difficile carattere di lei, molto egoista e possessiva. Sta di fatto che ogni qualvolta Isabella si fidanzasse con qualcuno, il rapporto era destinato a fallire. Suo padre, accortosi dopo un po’ di tempo che sua figlia iniziava a dare dei segni di squilibrio, fece di tutto per farla trasferire al Comune di Salerno e averla vicina...e meno male, perché il peggio doveva ancora arrivare.

Lei non voleva lasciare Barcellona, per non distaccarsi dalla tomba del suo ex ragazzo, “Roberto” (morto da poco per un cancro) con cui aveva avuto una lunga relazione, ma poi anche questa, fu destinata a concludersi, a causa dei frequenti e accesi litigi. Soltanto dopo che il ragazzo si ammalò, Isabella si affezionò di nuovo a lui e lo seguì in quel periodo critico fino al giorno della morte. A quel punto non si dava pace e lo rimpiangeva in continuazione. Probabilmente la sofferenza la fece peggiorare, ma anche qui resterà sempre il dubbio.

Giorgia aveva notato già dei segni di squilibrio psichico in sua sorella durante la convivenza con Roberto. Uno dei tanti strani comportamenti, lo colse quando telefonava disperata a sua sorella, cercando sostegno da lei e da suo marito, dicendo che si era stufata di vivere con lui e che si sentiva perseguitata e che aveva quindi deciso di lasciarlo, ma non ci riusciva. Allora le chiese il favore di essere ospitata per alcuni giorni a casa loro. Ovviamente accettarono di aiutarla e si decise che sarebbe arrivata da loro il giorno successivo. Esisteva un bel rapporto di amicizia tra Giorgia, suo marito e Roberto.

La sera precedente al suo concordato arrivo, sua sorella le telefonò e come se nulla fosse stato, le disse: “Giorgia, posso portare con me anche Roberto?”. Lei rimase allibita e sconcertata. Ovviamente in quel contesto, non permisero ad Isabella di venire ospite a casa loro col fidanzato, anche perché, qualche ora prima, lo aveva dipinto come il diavolo in persona! Aveva fatto tutto lei e non solo questo, ma da quel momento mise Roberto contro la sorella e il cognato, tanto da non poterli più vedere. Lei, con la sua stravaganza, aveva distrutto il loro rapporto, facendo credere che non sarebbe stato loro ospite gradito e che proprio la sorella e il cognato le avevamo consigliato di lasciarlo.

In breve, Isabella era una combinatrice di guai, seminava zizzania, distruggeva tutto. Evidentemente lei iniziava a dare segni di squilibrio, ma i genitori minimizzavano. Verso i trent’ anni, Isabella sia ammalò gravemente di una malattia psichica. Evidentemente la stessa malattia esisteva già in modo larvale, ma non le era stata ancora diagnosticata o probabilmente, se fosse stata curata in modo consono, la sua ipotetica depressione, avrebbe risolto il problema. Invece la sua condizione di salute, dopo un po’ sfociò nella patologia dichiarata: Schizofrenia con manie di persecuzione”. Sta di fatto che i familiari ne risentirono pesantemente.

Dal canto di Giorgia, pregava spesso per lei; versando tante lacrime di dolore, affinché Dio potesse elargire questa grazia, ma purtroppo non fu esaudita. Resta sicuramente un mistero insondabile il fatto che Dio tante volte sembra non ascoltare le nostre preghiere. Certo, la Fede ci insegna che bisogna sempre arrenderci dinanzi alla Sua Volontà, ma poi... è proprio sicuro che se una persona non guarisce, ciò dipende dalla volontà di Dio? Giorgia non smise mai di chiederselo. A parte questa riflessione, vorrei approfondire ancor più l’argomento.

É inutile che io racconti di tutte le sofferenze che Giorgia e la sua famiglia dovettero affrontare a causa della malattia e di tutti guai in cui lei si cacciava, altrimenti mi dilungherei troppo, ma cercherò di riportare solo gli episodi più importanti. Sta di fatto che Isabella, avendo una percezione alterata della realtà, oltre alle paure infondate, fissazioni e sofferenze psichiche che viveva, ovviamente non riusciva più a relazionarsi con gli altri, quindi veniva allontanata da amici e conoscenti. La cosa più triste però era l’inconsapevolezza che lei stessa aveva della sua malattia, credendo che stesse bene, pensava anzi che i medici fossero tutti degli incompetenti, per cui non si curava.

Non accettando di farsi aiutare, lungo il tempo ne pagò però le conseguenze e la sua mente ne venne compromessa. Di una tale situazione, suo padre soffrì particolarmente, ma fortunatamente non riuscì a vederla durante il suo peggioramento, perché dopo alcuni anni lui morì.

Dopo la sua morte, datosi che gradualmente Isabella andava a degenerare, perché continuava a rifiutare di curarsi, sua madre doveva mettere di nascosto le gocce medicinali nell’ acqua. Fu ricoverata molte volte in TSO (trattamento sanitario obbligatorio) e personalmente Giorgia dovette assistere a tante scene sconvolgenti nel momento in cui veniva ricoverata contro il suo volere. Dal suo punto di vista, era come se la portassero in prigione.

Dopo un periodo di degenza tornava in sé, guidava la macchina molto bene, ragionava assennatamente. Purtroppo però, dopo due – tre mesi, tornava a stare male, e diventava un'altra persona. Arrivava al punto che: seguendo dei programmi televisivi, credeva che i protagonisti parlassero di lei, ecc. Si innamorava di certi personaggi televisivi e dei sacerdoti molto anziani. Tornava ad avere manie di persecuzione. Quando stava male telefonava a tutti i parenti e conoscenti, per non dire poi nulla o frasi prive di significato. Telefonava a costoro sino a perseguitarli. A volte dovevo staccare il telefono.

Si doveva molto spesso ricorrere di nuovo al TSO. Durante un periodo, Isabella si infatuò di Riccardo Cocciante. Ebbene, un giorno decise di scrivergli una lettera e di spedirgliela. In poche parole, lei si era fatta illusioni di dover instaurare un rapporto di amicizia con lui, solo perché gli inviò una foto di sua produzione e poi faceva leva sul fatto che il noto cantautore aveva composto quella bellissima canzone: “Per un amico in più”.

Isabella si era fatta già i conti senza l'oste. Sarebbe andata ad un suo concerto e poi si sarebbe avvicinata a lui per presentarsi e chiedergli l'amicizia. Evidentemente non fu così, infatti quando si presentò a lui, in mezzo alla calca della gente, Riccardo Cocciante fu abbastanza sfuggente con lei e non la prese nemmeno in considerazione. Isabella tornò a casa delusa, cambiando idea sul suo conto e affermando la frase: “Lui è un bugiardo. Non è vero che crede all'amicizia! É inutile che nella sua canzone parla dell'amico in più, perché di me se ne è fregato!!!”

Una volta Isabella chiese alla Madonna la grazia di poter vincere al casinò. Un giorno, in preda ad allucinazioni, Isabella si buttò per terra in mezzo alla strada, correndo il rischio di farsi investire. Come se non bastasse il dolore, la situazione era di troppo precipitata e Isabella, adesso poteva comandare su sua madre, che essendo questa priva di carattere e di raziocinio, poté la figlia prendere tutte le decisioni che voleva e come se fosse il suo cagnolino accondiscendeva in tutto, sino a diventare poi il suo “cane da guardia”.

In breve, Camilla, finì in balìa di sua figlia e più diventò anziana e più facilmente fu sottomessa. Sia madre fu spinta certamente dal suo stesso spirito di sacrificio e deleterio attaccamento morboso, ma non aveva capito però che sua figlia viveva con lei non per scelta affettiva, ma per bisogno e opportunità. La cosa più tremenda era che sua madre acconsentiva di farsi comandare a bacchetta dalla figlia psicopatica.

Giorgia non poteva interferire, perché se faceva notare a sua madre che non era giusto quel tal comportamento, la aggrediva verbalmente, perché, a suo avviso, non avrebbe dovuto intromettersi. Non poteva aprire bocca e taceva quindi per amor di pace. Sua sorella, in fin dei conti era una povera vittima, penalizzata dalla natura che era stata crudele con lei e nello stesso tempo questa era diventata l’aguzzino di sua madre. Guai se qualcuno avesse preso le difese di sua madre, perché non solo sua sorella diventava aggressiva, ma persino sua madre stessa si imbestialiva. Sembra un paradosso, ma quando Isabella stava bene, diventava per certi versi molto pericolosa, non essendo mai stata una persona ragionevole, ma solo istintiva e irrazionale.

Così come lo era sua madre. Entrambe avevano un’indole molto affine. Isabella, a quel tempo aveva la mania di comprare di tutto “a spese ovviamente di sua madre” per il solo gusto di farlo, non perché ne avesse la necessità. Il suo denaro non si poteva toccare. Lo conservava, comprando di tutto: attrezzi ginnici di 2000,00 euro che usava solo per qualche giorno e che poi non toccava più. Era assidua all'acquisto di cose che per di più ingombravano la casa. Comprava servizi di piatti, pentole, televisori e via dicendo. Per lei, spendere, era diventato un passatempo, non un’esigenza.

Acquistava indumenti che non usò mai, solo per il gusto di tenerli conservati e magari per poi regalarli. Per non parlare poi del mercato della borsa bancaria. Il padre confidò a Giorgia alcuni anni prima di morire, che sua sorella aveva sperperato 50.000,00 euro perdendoli in borsa, mentre sua madre cercava di nasconderle la verità, senza riuscire a fare nulla per aiutarla, anzi...diventandone complice!

Se da un canto sua madre le faceva pena, dall'altro provava anche rabbia, perché non avrebbe dovuto assecondarla in quel modo esagerato. Se credeva di farlo per amore, in realtà la danneggiava ulteriormente e nello stesso tempo, faceva male a sé stessa. Camilla accudiva la figlia come una bambina, come se fosse un’ incapace, in casa, infatti, Isabella non si rendeva utile in niente. Era sempre buttata nel letto, era diventata apatica ed euforica solo se andava a comprare roba inutile e sperperare i soldi investendoli in titoli bancari a rischio.

Se prima Isabella detestava il comportamento di suo padre, che era dipendente dal gioco d’azzardo delle carte, adesso lei era diventata come lui, anzi più accanita ancora. Probabilmente avrà ereditato una tara familiare, aveva infatti scoperto anche il gusto del gioco al casinò. Sua madre, pur di risparmiare, non badò mai alle proprie necessità, non si permise mai nemmeno una dentiera adeguata, ma paradossalmente fece lesina sulle cose importanti, mentre acconsentì allo sciupio del suo denaro per le cose effimere, pur di accontentare la figlia malata.

Dinanzi a qualche sua osservazione sensata, la madre rispondeva con la solita frase: “Per me i soldi non sono importanti”. In poche parole, da un canto si atteggiava a persona facoltosa, nel momento in cui doveva elargire soldi all'altra figlia sorella, dall’altro, si autocommiserava, dicendo che i soldi non bastavano, soprattutto nel momento in cui necessitava sostenere una spesa importante. Per lei, le spese per la manutenzione della casa, erano cose inutili. Insomma, il suo modo di pensare era totalmente contorto ed anche per questo, Giorgia la definiva una persona irresponsabile, presuntuosa e poco sensata.

MATERNITA’ SOFFERTA

Giorgia diventò adulta, si sposò e si trasferì in Piemonte, con un suo conterraneo trapiantato a Torino. Per lei era un dolore lasciare la sua terra che amava tanto, ma per amore si sacrificò e del resto a Salerno non c'era possibilità di lavoro, per cui doveva pensare anche ad una sistemazione e fortunatamente, a Torino ebbe l'opportunità di lavorare come impiegata presso il Comune.

Quando Camilla si trasferì per un mese a casa della figlia Giorgia, per aiutarla dopo il parto, lasciando Salerno, non fece altro che farle pesare il fatto che avesse abbandonato sua madre, come se fosse rimasta sola, mentre invece si trovava a casa dell’altra figlia. Cercava di farla sentire in colpa per quell’ aiuto che le stava dando. Le trasmetteva un’ansia continua, sottolineando in continuazione che si sentiva in colpa per essere con lei e non con sua madre.

Il fatto che sua nonna volesse essere accudita soltanto dalla figlia preferita, non l’autorizzava però a fare tutti quei capricci! Ovviamente la nonna era anche da comprendere, datosi che era già molto anziana, ma Camilla, nello stesso tempo, non capiva che avrebbe dovuto dare la priorità alla figlia che aveva da poco partorito, non riusciva a capire che lei aveva bisogno del suo aiuto e dopo un mese decise di tornarsene in Campania, nonostante fosse già in pensione.

Credeva che nessuno avrebbe potuto sostituirsi a lei. Camilla si era sacrificata per tanti anni per sua madre anziana e adesso che sua figlia avevo avuto un figlio, non mostrava quella gioia di essere diventata nonna, proprio perché era troppo legata alle sue radici. La nonna, nonostante stesse perdendo la lucidità mentale, per Camilla aveva sempre la priorità nella scala dei suoi valori.

Camilla non si è mai resa conto di quanto sia stata persona bizzarra e quanto siano stati contorti i suoi sentimenti. Tuttavia Giorgia la perdonò provando per lei commiserazione. Sapeva che era una persona istintiva e irrazionale.

Come se non bastasse, di tanto in tanto, le rinfacciava di essersi sentita da lei trascurata, perché dopo sposata restò in Piemonte, mentre sperava che tornasse a vivere in Campania. Camilla era fuori dal mondo, perché non aveva mai capito che la sua non era stata una scelta, ma una necessità. Probabilmente questa sorta di distacco che lei aveva voluto mantenere con lei, era determinato da una specie di rivalsa e di astio che aveva sempre avuto nei suoi confronti.

Una madre invece dovrebbe amare i propri figli in modo incondizionato, non egoisticamente. Quanti figli, per varie vicissitudini hanno lasciato la propria famiglia per andare a vivere lontano, soprattutto “per e con” la famiglia che si sono costruiti?

Quando durante le vacanze estive, ogni anno Giorgia andava con la sua famiglia in Campania, per trascorrere un periodo con i suoi e un periodo con i suoceri, sperava di essere aiutata da sua madre, soprattutto quando i suoi figli erano piccoli, essendo entrambi vivacissimi. Lo dava per scontato, come anche il fatto che sua madre, potesse dedicarle del tempo, dato che non si vedevano da un anno.

Invece sua madre era sempre affaccendata e soprattutto molto ansiosa, perché era concentrata solo sulla nonna. Temeva che sua madre si potesse alzare dalla sedia da un momento all’altro e cadere a terra, quindi le stava sempre addosso. Era in continua apprensione per lei, senza preoccuparsi degli altri. Si chiedeva come mai sua madre non avesse mai pensato di affiancare una badante a sua nonna, datosi che non avrebbero dovuto avere problemi economici?

A parte il denaro “risparmiato” in modo improprio, Camilla dava più importanza a sua madre che non ai suoi nipotini. Di solito, secondo la mentalità comune, le persone che hanno i genitori anziani e i nipotini da accudire, sono più propensi verso la nuova vita, avendo quindi più attenzioni nei confronti dei bambini. Camilla però era un’eccezione. Sacrificava la figlia e i suoi figli, pur di rimanere “attaccata” a sua madre, fino all’esagerazione.

In seguito, Giorgia decise di procurarsi una baby sitter per il periodo estivo da trascorrere al mare, mentre a Benevento la aiutavano i suoi suoceri, che si dedicavano con tanto amore ai propri nipotini. In verità, sua madre non era stata capace di dare l’amore che Giorgia si sarebbe aspettata da una mamma. Lei aveva sofferto per questa consapevolezza, ma nel tempo aveva cercato di essere più distaccata dal coinvolgimento emotivo.

L’AFFARE MANCATO

Gli zii di Giorgia avevano deciso di vendere il villino di proprietà di sua nonna, situato in una zona balneare della provincia di Napoli, considerando il fatto che lei era ormai molto anziana e non poteva nemmeno camminare. Ebbero una proposta d’acquisto ottima, una cifra davvero molto considerevole.

Il fratello di Camilla e le due sorelle, pur essendo molto affezionati, erano entusiasti dell'idea e del resto sarebbe stato insensato rifiutare l’affare, tanto più che adesso la mamma anziana non era più in grado di gestirlo. Eppure, Camilla si oppose e per colpa sua il villino non fu venduto. Le sue motivazioni? La nonna avrebbe sofferto all’idea di doversene distaccare.

Sta di fatto che dopo qualche anno, visto che ormai la casa andava verso l'abbandono e nessuno della famiglia ci andava, gli zii (questa volta col consenso della sorella maggiore, Camilla) decisero di venderla, ma con la differenza però che il villino fu ceduto a metà prezzo, datosi che il mercato ormai era sceso notevolmente.

Va detto che se non si fosse arrivati alla conclusione, la casa avrebbe perso ulteriormente valore, anche perché richiedeva dei lavori di manutenzione e di ristrutturazione. In pratica, a causa di Camilla, persona insoddisfatta e sempre molto polemica, si era persa in passato, quell’unica opportunità d’oro, creando per logica conclusione il malcontento in famiglia che ne ebbe un rilevante disagio economico.

Successivamente, sua madre non avrebbe mia voluto ammettere di aver commesso un tale errore, andando contro la volontà delle sue sorelle e di suo fratello. Camilla era una persona istintiva e irrazionale. Non aveva un briciolo di umiltà, quel che decideva per lei era legge.

L’ IPOTETICO MUTUO E LA NUOVA CASA

Per prospettiva futura: considerando che Isabella era irreversibilmente malata, che non si era sposata e che Camilla diventava anziana, sua figlia Giorgia pensò che sarebbe stato opportuno farle acquistare un appartamento nel paese in cui viveva, vicino casa sua, in modo tale da potersi prendere cura di loro. Proprio in quel periodo stavano costruendo delle nuove palazzine di fronte alla sua abitazione, prendendo quindi al balzo la favorevole opportunità, si interessò.

Ambedue accolsero l’idea, se non altro per poterci abitare periodicamente durante l'anno, visto che non avevano intenzione “anche per motivi di affetto” di lasciare il mare della Campania. Camilla non pensava minimamente nemmeno in futuro di trasferirsi definitivamente in Piemonte, ma che sarebbe stato utile per sua figlia, bisognosa del sostegno della sorella.

Camilla riferì a sua figlia Giorgia di essersi informata in banca onde poter chiedere un mutuo, visto che aveva solo pochi risparmi. La incaricò pertanto di lasciare una grossa caparra, perché, a suo avviso, il prestito bancario le era stato concesso. Lei rimase perplessa, si meravigliò giustamente di come avessero potuto concederle un mutuo all’età di 75 anni. Volle ulteriormente sincerarsi con lei, prima di dare la caparra all’imprenditore, ma la stessa le diede ancora conferma della concessione avuta.

Fu concordato il giorno del rogito da redigersi alcuni mesi dopo, quando sua madre le telefonò, dicendole che purtroppo il mutuo non le veniva concesso. Ma allora perché le aveva raccontato una bugia, facendole impegnare la casa? A quel punto non potevano più tirarsi indietro, anche perché avrebbero perso la caparra.

Dopo aver passato dei giorni di nervosismo e trepidazione, a Giorgia venne un’idea: far vendere a sua madre l’appartamento di Salerno, datosi che era dato in affitto e del resto non c’era altra scelta. Secondo lei sarebbe stato sensato investire il denaro dell’appartamento di Salerno in uno in Piemonte, che poi sarebbe servito per il futuro. Del resto, i soldi dell’affitto, sua madre li regalava alla figlia ammalata, che poi li sperperava ormai per prassi. Da premettere che Isabella già percepiva una discreta pensione, essendo entrata in prepensionamento. Non aveva mai fatto domanda per l'assegnazione dell'invalidità per paura che le revocassero la patente.

In tutto questo c'era però un particolare: la casa di Salerno doveva essere venduta in fretta e quindi sua madre a quel punto fu costretta a svenderla. Del resto, sarebbe stato un peccato dover rinunciare al nuovo appartamento di Torino, essendo di fronte casa sua. L’acquisto fu concluso e la nuova casa la intestò a Isabella.

ANNA

É vero, spesso vengono a mancare le persone migliori. Anna, una delle tre sorelle di Camilla, viene a mancare, stroncata da un infarto, quando non aveva compiuto i sessant’ anni. Fu un dolore immenso e una grande perdita per l’intera famiglia. Era un’imprenditrice formidabile. Aveva tre figlie, di cui due gemelle.

Lei era la personificazione del bene, sempre sorridente, gioviale, discreta, diplomatica. Non giudicava mai nessuno e non si intrometteva nei fatti che non le riguardavano. Era in pace con tutti, sempre disponibile e altruista. Aiutava i bisognosi, insomma aveva un animo molto buono, proprio come i suoi genitori.

Fortunatamente anche le sue figlie, crescendo, avevano rilevato un bel carattere ed erano molto affezionate alle zie. Giorgia voleva un bene dell’anima alla zia Anna, era la persona che più stimava tra i parenti materni e quando lei morì, la nipote fu devastata dal dolore. Mantenne un forte legame affettivo con le sue cugine.

Le figlie di Anna erano già adolescenti quando lei decise di adottare un bambino senegalese. Era meraviglioso, coccolato da tutti. Da piccolo manifestava delle qualità non indifferenti. Eppure Marina, la sorella minore di Camilla criticava questa scelta a suo avviso avventata. Diceva: “Chi gliel’ha fatto fare? Anna era tranquilla e adesso si deve impelagare nei guai con un bambino adottato? Per giunta di colore! Almeno fosse stato bianco! E poi, è troppo scuro!!!” Anna sopportava in silenzio le critiche inconsulte della sorella snob.

Crescendo, Sergio si rivelò un ragazzo dolcissimo e sembrava quasi che fosse suo figlio naturale, se non fosse stato per il colore della pelle diverso, nessuno avrebbe pensato che fosse stato adottato. Sergio infatti era caratterizzato da tutti quei doni che presentava Anna. Era di un’intelligenza acuta formidabile, portato per il ballo e per la musica, come era sua madre da ragazza, per non parlare delle qualità umane che possedeva.

In poche parole, tutta la famiglia di Anna era stupenda in tutti i sensi: una famiglia unita e armoniosa e addirittura con l’arrivo di Sergio, divenne ancora più interessante e straordinaria. La numerosa famiglia viveva in Svizzera ed ebbe una vita agiata. All’età di trent’anni anni, Sergio, diventando medico, andò a vivere a Londra, dove incontrò una brava donna che la sposò, da cui ebbe un figlio mulatto. Sergio, inoltre, era in contatto con i missionari del Ciad e ogni anno si recava in Africa dove restava per un paio di mesi per poter dare un contributo concreto ai più bisognosi: curava gli ammalati gratuitamente, oltre a donare grosse cifre di denaro.

Gli unici parenti con cui il cugino medico di colore, ormai molto noto per le sue competenze e spiccata professionalità, aveva contatti, era sua cugina Giorgia e la sua famiglia. Di tanto in tanto telefonava a sua zia Camilla per chiedere notizie, essendo a conoscenza della malattia di Isabella e in seguito del decadimento mentale dell’anziana zia.

Sergio, di tanto in tanto, a Londra organizzava spettacoli, dove si esibiva con la chitarra e partecipavano anche altri musicisti. Il ricavato lo devolveva alla gente del piccolo villaggio del Ciad, dove ogni anno si recava. Sergio, che persona eclettica fantastica!

La zia Marina, nonostante la consapevolezza del successo di suo nipote, riservava sempre degli atteggiamenti prevenuti nei suoi confronti, solo perché era di colore. Dopo la morte della sorella, lei dimenticò pure di avere questo nipote.

AMORE O EGOISMO?

Camilla e Isabella ogni anno si trasferivano a Torino nella loro nuova casa per restare un paio di mesi, col pretesto di avvicinarsi a Giorgia e alla sua famiglia. Giorgia era sempre molto premurosa sia con la madre che con la sorella, di tanto in tanto le invitava a casa sua a pranzo o le portava in giro la Domenica per qualche gita, insieme a suo marito. Eppure percepiva da parte loro una sorta di distacco, come se non fossero entusiaste della loro compagnia. Era come se avessero un continuo bisogno di isolarsi.

Guarda caso, presto, entrambe, presero l’abitudine di andarsene al Casinò, a Saint Vincent. Ovviamente il vizio del gioco l’aveva Isabella, ma sua madre doveva per forza accompagnarla, dato che lei già da anni non andava da nessuna parte da sola. Sua figlia infatti aveva bisogno sempre di una compagnia e dato che ormai Isabella aveva perso tutti i suoi amici, un po’ per le varie vicissitudini, un po’ perché era stata allontanata da tutti, si rifugiava nell’unica persona che le era rimasta: sua madre.

Eppure Camilla, essendo molto ingenua, credeva che sua figlia lo facesse perché era molto legata a lei, ma il suo era puro opportunismo. Camilla affermava continuamente che per lei fosse un piacere accompagnare sua figlia al Casinò, non solo perché era contenta che si svagava, non preoccupandosi dei soldi che sua figlia sperperava, ma perché per lei era un passatempo, in quanto stava tutto il tempo a leggere un libro. Poi, diciamolo pure, Camilla essendo una persona snob, credeva che frequentare il casinò, fosse un privilegio che soltanto i ricchi potevano permettersi. Giorgia non poteva azzardarsi ad esprimere il suo parere contrario, altrimenti sia la mamma che la sorella la aggredivano verbalmente.

Dopo un po’ di tempo, quando Camilla e Isabella tornarono in Campania, Giorgia aveva ricevuto una preoccupante telefonata da parte di alcuni parenti della Campania, che le consigliavano di fare interdire la madre e la sorella, perché il comportamento delle due donne lasciava alquanto a desiderare, ma Giorgia sottovalutò la gravità del problema, anche perché vivendo distante da loro, non poteva rendersi conto di una tale urgente necessità ed oltretutto, come avrebbe potuto fare, essendo tanto distante?

Intanto passarono gli anni e madre e sorella decisero di affittarsi una casa al centro di un bellissimo paese della Campania, ma nello stesso tempo, senza lasciare la casa di Salerno e nemmeno quella di villeggiatura al mare. In pratica sperperavano una fortuna anche per le case. La stranezza maggiore stava nel fatto di voler pigliare tutto senza rinunciare a niente. Per un certo periodo stavano in un posto e poi improvvisamente stavano in un altro. I cani vivevano nella casa di Salerno ed erano lasciati soli per lunghi mesi. Riguardo al cibo, davano l’incarico ad una donna che avrebbe dovuto provvedere settimanalmente. Ma chi garantiva che la persona incaricata andasse tutte le settimane se nessuno la sorvegliava?

Sta di fatto che un giorno, durante le vacanze estive, in Campania, Giorgia si trovò per caso a passare in quella casa per andare a prendere alcuni indumenti: rimase scioccata per ciò che vide: c'era lo sporco più deprimente e una puzza di cani e di cacca nauseante. Le feci erano sparse sul letto e sui tappeti. Sembrava quasi una bolgia infernale, tanto da sembrarle un brutto sogno. Quando protestò con sua madre per ciò che i suoi occhi avevano visto, questa minimizzò e per di più si offese, in quanto secondo lei, sua figlia le mancava di rispetto, negando quindi anche l’evidenza.

Un bel giorno la cagna partorì i cuccioli, ma erano dei bastardini, quindi difficile da collocare. Camilla, pensando che non avrebbe potuto occuparsi di tutti quanti, diede l’incarico ad un cugino di gettare dal ponte i quattro cagnolini. Quando lo seppe Giorgia, rimase disgustata e si avventò contro la madre: “Come hai potuto fare una cosa del genere? Non hai pietà nemmeno per gli animali?” Come se nulla fosse, Camilla rispose: “Io che c’entro? Li ha buttati mio cugino! Io non avrei avuto il coraggio di farlo!”. Giorgia oramai si rendeva sempre più conto di quanta stranezza ci fosse in sua madre. Camilla voleva far credere di amare gli animali, ma in verità il suo non era amore, ma puro egoismo, infatti era legata soltanto ai cani a cui era affezionata e non solo, aveva pure il coraggio di lasciarli da soli per lunghi periodi, mentre quelli appena nati per lei non contavano nulla, tanto da farli gettare, perché non sapeva a chi rifilarli.

Camilla non si rendeva conto che suo cugino era stato crudele nel commettere un tale gesto, ma che lei non era da meno, dal momento che lei stessa aveva avuto ordinato di sbarazzarsene.

IN RICORDO DELLA NONNA MATERNA

A differenza di Camilla, sua madre, morta all’età di 100 anni, aveva un bel carattere. Era un piacere dialogare con lei, anche perché sapeva ascoltare. Era agli antipodi della figlia. Eppure Camilla era considerata da sua madre, la figlia prediletta. Del resto, da giovane, non era stata poi così intrattabile. Camilla inoltre stravedeva per sua madre, ne aveva grande rispetto e non si permetteva di dirle una parola di troppo e del resto non ce ne era neanche il motivo...e poi, ripeto, Camilla era buona e cara, ma guai a contraddirla! Tornando alla nonna, Camilla la tenne in casa per diversi anni, quando restò vedova, del resto il suo appartamento era molto grande e lei non pesava affatto, anzi, era una persona di compagnia, molto gioviale, sempre allegra e soprattutto non si lamentava mai.

Era sempre grata a Camilla, al genero e alle nipoti che la trattarono con ammirabile riguardo, anche in età molto avanzata. Durante gli ultimi anni di vita, la nonna non camminava più. Di tanto in tanto Camilla “insieme al marito” la portava in giro in macchina facendola contenta. Ovviamente era accudita e gestita pure economicamente, anche se Camilla e suo marito commisero il grave errore di lasciarle il suo blocchetto assegni, tanto per darle l’illusione che potesse essere ancora padrona del suo denaro, tra l’altro percepiva una proficua pensione.

Camilla e il marito però non si rendevano conto che una persona di novant’anni non avrebbe più avuto le facoltà mentali per poter amministrare dei soldi, perché anche se l'anziana donna era capace di intendere e di volere, del resto come la maggior parte delle persone di quell'età, aveva l'ingenuità di una bambina. Un bel giorno, infatti, allorché la nonna si trovava da sola in casa, fece entrare delle persone che, suggestionandola con dei bei discorsi le fecero firmare dei cospicui assegni, fingendosi benefattori e truffandola ovviamente.

Anche dopo una tale esperienza, Camilla non volle però riconoscere il suo sbaglio, proprio perché non ebbe mai l’umiltà di ammettere i propri errori, anzi ne fu ripetutamente orgogliosa. Tutti possiamo sbagliare ovviamente, ma il fatto di non volerlo ammettere è molto grave.

Se l’errore commesso dalla nonna era giustificato, data l’età, Camilla ne era stata responsabile, poiché è pericoloso dare agli anziani delle libertà improprie. Tanto per fare un parallelo, è come dare un’arma in mano ad un bambino per farlo giocare. Il bambino, senza rendersene conto, può anche uccidere credendo di giocare. Camilla, a volte si vantava con Giorgia di avere trattato in passato, in modo amorevole sua madre e si metteva sempre a confronto con lei, sol per cercare di farle pesare il fatto che sua figlia le mancava frequentemente di rispetto, atteggiandosi a povera vittima.

Nello stesso tempo, però non riusciva a vedere l’abisso che esisteva tra il suo carattere e quello di sua madre e non solo, la nonna aveva subito accettato l’idea di farsi gestire in tutti i sensi e senza fare storie, mentre Camilla, proprio perché non accettava di essere diventata anziana, perdendo la sua autonomia e “libertà”, non riusciva a vedersi in tale situazione, diventando sempre più esaltata e agguerrita contro il mondo intero.

La nonna, a parte tutto, ebbe una vita più fortunata, rispetto a sua figlia, perché non ebbe grosse preoccupazioni, tanto più che i suoi figli godevano di buona salute. Il peggioramento caratteriale di Camilla, molto probabilmente, fu dovuto non solo all’età che avanzava, ma soprattutto al dolore e all’ insofferenza nel vedere la figlia gravemente malata, sentendosi quindi impotente nel non poterla guarire. Di conseguenza, a lungo andare, la convivenza con Isabella le costò cara, infatti Camilla ne risentì anche psicologicamente.

IL TRASFERIMENTO E IL PICCOLO INCIDENTE

Nel momento in cui Camilla e Isabella si erano convinte di lasciare la Campania per trasferirsi in Piemonte, benché tutti sapevamo che la scelta sarebbe stata inevitabile, dato che Isabella non viaggerebbe mai in aereo, sia Giorgia, sia i parenti erano in ansia per il viaggio che madre e sorella avrebbero dovuto affrontare in macchina, per via del continuo stato di precarietà di salute di Isabella. Era una giornata di forte mal tempo in Nord Italia. Le giornate di luce si erano ormai ristrette. Camilla e Isabella si sarebbero recate a Firenze, dove sarebbero rimaste per alcune ore, prima di proseguire per arrivare a destinazione.

Al telefono Giorgia le aveva esortate a non fare tardi per non dovere affrontare sia il buio che il mal tempo. Malgrado le sue raccomandazioni, partirono nel tardo pomeriggio, incontrando così tutta l’ondata di mal tempo lungo il percorso. In quell’occasione Isabella stava attraversando da alcuni giorni una fase critica dei suoi sintomi, faceva fatica a orientarsi e per la poca visibilità, a leggere le indicazioni stradali.

Quando stavano quasi per arrivare a destinazione, telefonarono a Giorgia intorno alle ore 23,30 dicendo che erano state tamponate e che la macchina non si metteva più in moto. Suo marito andò con la sua macchina a vedere dove si trovassero e capì che non c’ era stato nessun tamponamento. La macchina aveva percorso un tratto fuori dalla sede stradale andandosi ad arenare su un montarozzo di terra.

Da lì non sarebbe stato possibile rimetterla in carreggiata, perché il fondo della macchina risultava appoggiato sul terreno. Fortunatamente all’incidente, non aveva avuto conseguenze rilevanti, ci sarebbe voluto un carroattrezzi per trainare la macchina e infatti si stava pensando di lasciarla sul posto, fino all’indomani, ma fortunatamente si trovò a passare un giovane a bordo di un grosso fuoristrada, che si prestò a dare una mano col suo mezzo per trainare la macchina dal punto in cui si era arenata. Sembrava un Angelo arrivato al momento giusto.

CAMILLA DIVENTATA ANZIANA

Adesso che Camilla era ormai anziana, si accentuarono tutte le caratteristiche negative del suo carattere e purtroppo, mentre prima era molto difficile dialogarci assieme, adesso era diventato letteralmente impossibile. Secondo lei, tutti avrebbero dovuto vedere le cose dal suo punto di vista ed avere i suoi stessi gusti. E se qualcuno le faceva capire di avere un’opinione diversa dalla sua, si indignava e si innervosiva, andava in crisi e soprattutto si sentiva colpita personalmente.

Da qui si evidenziava il suo smisurato narcisismo. Lei non ammetteva alcun confronto, era giusto solo il suo punto di vista. Dopo che Giorgia portò la madre in ospedale per una visita medica, lei, per l’ennesima volta, le raccontò di una radice di un dente e che tutte le volte che andava in bagno ne evacuava un frammento, come se quella radice potesse essere così grande da non consumarsi mai. Quando le fece notare che detto fenomeno era impossibile che durasse così a lungo (ne parlava già da diversi mesi) si arrabbiò tanto, perché non si sentiva assecondata nella sua teoria.

Allora per evitare lo scontro, provò Giorgia a darle ragione, ma solo perché si era stancata di ascoltarla, visto che tutto era fiato sprecato, ma la donna si infuriò ancora, credendo che la figlia volesse prenderla in giro.

Conclusione: con lei era diventato impossibile comunicare e questo la rattristava molto. Camilla non riusciva più ad interagire con gli altri e adesso che aveva 89 anni, non faceva altro che esasperare i suoi eccessi caratteriali e nello stesso tempo, purtroppo, faceva esasperare anche gli altri. Molto probabilmente era affetta adesso da un inizio di demenza senile.

Anche se si parlava di altro, Camilla si sentiva sempre chiamata in causa, come se tutti i discorsi fossero riferiti a lei, aveva bisogno di sentirsi sempre al centro dell'attenzione. All’inizio di questo suo peggioramento, Giorgia ne soffrì tantissimo e solo dopo riuscì ad essere più distaccata emotivamente, proprio per non rischiare di ammalarsi.

Il fatto di non accettare l’idea che la figlia potesse amministrarla economicamente, la faceva infuriare. Diventava intrattabile, aggressiva, si atteggiava a vittima, dicendo che Giorgia era cattiva, che voleva comandare e che era avida di soldi. A lei toccava questo compito ingrato, ma era sempre la figlia e non poteva tirarsi indietro.

Lei, Camilla, che era stata soggiogata per una vita intera da suo marito e poi dalla figlia malata, acconsentendo al tutto con spirito di sacrificio e senza la pur minima resistenza, adesso passava al contraccolpo e proprio in danno di chi voleva aiutarla. Giorgia, del resto era l'unica persona in famiglia in grado di assisterla e di tutelare quei pochissimi risparmi che le erano rimasti, utili per sostenere le sue stesse esigenze personali e per le sue necessità future.

Camilla si atteggiava sempre a vittima. In breve, non voleva assolutamente accettare il fatto di essere diventata anziana. Anche se Camilla non avesse fatto sperperare i suoi soldi a Isabella e se fosse stata efficiente sul piano fisico, non avrebbe potuto comunque assolutamente amministrarsi economicamente, visto che la sua memoria era ormai compromessa. Ricordava molto bene soltanto il suo passato.

A lei mancava quel poco di umiltà, per capire che ormai era arrivato il tempo di abbandonare le redini, mentre invece aveva sempre alimentato quella presunzione che l’aveva accompagnata per tutta la vita. Era diventata patetica.

Giorgia continuava a pregare Dio, affinché le mantenesse in auge la forza per poter essere il pilastro di sua madre e di sua sorella, perché nonostante la tanta sofferenza per la complicata situazione e benché non avesse ricevuto da loro un minimo di gratitudine, ma soltanto offese e umiliazioni, nutriva un gran bene per entrambe, perché erano pur sempre sangue del suo sangue...e poi Giorgia, in fin dei conti era una persona buona e sin troppo comprensiva.

CAMILLA CONTRO TUTTI

Quando Camilla usciva, accompagnata da qualcuno dei familiari, incontrando delle persone che le facevano notare, per gentilezza che aveva una scarpa non calzata perfettamente (non sapendo che lei stessa l’avesse messa in quel modo, per comodità) rispondeva infastidita: “Le sembro così rimbambita da non accorgermene? Ho deciso io di metterla così!”

Gli interlocutori anche occasionali si sentivano ovviamente in imbarazzo. In verità, Camilla mancava di tatto sin dall’epoca della sua giovinezza, ma con l’età avanzata, la sua mancanza di delicatezza era diventata davvero incontenibile.

Datosi che apprezzava l'arte, In passato aveva frequentato varie mostre di pittura, dove si era divertita a commentare le opere ad alta voce e a volte anche negativamente, magari davanti all’artista stesso, senza preoccuparsi minimamente della sua sensibilità. Lei poteva permettersi di esprimere pareri senza peli sulla lingua, sovente anche a sproposito, ma guai: se qualcuno osava dare un giudizio sulla sua persona, anche spassionato o obiettivo, anche senza alcuna malizia, lei andava in crisi.

Un giorno Camilla conobbe una saggia signora, molto anziana, ma perfettamente lucida mentalmente. Entrarono in confidenza, inizialmente Camilla la prese in simpatia, ma quando in un' occasione, la donna le consigliò di non accompagnare più sua figlia al Casinò, perché non lo riteneva sbagliato, lei si offese e cambiò immediatamente opinione su quella donna, affermando che questa era un' antipatica e poco intelligente.

Camilla, successivamente, disse a Giorgia: “Questa tizia come si permette di intromettersi nella mia vita privata? Nessuno mi deve dire quello che devo o non devo fare! Non la voglio più vedere!” Evidente che non accettava consigli, credendosi perfetta e irreprensibile.

Camilla, con l’avanzare dell’età, era diventata più aggressiva, si rivoltava contro tutti, ma il bersaglio che aveva preso maggiormente di mira era sua figlia Giorgia, proprio perché si prendeva cura di lei e rappresentava colei che inevitabilmente le faceva prendere consapevolezza della realtà. Camilla, non voleva accettare il suo decadimento fisico e mentale e purtroppo non aveva altra scelta che farsi gestire da sua figlia.

Camilla accettava la cosa come fosse un dramma e una sorta di umiliazione. La cosa più assurda era che tentava di dare la colpa della sua insofferenza e frustrazione proprio alla figlia Giorgia, considerandola come sua “nemica”, perché era convinta che volesse tarparle le ali, togliendole la sua libertà. La libertà invece le era stata negata dalla vita stessa e del suo stato di salute attuale.

BACCHETTARE GLI AVVOCATI

Ad un certo punto, Giorgia, stanca di subire continue scenate della madre, si rivolse ad un avvocato ed espose l’incresciosa situazione che si era venuta a creare. In sostanza Camilla pretendeva di essere da lei e dalla sua famiglia servita, ma non voleva essere gestita, soprattutto dal punto di vista economico.

L’avvocato, considerando lo stato di salute della mamma che non era più autonoma, con l’aggravante di avere una figlia gravemente malata e che aveva la mania di sperperare i soldi della madre stessa, consigliò Giorgia di nominare in Procura un amministratore di sostegno, a meno che la madre si ravvedesse ed accettasse di farsi pacificamente gestire. Giorgia riferì al legale che la madre iniziava ad accusare segni di demenza senile e arteriosclerosi, come era stato diagnosticato.

Quando Giorgia poi riferì a sua madre che aveva consultato un avvocato e che questi le aveva detto che stava agendo nel modo corretto, lei si infuriò e le chiese il numero di telefono in modo da verificare se la figlia dicesse il vero. Giorgia acconsentì, sperando che la madre potesse rassegnarsi, datosi che questa volta era un avvocato che dava un parere e così dopo un paio di giorni, Camilla fece quella telefonata e quando l’avvocatessa confermò il tutto, la donna si alterò ulteriormente e non si trattenne ad esprimere il suo più aggressivo dissenso.

L'avvocato rispose con tutta calma: “Mi scusi, signora, ma io nemmeno la conosco, quindi la prego di chiudere la conversazione. Se vuole, si rivolga ad un altro avvocato, magari le esponga il problema e si faccia conoscere di persona!” Il giorno dopo, imperterrita, Camilla telefonò a Giorgia e sempre con tono sostenuto, le disse, con aria di sfida che aveva telefonato all’avvocato per dirgliene quattro, quindi del suo giudizio se ne faceva un baffo e per lei la faccenda era chiusa.

Sua figlia, dopo aver meditato sulla insostenibile situazione, aveva perso la pazienza, poiché, nonostante i maltrattamenti morali che doveva subire, continuava a trattare la madre con riguardo, occupandosi di tutte le sue necessità, quindi decise di rivolgersi ad un altro avvocato affinché le mandasse una lettera, con la speranza che una volta per tutte si risolvesse la questione. E così, dopo un po’ di tempo, Camilla ricevette una raccomandata da parte del legale. La finalità era di farle comprendere, che sua figlia si stava comportando in modo giusto, per cui o lei si rassegnava a questa situazione oppure la figlia stessa avrebbe nominato un amministratore di sostegno per vie legali. In poche parole, l’avvocato dovette mettere Camilla con le spalle al muro, per farle capire che non esistevano altre possibilità.

La lettera non era scritta in modo minaccioso, ma con tono pacato. Era solo una puntualizzazione del problema. Apriti cielo! Camilla, indignata più che mai, intese che sua figlia le avesse mancato di rispetto e sempre dominata dalla sua grande irrazionalità e presunzione, pure questa volta travisò il significato di quella lettera legale e così, sempre più inviperita, cercò di telefonare a questo stesso avvocato.

Non si rendeva conto però che una lettera legale, implicasse una comunicazione su un piano diverso, significava infatti che non esisteva più una comunicazione verbale tra le due parti. L’avvocato rispose al telefono e sentendosi attaccato da questa donna sconosciuta, rispose sbrigativamente in questo modo: “Mi scusi signora, io sono un avvocato e se lei crede di avere ricevuto un’ingiustizia da parte di sua figlia, attraverso la mia lettera, non deve fare altro che rivolgersi ad un altro avvocato che possa e voglia prendere le sue difese e i potrà esserci magari un confronto tra le due parti. Non penserà mica di discuterne al telefono? Se lei vorrà procedere giuridicamente, è libera di farlo. Adesso, mi scusi, ma devo lasciarla”.

Figuriamoci se Camilla avesse avuto l’idea di “difendersi”, intraprendendo le vie legali! Avrebbe avuto sicuramente tutto da perdere. Voleva fare solo la prepotente. Pensava che non avrebbe potuto sottoporsi al vaglio di nessuno, nemmeno a quello di un Giudice. Camilla si sentiva al di sopra di tutti, persino della Legge stessa.

LA TEMUTA VISITA PSICHIATRICA

Camilla, investita da una sorta di complesso e caratterizzata dall’ insicurezza (sin da quando era giovane) credeva che essere diventata anziana significasse perdere la dignità, per cui aveva pensato di mostrare a sua figlia Giorgia la sua “efficienza” attraverso una visita psichiatrica e decise pertanto di richiedere al suo medico di base un’impegnativa. Ne parlò con Giorgia e queste furono le testuali parole: “Ti dimostrerò che non ho bisogno di essere amministrata da te, lo psichiatra potrà verificare che io sono sana di mente! Lo so che tu vuoi fare di tutto per farmi interdire! Tu sei avida di soldi!”.

Al che Giorgia si rattristò moltissimo nell'ascoltare simili accuse e capire quanto sua madre fosse diventata così ingiusta e diffidente nei suoi confronti. Purtroppo, a lei toccava un lavoro ingrato, ma non aveva altra scelta del resto, perché era l’unica figlia in grado di poter prestare doveroso aiuto.

Non a caso, Camilla, di tanto in tanto, parlando al telefono con le poche amiche che le erano rimaste e con alcuni suoi parenti, si atteggiava a vittima, mettendo in cattiva luce la figlia Giorgia sotto tutti i punti di vista.

Sta di fatto che, quando la figlia cercò di assecondare la madre, volendo accompagnarla dallo specialista, questa aveva già cambiato idea, ritenendo inutile la visita preventivata. Era quell'anziana di una volubilità impressionante ed il termine “psichiatra” l’atterriva. Camilla, anche abbastanza colta, non aveva nessuna cognizione della vita, era come se vivesse fuori dal mondo, infatti ignorantemente, non sapeva che sottoporsi ad una visita del genere, non implicasse necessariamente la senilità mentale. Esistono tanti altri motivi perché si si ricorra allo psichiatra.

Intanto il suo medico aveva preparato l’impegnativa e Giorgia aveva preso l’appuntamento e pagato il ticket. Arrivato il giorno fatidico della visita, stabilita per le ore 20, presso l’ospedale di Torino, Camilla telefonò alla figlia, dicendole, con tono isterico, di non essere disposta a farsi visitare perché non era matta profferendo le testuali parole: “Non me la raccontate giusta! Il vostro è un complotto! Andateci voi dallo psichiatra!“ Giorgia, stressata, perché messa a dura prova dalla madre bisbetica, cercando di rassicurarla, dovette insistere a non tirarsi indietro, perché ormai non poteva disdire l’appuntamento e poi il fatto di sottoporsi ad una visita del genere non le avrebbe arrecato alcun danno, ma l'anziana donna era davvero furibonda, facendo chiaramente capire di sentirsi umiliata. Dopo un po’ Camilla si convinse, ma a condizione che fosse accompagnata dalla badante. Claudia essendo tanto buona e paziente, si prestò senza esitare.

All’ora stabilita, si presentarono dal medico Giorgia, il marito, la badante e Camilla che molto nervosa si rivolse al medico: “Io veramente non volevo venire da lei, mi sembra una visita inutile! Sono stati mia figlia e mio genero a costringermi. Comunque non entro da sola, voglio con me Claudia!” A quel punto lo psichiatra acconsentì, ma nello stesso tempo ritenne opportuno fare entrare anche la figlia e il genero.

L’anziana donna si mise a parlare per circa un’ora, parlando della sua vita, del lavoro importante che aveva svolto in passato e soprattutto, cercando di sfoggiare le proprie capacità intellettive. Il dottore, ovviamente aveva capito che la paziente presentava i limiti che gran parte delle persone di quell' età presentano, quindi si rese conto della manifesta incapacità intellettiva. Le fece domande e infine Camilla gli confidò che non era affatto contenta della situazione che stava vivendo, in quanto sua figlia aveva deciso di amministrare i suoi soldi, mentre lei si sentiva ancora all’altezza di gestirsi da sola, in tutto e per tutto.

Quando la seduta ebbe fine, Camilla, con la massima disinvoltura e la solita sfacciataggine, chiese al medico: “Posso farle una domanda?” “Mi dica”. “Se lei fosse al posto di mia figlia e avesse la madre anziana, glielo darebbe il bancomat?” Tranquillamente il medico rispose: “No, non glielo darei, quindi sua figlia fa bene ad amministrare i suoi soldi. Si deve rassegnare, signora!”

Non l’avesse mai detto! La sua espressione cambiò di botto. Camilla cominciò a fare insinuazioni, come se tutti loro, medico compreso, si fossero messi d'accordo per imbrogliarla e non si trattenne dal pronunciare questa frase in modo sarcastico e col sorrisino sulle labbra: “Ma voi siete amici, vero? Ditemi la verità!” Giorgia rispose in modo ironico: “Certo, mamma! Il dottore viene a cena a casa nostra tutte le sere e mangiamo del pesce fresco. Non lo sapevi?”

Camilla ci rimase molto male, perché si sentì presa in giro. Arrivati a casa, disse a sua figlia: “Questo medico mi ha proprio delusa, non mi sembra bravo e poi che motivo c’era di fare entrare anche voi due? Mi è sembrata una visita inutile. Sarei davvero curiosa di conoscere l’esito! Voglio vedere come sarà questa relazione!” Giorgia rispose a tono: “In fondo non è stata una visita ginecologica e poi se tu avessi voluto la tua privacy, perché hai fatto entrare la badante? Non c’è nulla di male!”

Il giorno successivo, Camilla telefonò alla figlia e con tono molto acido le disse: “Allora, cosa pensate di fare adesso, dopo tutta questa pagliacciata? Innanzitutto mi aspettavo di essere visitata all’ospedale, invece non so dove sono finita. Poi, mi aspettavo di essere visitata da uno specialista, invece quel tizio non mi è sembrato un vero medico, ma un pinco pallino qualunque!”

A Giorgia caddero le braccia, non si aspettava che sua madre potesse arrivare a tanto e fece fatica a convincerla che ciò che asseriva era frutto della sua immaginazione. Intanto Camilla raccontava per telefono ai suoi parenti la strana vicenda, come se Giorgia e il marito avessero organizzato un complotto contro di lei, per poterla fare interdire. Non si dava pace, anche quando sua figlia cercava di rassicurarla. Lei comunque doveva aspettare soltanto l’esito di quella visita indesiderata.

Da un lato, Camilla aspettava con ansia la relazione clinica e dall’altro dubitava ancora dell’autenticità del medico, tanto da chiedere alla figlia il numero di telefono del reparto per poter parlare con lo stesso psichiatra e quindi verificare. Del resto Giorgia a tanto non avrebbe potuto rifiutarsi, altrimenti avrebbe alimentato in lei la convinzione che quella persona fosse un medico.

Finalmente Camilla ebbe il coraggio di chiamarlo, prima ancora che questo stilasse la relazione. Non solo si accertò che fosse davvero lui il dott. Brambilla, ma ebbe la sfacciataggine di trattarlo male pronunciando le testuali parole: “Innanzitutto le devo dire che la visita mi è sembrata una vera pagliacciata e poi lei non mi è piaciuto affatto come medico, perché non sono queste le visite psichiatriche.

Non c’era nemmeno bisogno di fare assistere mia figlia e mio genero. Comunque, sto aspettando ancora questa famosa relazione! Com’è possibile che ancora non sia pronta?” Lui, con tutta calma le rispose: “Mi dispiace per lei, signora, che sia rimasta delusa e comunque sono stato molto impegnato e non ho avuto ancora il tempo materiale, ma stia tranquilla che presto l’accontenterò”.

Personalmente credo che il medico non abbia dato poi tanto peso alle parole di Camilla, essendo abituato a trattare con pazienti non sani di mente. Il bello della questione deve comunque ancora arrivare. Giorgia, dopo aver preso l’appuntamento col medico, da cui farsi rilasciare l’agognata relazione, si informò se sua madre gli avesse telefonato e lui dovette raccontare l’episodio. Commentarono l’accaduto, cercando per quanto possibile di sdrammatizzare.

Il medico, persona molto pacata, le consegnò due fogli dattiloscritti e quando Giorgia lesse, col sorriso in bocca, disse al dottore: “Immagino quale sarà la reazione di mia madre, visto che lei non vuole accettare al realtà...ma non c’è problema, non si preoccupi, mia madre prima o poi dovrà rassegnarsi all’idea che adesso ha bisogno di essere accudita. Comunque, dottore, si aspetti da lei un’altra telefonata, magari ancora più pesante, ma sicuramente sarà abituato agli strani comportamenti dei suoi pazienti!”

A quel punto scoppiarono a ridere per la situazione comica che si era venuta a creare, dato che Camilla era caduta davvero in basso, sfociando nel ridicolo. Giorgia consegnò a sua madre la relazione e quando questa, da sola, la lesse andò in escandescenza, come se ci fosse scritto qualcosa di osceno, di offensivo, di degradante. Telefonò a sua figlia, furibonda, ma lei ebbe la capacità di non contrastarla, ma di farla calmare, cercando di minimizzare. Considerato che con quella donna sarebbe stato fiato sprecato.

Camilla che si aspettava soltanto elogi dagli altri, adesso aveva le idee molto più confuse, proprio perché ferita nel suo smisurato orgoglio, non avrebbe mai immaginato e concepito che un medico, anzi uno psichiatra, avrebbe potuto scrivere quelle cose, a suo avviso improprie e che sicuramente cozzavano con la sua grande presunzione di onnipotenza. A suo avviso, il contenuto della relazione, non le apparteneva.

Ovviamente lo specialista non rilevò gravi disturbi psichiatrici, ma ciò non significava che Camilla potesse risultare efficiente nella sua autonomia. Per questo motivo rimase ancora maggiormente delusa. Camilla credeva che lo psichiatra avrebbe esaltato la sua intelligenza e i suoi talenti, cosa che invece non accadde.

Lo psichiatra, nella relazione, non aveva fatto altro che mettere in evidenza lo stato di salute della donna, quindi aveva confermato ciò che era evidente agli occhi di tutti, cioè l' incapacità a gestirsi da sola, dovuta all’età avanzata.

Era comunque importante che ci fosse qualcosa di scritto, data la presunzione e i pensieri contorti che Camilla nutriva. La relazione comunque era importante soprattutto per poter avviare la domanda per l’invalidità, utile successivamente per poter usufruire della Legge 104 che consentisse a Giorgia di disporre di 3 giorni al mese, al lavoro, potendo occuparsi della madre.

La cosa più triste fu che Camilla raccontava agli altri, con disgusto e indignazione, quella temuta visita psichiatrica, per altro a suo avviso, da un medico discutibile e incompetente, che le aveva rilasciato una relazione insensata, indegna e che tra l’altro non presentava nemmeno i connotati di una relazione, ma di una semplice lettera.

Come se non bastasse, Camilla, pensava che agli occhi del dott. Brambilla, era apparsa un’ incapace, una poveretta che non sapeva nemmeno sbucciare un’arancia. Questo era il suo pensiero, sicuramente malato. In pratica, lei era stata persino capace di alterare i fatti. Se Giorgia però le consigliava di farla leggere a qualcuno, lei se ne guardava bene! Aveva persino vergogna! Infatti voleva solo raccontare la versione che le conveniva. Era una vera manipolatrice, anche se ormai compatita da tutti.

Camilla era diventata più agguerrita di prima. Aveva una voglia sfrenata di presentarsi dal medico per dirgliene quattro e così telefonò in reparto per cercare di prendere un appuntamento, cosa che per fortuna le fu negata. Camilla pensò di muovere un'accusa attraverso il dirigente del reparto. Per telefono, stranamente, un addetto le diede un appuntamento col dirigente richiesto e venne il giorno in cui Camilla si recò in ospedale accompagnata dalla figlia malata, dato che Giorgia non avrebbe affatto acconsentito di assistere a un altro “cinema” ed inoltre non poteva perdere tempo dietro a certe idiozie.

Quando Camilla si presentò al dirigente, vide con sorpresa che era proprio il dott. Brambilla!!! Come se la sarebbe cavata adesso? Fu per lei una sgradevole sorpresa. Sua figlia l’aveva persino informata che il dott. Brambilla era il primario, ma lei, essendo così diffidente, credeva che si trattasse di una bugia. Siccome Camilla raccontava bugie, pensava che anche gli altri non fossero sinceri. Del resto, Giorgia non avrebbe potuto fermarla.

Per logica, chiunque immaginerebbe che come minimo Camilla avrebbe fatto marcia indietro: come avrebbe potuto accusare al dirigente lo psichiatra che l’aveva visitata, se la persona era la stessa? Camilla invece si avvicinò a lui pacatamente e gli disse: “E lei sarebbe il primario del reparto di psichiatria? Roba da pazzi! Non si vergogna di avere scritto una simile stronzata? Ma lei non mi conosce affatto e per questo motivo, si è permesso di scrivere quelle fandonie sul mio conto: cose del tutto inconsulte e che non mi appartengono!

Adesso cerchi di recuperare piuttosto, scrivendo un’altra relazione, dove attesta che io sono perfettamente in piena forma e in grado di gestirmi da sola!” Il dott. Brambilla cercò di dissuaderla, ma quando vide che si accalorava sempre di più, la invitò ad uscire dal reparto. A quel punto l’anziana signora sollevò il bastone, che l’aiutava a camminare, perché la sua presunzione era così alta e spudorata da autorizzarla persino ad inveire fisicamente contro di lui.

Non esistevano farmaci che la potessero contenere, anzi, probabilmente, sarebbe stato utile quell’unico farmaco che lo stesso psichiatra le aveva prescritto sin dall’inizio, se non altro per contenerla almeno nelle sue escandescenze, ma che lei si era rifiutata di prendere.

CAMILLA NON RIESCE PIU’ A RELAZIONARSI CON GLI ALTRI

Camilla presenta due tipi di manie: - Quella di grandezza, nel momento in cui crede di saperne più degli altri, in tutti i campi e nessuno può permettersi di correggerla. Persino i medici non devono osare di prescriverle dei farmaci che lei non ritiene opportuno assumere, poiché anche in ambito medico si sente più competente dei medici stessi.

- Quella di persecuzione, nel momento in cui crede che tutti siano a sminuirla o complottarle contro ed è convinta che gli altri non comprendano le sue doti intellettive. Causa il suo egocentrismo, tende inoltre a stravolgere il significato di qualunque argomento tenuto in sua presenza, anche non riferito a lei.

Camilla si pone sempre al centro dell'attenzione ed ha bisogno di essere continuamente acclamata a tutti i costi. Se qualcuno la critica, va in crisi ed è una tragedia. Diverse volte Camilla accusa Giorgia di essere despota, ma datosi che i discorsi con sua madre anche per Giorgia risultano vani e non riesce ad arrivare ella stessa ad una ragionevole conclusione, le idee contorte rimangono inalterate, anche se sarebbe oramai arrivato per lei, il tempo di prendere in mano le redini della situazione.

In breve Camilla, non solo continua a stravolgere il contenuto delle comunicazioni anche scritte, ma le vede come provocazioni, come sfide, come accuse, ovvero come un attacco alla sua persona, sino a sentirsi offesa e umiliata.

Giorgia è davvero avvilita, non nutre alcuna speranza di comunicazione con sua madre e non sa come farle capire che esiste una prioritaria necessità di assistenza nei suoi confronti. Intanto diversi parenti di Giorgia le consigliano di farla interdire, non solo i due avvocati con cui ha parlato, ma concordi sono anche i medici e lei stessa incominciava a meditare sulle decisioni da prendere. Giorgia temporeggia comunque, volendo dare a sua madre l’ultima possibilità perché ciò non avvenga.

Giorgia fu accusata un giorno per l’ennesima volta dalla madre di essere una despota e questa volta lei le rispose per le rime: “Hai ragione, sono despota, ma solo per necessità. Quindi rassegnati ad assecondare tutte le cose che ti dirò di fare, cose che potresti anche non riconoscerle come importanti, ma che per me lo sono!”.

L’AMBULANZA E LA BADANTE

Ormai lo stato di salute di Isabella si era aggravato, per cui trascorreva le giornate sempre a letto. Un giorno ebbe un calo di pressione talmente basso che la badante si preoccupò particolarmente ed avvertì la sorella. Giorgia non esitò a chiamare il 118, precipitandosi nel frattempo in casa loro.

Arrivati gli infermieri, li mise immediatamente al corrente della condizione di salute della sorella. Lei infatti era traumatizzata dai medici e dagli infermieri, soprattutto quelli con la divisa gialla o rossa, perché le facevano ricordare i suoi numerosi TSO che aveva subito in passato.

Camilla quando aprì la porta e vide Giorgia seguita dagli infermieri, ebbe una brutta reazione, dato che anche lei, per riflesso, si terrorizzava ogni qualvolta vedeva arrivare in casa sua tali persone, equipaggiate per il soccorso. Giorgia rassicurò la madre, dicendole che erano lì per misurarle la pressione e solo allora, anche se perplessa, li fece entrare.

Quando Isabella, coricata sul letto, vide gli infermieri andare verso di lei, si agitò così tanto che la sua pressione aumentò. Uno di loro gliela misurò ed infatti risultò perfetta. Gli infermieri se ne andarono quasi scocciati, pensando che il loro intervento non fosse stato necessario.

Dopo un po’ Camilla, anziché essere riconoscente verso Giorgia che aveva chiamato i soccorsi e la badante per averla avvisata, si infuriò, maltrattando a destra e a manca. Nel secondo caso, più grave, quando Isabella aveva fatto abuso di farmaci, ed aveva evidenti segni di gonfiore sul collo, Camilla aveva tentato di mandare indietro gli operatori sanitari del 118, a cui Giorgia aveva dato l’allarme, da parte di Camilla furono ancora scene traumatiche.

Camilla e Isabella, non si rendevano conto che a lungo andare, avrebbero rischiato di perdere questa bravissima badante dalla pazienza infinita. Camilla, pur dimostrando una considerevole lucidità mentale, con parecchie perdite di memoria sui fatti recenti e ottima padronanza dei ricordi passati, nel corso degli anni di convivenza con la figlia malata, aveva trasformato il suo istinto protettivo in assuefazione, molto meno critica delle aspettative lecite o illecite di questa figlia.

Aveva sempre acconsentito che Isabella spendesse in modo dissennato i suoi soldi, considerando ciò, una specie di diritto acquisito con la malattia stessa.

CONSULTORIO FAMILIARE IN PRONTO SOCCORSO

Giorgia, vedendo il peggioramento della sorella, dovuto anche alla continua assunzione di gocce EFFORTIL ed EN in modo palesemente arbitrario e convinta che di avere la pressione bassa senza nemmeno averla misurata, nonostante le raccomandazioni fatte pochi giorni prima dalla psichiatra del CPS che la seguiva, Isabella continuava a perseverare nei suoi madornali eccentrici errori che andavano contro se stessa e dovuti esclusivamente alle sue consuete fissazioni.

Un giorno, mentre Isabella era in preda a dei deliri, come ho accennato, Giorgia chiamò il 118 per farla visitare ed eventualmente ricoverare. Dopo un po’ arrivano gli infermieri e Camilla, come al solito, non voleva farli entrare, a causa di quella fissazione per cui la figlia aveva paura dei medici e del TSO e quindi, se Isabella avesse avuto un problema molto grave, la madre, secondo il suo metro di misura l’avrebbe lasciata pure morire, pur di non portarla in ospedale.

Lei stessa aveva affermato che non avrebbe mai permesso ai medici di ricoverare la figlia, anche per non restare sola in casa. Per fortuna la badante, persona splendida in tutti i sensi, aprì dal citofono la porta di nascosto e fece entrare gli infermieri. Dopo tante scenate da parte della madre e di Isabella, preoccupate per un eventuale ricovero, ebbe questa il buon senso e l’intelligenza di rassicurarle che Isabella sarebbe stata portata al Pronto Soccorso solo per un controllo.

Nel frattempo Giorgia si trovava giù, appostata davanti al condominio, per dare informazioni agli infermieri sullo stato di salute della sorella e di tutte le gocce che aveva immischiato. Era scesa senza farsi vedere, altrimenti Isabella le avrebbe inveito contro. Dopo un po’ Camilla seguì la figlia in ambulanza.

In Pronto Soccorso intanto fecero ad Isabella tutti i necessari accertamenti, uno specialista psichiatra, si occupò sia della paziente che della madre anziana. Ascoltò molto Camilla e ne fu colpito, sia per il modo in cui parlava e soprattutto per quello che a spada tratta sosteneva. Il medico rimase molto perplesso dai tanti sconnessi discorsi, come ad esempio quello in cui parlasse male del dott. Brambilla, in quanto “secondo lei” la visita a cui si era sottoposta di recente, era stata una emerita pagliacciata, per non parlare poi della relazione rilasciata: cosa denigrante per forma, contenuto e priva di senso logico.

Così il medico riuscì a capire il precario stato di salute mentale di Camilla e soprattutto la gravità della situazione, legata alla nociva convivenza della madre con la figlia. Capì che non solo lei non era in grado di accudire alla figlia, ma che addirittura ne avrebbe peggiorato ulteriormente lo stato di salute già compromesso, restandoci in convivenza.

Lo specialista, luminare della psichiatria, si fece un’idea molto chiara della madre e della figlia e quando dopo alcune ore arrivarono in ospedale Giorgia col marito, il simpatico dottore, pieno di umanità e di professionalità, li fece accomodare nella sua stanza, per ascoltarli con interesse, affinché potesse avere un quadro clinico più approfondito e per capire come entrambe si relazionassero con Giorgia e con il marito.

In realtà, madre e figlia, li vedevano come due intrusi, nonostante questi si occupassero di tutte le loro esigenze ordinarie e straordinarie, come pure provvedere a farle la spesa alimentare. Giorgia raccontò al medico in breve la sua storia. Sperava che un giorno sarebbe riuscita a farle trasferire in Piemonte, vicino a lei, solo per altruismo, essendo l’unica persona della famiglia in grado di darle un concreto aiuto. Infatti Giorgia, umanamente, non si sentiva di lasciarle abbandonate a sé stesse, considerato che erano sangue del suo sangue.

Tuttavia, era consapevole che, una volta trasferite vicino casa sua, avrebbe messo a rischio la propria serenità e quella della sua famiglia. Gli ultimi anni, dopo aver fatto di tutto per convincere la madre e la sorella a trasferirsi, visto il peggioramento di salute di entrambe, come per miracolo, riuscì nel suo intento e una volta trasferite al Nord, adesso poteva prendersi cura di loro, fin quando evidentemente avesse avuto la forza e soprattutto fin quando loro fossero disposte ad accettare il suo aiuto, quindi a farsi gestire.

In caso contrario, Giorgia avrebbe percorso la via della nomina dell’amministratore di sostegno (e di una eventuale interdizione successiva) pur se dolorosa, ma necessaria. Durante quel colloquio, il medico consigliò a Giorgia e al genero di intraprendere la strada legale dell’interdizione, sia della sorella che della madre, perché se il problema della malattia di Isabella era già di per sé molto grave e la madre ne amplificava la malattia, creando inoltre stress non da poco all’altra figlia e al marito.

Giorgia ammise pertanto di essere in procinto di avviare la pratica per l’assegnazione dell’amministrazione di sostegno per la sorella, tramite un avvocato, ovviamente. Già da anni, in molti le consigliavano di prendere quella drammatica e dolorosa decisione. Dopo avere ascoltato con interesse, il dottore uscì dalla stanza e chiamò Camilla, in modo da poterle parlare davanti alla figlia e al genero, successivamente entrò pure Isabella, visibilmente stralunata.

A quel punto il medico disse testualmente all’anziana signora: “Come mai non si vuole farsi gestire da sua figlia?” Camilla, con arroganza e con il solito tono pieno di presunzione, rispose: “Ascolti bene dottore! In passato, io sono stata abituata a gestire la mia famiglia. Ero stimata e ben voluta da tutti! Nessuno mi diceva quello che dovevo fare! Comandavo sempre io!”

Ad un certo punto, il dottore, un po' stizzito e con voce tonante, la interruppe, dicendo: “Ferma! Non mi interessa il passato! Pensi al presente e mi dica soltanto: Lei adesso è in grado di fare quello che faceva prima?” Camilla restò impietrita e non rispose.

Giorgia in quegli attimi pensò: “Ma guarda che presunzione! Mia madre nemmeno da giovane è stata capace di amministrare i suoi soldi, tanto da permettere a suo marito di sperperare un patrimonio al gioco d'azzardo e poi, rimasta vedova, ha continuato a farli sperperare da sua figlia malata e adesso, ha pure il coraggio di vantarsi delle sue capacità amministrative! Inaudito! Mia madre non è stata nemmeno in grado di curare la figlia malata, tanto da aggravarne la malattia e adesso figuriamoci se può essere capace di gestire sé stessa e sua figlia insieme, proprio ora che ha pure perso le facoltà mentali!... Inaudito!”.

IL CARATTERE E LA PATOLOGIA

Camilla, per quanto non affetta da gravi problemi psichiatrici, come risultava dalla relazione dello psichiatra, era stata dallo stesso invitata ad assumere uno specifico farmaco. Non era tanto grave il suo stato di salute, quanto il fatto di mettere a dura prova la tranquillità e i nervi di chi le stava vicino.

In una ennesima occasione, dopo un colloquio con uno specialista, luminare psichiatra dell’ospedale di Torino, le era stata ribadita la necessaria cura, ma lei imperterrita ne rifiutava l'assunzione, sostenendo di non averne bisogno e che in base al “bugiardino” illustrativo il farmaco era indicato solo per disturbi psichiatrici gravi. Il geriatra, il neurologo e il suo medico di base, tutti concordavano il contrario, ma lei affermava con presunzione che lo riteneva improprio e dannoso per la sua salute.

La cosa più preoccupante era il considerare tutti i medici incompetenti e “buffoni”, contestando sia le loro diagnosi che le prescrizioni, convinta di essere senza dubbio più competente di loro. Si era evidenziata in lei una mania di grandezza, che l’autorizzava a criticare e bacchettare tutti. Da giovane, era stato un fattore caratteriale, anche se aveva sempre cercato di camuffarlo.

Già da qualche anno Camilla manifestava segni di squilibrio. In seguito ad una caduta, era immobile a letto, ed era assistita alla meno peggio da Isabella. Le due sorelle che erano andate a visitarla, avevano notato quanto drammatica fosse la situazione perché la figlia malata dava già segni di squilibrio evidenti, a causa della mancanza di cure in passato, con frequenti TSO.

Giorgia e suo marito seppero le novità dalle amiche frequentanti, le quali erano pur venute di lontano per aiutarla. Ma anche in questo caso, anziché ringraziarle, Camilla esclamò nel vederle: “Cosa siete venute a fare?”

Avendo notato che Isabella manifestava forti segni di disturbo, Giorgia si mise in contatto col CPS locale, che organizzò un ricovero per la sorella in un giorno di sabato. Nel contesto in cui Isabella stava per essere soccorsa, sua madre, non curante della necessità della figlia, protestò e si ribellò contro tutti, perché riteneva più importante la compagnia che dalla figlia stessa avrebbe dovuto avere. Dopo essere stata ricoverata in una struttura, dove fu curata e riabilitata, poté tornare a casa assistita da una badante.

Malgrado Giorgia si adoperasse per aiutare sia lei che la sorella, Camilla le rinfacciava in continuazione che non avrebbe dovuto ricoverare lei e nemmeno sua sorella. Persistendo il peggioramento clinico delle due donne e considerata l’età avanzata di Camilla, Giorgia e suo marito ritennero opportuno farle trasferire a Torino, in modo tale da poterle assistere.

In quanto ai tre cani a cui erano particolarmente legate, entrambe non erano disposte a separarsene. Camilla disse che non avrebbe lasciato casa sua finché i suoi cani fossero rimasti in vita, ma Giorgia approfittò della loro momentanea assenza per regalare le bestiole ad una famiglia che viveva in campagna e che amava gli animali. Dovette però mentire alle proprietarie, facendole credere che erano morti.

La cosa strana fu che dopo aver pianto un po’, Camilla disse che in fondo era più contenta saperli morti, piuttosto che regalarli a qualcuno. Giorgia, intanto non riusciva più a comunicare con sua madre e questo l’addolorava. Notava un peggioramento a vista d’occhio sul suo stato psichico: Camilla non riusciva più a ragionare né a seguire un filo logico e soprattutto non ascoltava gli altri. Quando Giorgia e suo marito cercavano di metterla davanti ai problemi reali, lei non riusciva a recepire i loro discorsi, parlava sopra o si metteva a urlare come un ossesso. Comunicare con lei era diventato impossibile.

Dopo aver fatto di tutto per farle trasferire al Nord, dove avevano acquistato anni addietro la casa, di cui ho parlato. Camilla non riusciva più a interagire con gli altri e continuava a mostrare segni sempre più palesi di squilibrio. Voleva addirittura fare trasferire i suoi ingombranti mobili a Torino, nella sua nuova abitazione, pur sapendo che questa era già arredata e che non c'era spazio per contenerli.

Dal canto suo Giorgia cercava di spiegarle in più modi che i mobili non potevano essere trasferiti in Piemonte, perché non ci sarebbe stato lo spazio sufficiente in casa, ma Camilla non recepiva e urlava, rinfacciandole che lei volesse comandare sulle sue scelte. Questo atteggiamento vittimistico del resto l’aveva sempre avuto. Da quando Giorgia decise di amministrare i suoi soldi, in quanto la madre non più grado di farlo, Camilla considerò Giorgia come sua acerrima nemica, la guardava con diffidenza e ostilità. Giorgia tentava di comunicare con lei anche per iscritto, per farle capire, ma invano, le motivazioni più logiche.

Le vedeva come lettere di minaccia e la figlia smise di scrivere. Non esisteva più speranza di poter comunicare con sua madre, perché al brutto carattere, adesso si aggiungeva la patologia.

Camilla le rinfacciava e la biasimava, perché aveva deciso di far fare dei lavori di ristrutturazione alla casa della Campania. Per Camilla erano soldi spesi inutilmente. Anche in passato era sempre stata restia a fare dei lavori di manutenzione, pur se indispensabili. Secondo lei il denaro sarebbe servito solo per essere sperperato in modo dissennato, potendo soddisfare tutti i capricci di Isabella, quasi a compensare quel suo vuoto di solitudine.

Tutti, compresi i medici che avevano conosciuto e visitata Camilla, le avevano consigliato di farla interdire. Tale suggerimento l’aveva già avuto parecchi anni prima da parte di alcuni parenti del Sud che consigliavano di fare interdire la madre e la sorella, ma Giorgia, essendo molto lontana e non stando a contatto con loro, aveva un po’ minimizzato il problema.

La cosa più grave e rischiosa era che sua madre, in quanto all’assistenza che teoricamente avrebbe dovuto dare alla figlia malata, non solo non era in grado di farlo, ma era persino nociva, soprattutto per il fatto che quando Isabella stava molto male, lei non chiamava i soccorsi, ma si imbizzarriva se Giorgia prendeva l’iniziativa, dato che, come la figlia malata, aveva sempre avuto il terrore di un eventuale ricovero.

Quando vivevano in Meridione, nonostante la distanza, era sempre Giorgia che si preoccupava di organizzare i TSO tutte le volte che sua sorella stava male. Camilla non tollerava che sua figlia potesse separarsi da lei, pur se per un ricovero ospedaliero. Il suo era un attaccamento morboso. Camilla era sempre stata una persona istintiva e irrazionale, ma adesso con l’età avanzata, era notevolmente peggiorata.

Recentemente si erano verificati due spiacevoli episodi: Giorgia si dovette mettere d’accordo con la badante, perché aprisse la porta agli operatori sanitari per verificare lo stato di salute di Isabella e trasferirla urgentemente in pronto soccorso in seguito ad un abuso di farmaci.

Camilla accusava ancora Giorgia di essere una persona despota e che a suo avviso, avrebbe dovuto sottoporsi a visita psichiatrica. Quando Isabella non si sentiva di guidare, sua madre l’assillava affinché si alzasse dal letto (dove trascorreva gran parte della giornata) per essere accompagnata in giro con la macchina, come se fosse del tutto normale.

Senza considerare inoltre che Isabella era peggiorata anche nella guida, mettendo a repentaglio la sua vita e quella degli altri. La madre continuava a reclamare la sua autonomia perduta, sentendosi sempre giovane, nonostante la consapevolezza dei suoi limiti e della sua salute compromessa, addossando sempre la colpa a sua figlia Giorgia, come se fosse lei l’artefice del suo invecchiamento.

Quando Isabella stava relativamente “bene”, durante i periodi sempre più brevi, diventava pericolosa, perché se ne andava al Casinò insieme a sua madre, percorrendo tanti chilometri con la macchina, o restava a casa per ore intere a ciattare con uomini molto più giovani di lei, conosciuti in rete e ogni tanto prendeva degli appuntamenti con degli sconosciuti, ma ovviamente senza alcun risultato, perché si notava palesemente di quanto fosse affetta da gravi disturbi psichici.

La sua finalità era quella di incontrare un compagno, nello stesso tempo, ignara del pericolo a cui andava incontro, considerata la strana modalità di approccio. Camilla non contestava la figlia, si era ormai rassegnata alle sue stranezze e poi… tutto sommato, avevano delle affinità in comune. In fondo sperava anche lei che Isabella un giorno potesse trovare un compagno che l'affiancasse per il resto della sua vita. La situazione era davvero drammatica ed anche molto patetica allo stesso tempo.

AMMAESTRARE I DOTTORI DURANTE LE VISITE MEDICHE

Camilla aveva proprio superato ogni limite. Non aveva un minimo di contegno, era disinibita ed arrogante nei modi di porsi con gli altri. Polemica con tutti fino all’esasperazione, aggressiva nel linguaggio. Avrebbe voluto persino ammaestrare i medici che la visitavano, sempre pronta a bacchettare, fino ad indisporre chi doveva sopportarla. Un giorno, Giorgia insieme al figlio, portò la madre in ospedale per una visita neurologica.

Disse Giorgia durante il tragitto: “Mamma sei contenta che adesso per il sabato e per la domenica avrete un’altra brava badante che ha la patente? Almeno ti potrà fare uscire con la macchina tutte le volte che ne avrai voglia e quando Isabella si sentirà di prendere una boccata d'aria!” La madre, con tono arcigno, rispose: “Veramente la volevo scegliere io!”

Giorgia, cercando di mantenere la calma: “Perché... tu avresti avuto la possibilità di sceglierla? Si sono presentate per caso delle candidate a casa tua?” Camilla, con tono sempre esagitato aggiunse: “Ma che c’entra? Lo dicevo per modo di dire! Non posso nemmeno parlare con te?”

Arrivati in ospedale, per evitare che la madre si stancasse, Giorgia le procurò una carrozzina, dovendo fare tanta strada per arrivare in ambulatorio, ma lei, come sua abitudine, dovette rimbrottare, perché le dava fastidio che a suo avviso, gli altri la guardassero con commiserazione, vedendola non in grado di camminare con le proprie gambe. Giorgia, con infinita pazienza, la dovette rassicurare prendendola con buone maniere.

Arrivati dal neurologo, si accomodarono e Camilla cominciò a parlare di tutte le sue insoddisfazioni, con tono petulante: “Da quando ho lasciato la mia terra, mi sento castigata. Mia figlia mi vuole controllare fino all’esagerazione. Mi vuole comandare. Non mi vuole dare più il mio bancomat, mi prende per una rimbambita, mi minaccia e mi scrive lettere che mi fanno stare male. Si figuri che mia figlia è talmente suscettibile che non le posso nemmeno parlare!

Non posso nemmeno dirle che si veste male. Guardi le sue scarpe quanto sono brutte!” L’ espressione della dottoressa fu molto perplessa. Giorgia, che le stava a fianco, rivolgendosi alla dottoressa, sollevò le gambe per mostrarle le sue scarpe nuove e spontaneamente, lei disse: “Quanto sono carine! Come fa lei a dire che sono brutte?” Camilla, infastidita: “Ma mi volete prendere in giro?”

Giorgia non si trattenne e scoppiò a ridere e la dottoressa, preferì non contestarla, perché aveva squadrato il tipo e probabilmente anche una certa patologia, ma le venne spontanea una piccola risata. Camilla, infastidita: “E adesso cosa avete da ridere? E poi non capisco perché devono assistere alla mia visita mia figlia e mio nipote?! Le pare che non so parlare?”

Giorgia, per cercare di assecondare la madre, disse: “Dottoressa, se vuole, io e mio figlio usciamo! Va bene?” Lei: “No! Si figuri! Rimanete pure qui!” La dottoressa la visitava, mentre Camilla persisteva a lagnarsi, continuando a mettere in cattiva luce sua figlia, rimpiangendo il passato, soprattutto di quando era ancora in piena forma. Continuava inoltre a polemizzare ogni qualvolta la dottoressa interveniva, soprattutto quando le ribadiva che doveva rassegnarsi a prendere quel tale farmaco prescritto dallo stesso psichiatra, tanto che lo citò nella sua relazione.

La figlia rese noto alla specialista che sua madre si rifiutava di prenderlo. Ma Camilla si alterò con la dottoressa nel momento in cui questa non la assecondava. Allora la simpatica dottoressa le disse che non la poteva obbligare ad assumere il farmaco ma che doveva comunque dettare il suo parere, in quanto medico. Camilla, imperterrita, cercava a sua volta di convincere la dottoressa che aveva ragione lei.

Quando il medico capì che con questa paziente non la spuntava e che non riusciva assolutamente a relazionarsi, si rivolse a Giorgia per dirle qualcosa e Camilla protestò: “Insomma...cosa state complottando?” La dottoressa preferì non rispondere, perché capì che con lei era tutto fiato sprecato.

Camilla continuò a parlare in modo incalzante, raccontando bugie, anche prive di significato: “Sa, dottoressa? Mia figlia, la domenica se ne va in giro con suo marito e mi dice: “Ciao mamma, stiamo andando in un posto bellissimo! Io invece rimango a casa da sola. Le sembra giusto?” Giorgia a questo punto sbottò: “Mamma, ma cosa dici? Stravolgi sempre i fatti! Di almeno come stanno realmente le cose!”

Ma Camilla non la lasciava parlare, così Giorgia preferì non contraddirla, tanto la dottoressa aveva già capito tutto. In verità, tutte le volte che Giorgia invitava sua madre a fare una passeggiata, questa si rifiutava con la scusa che non poteva camminare perché si stancava, oppure che la figlia malata non ne aveva voglia e quando Giorgia la invitava ad uscire con lei e con suo marito, dicendole di lasciare Isabella in casa con la badante, lei si rifiutava, sostenendo che Isabella non poteva fare a meno della madre. Non si voleva staccare dalla figlia neanche per un minuto.

Giorgia, da un lato compativa la madre e da un altro ne era disgustata, oltre che molto stanca di sopportare le consuete angherie. Verso la fine della visita, quando la dottoressa, rivolgendosi a Camilla, disse: “Mi raccomando signora, faccia la brava!” Lei rispose: “Ma che cosa vuole insinuare con questo suo atteggiamento?”

La dottoressa, cercando di nascondere il suo disagio e approfittando del fatto che Camilla era un po’ sorda, comprendendo la grossa croce che la figlia doveva sopportare, prima di salutarla, si rivolse a Giorgia con queste parole: “La stimo!”. Nella relazione medica consegnata dalla dottoressa, risultò che Camilla era affetta di arteriosclerosi e decadimento cognitivo rilevato.

Naturalmente la figlia conservò il referto, per poi farlo visionare al suo medico di base. Quando lo fece leggere a sua madre, fu il finimondo! Camilla iniziò a biasimare quella dottoressa, asserendo che fosse un’incompetente e che, essendo magari amica di sua figlia, si fossero messe d’accordo preventivamente.

Adesso Camilla prese di mira la specialista, ancor più del dottor Brambilla, “che pure non tollerava” in quanto “a suo dire” aveva steso una relazione sul proprio conto, offensiva e impropria. Camilla era diventata al punto lo zimbello di chi la conosceva. Era agguerrita con tutti. Era contro il Mondo e non accettava per nessuna ragione il suo diagnosticato decadimento fisico e mentale.

Era convinta di essere ancora giovane e che tutti complottassero contro di lei. Poveretta, non era colpa sua, ormai la sua mente era compromessa. Però riusciva a trasmettere tutta la sua ansia e negatività a chi le stava accanto, tanto da far perdere la pazienza persino ai santi!

NONOSTANTE TUTTO…

Ovviamente Giorgia, nonostante quello che doveva subire, restava sempre la figlia premurosa e amorevole nei confronti della madre anziana e della sorella malata. Ingratamente però, le due donne erano convinte di essere trattate male vedevano Giorgia come loro nemica.

Al punto una cosa era certa, non riuscendo più a comunicare con loro, Giorgia non raccontava più nulla di sé, né poteva renderle partecipi delle sue gioie o dei suoi dolori. Entrambe non si interessavano più della sua vita e nemmeno di quella dei nipoti. Erano troppo incentrate su sé stesse.

Prima che la mamma peggiorasse, Giorgia, di tanto in tanto se la portava in giro per qualche passeggiata in macchina insieme al marito e Isabella, ma poi la situazione peggiorò, tanto che la madre si isolò completamente dalla figlia, nonostante tutto l’amore che le riservava, continuando ad occuparsi di lei e provvedendo a tutte le sue necessità.

Camilla non usava più una parola gentile con lei. Nonostante ciò, anche i suoi nipoti si precipitavano quando la nonna o la zia avevano bisogno di qualcosa o stavano male. Del resto gran parte delle giornate, Isabella le trascorreva a letto. Per fortuna abitavano vicino.

Giorgia non riconosceva più sua madre. Provava sdegno e commiserazione ma continuava lo stesso a desiderare tutto il bene per lei. Persino la badante, all’inizio, sia la madre che la sorella, nemmeno la volevano, perché la ritenevano una spesa inutile. Erano sempre contrarie a tutto ciò che di sensato Giorgia proponeva, ma era solo per il gusto di contraddire e di far prevalere a tutti i costi il loro presunto potere decisionale, nonostante la loro evidente insensatezza e irresponsabilità. Era stata Giorgia ad imporsi, persuadendole ad accettare la badante, per loro tanto necessaria, anzi...indispensabile.

Dopo averle convinte e quando videro la differenza, si resero conto dell’importanza della novità. Ora avevano la casa in ordine, pulita ed anche la compagnia. I figli di Giorgia erano molto premurosi con la nonna, Alessio, avendo la patente, l’accompagnava di tanto in tanto per le visite mediche e Federico, si faceva in quattro quando la zia Isabella stava particolarmente male e non poteva uscire, così, quasi ogni giorno, lui si recava a casa loro per svolgere le commissioni.

Se da un canto i figli di Giorgia erano molto disponibili e affettuosi con la nonna e la zia, era comunque sempre sua madre che si preoccupava per Camilla e Isabella e quindi era lei stessa che raccomandava ai suoi figli di rendersi utili e sopperire alle esigenze di entrambe.

Eppure, Camilla non immaginava assolutamente che l’iniziativa potesse essere proprio di Giorgia, la figlia che a suo avviso, era considerata ingrata.

UNA CONQUISTA INASPETTATA

Nella tragicità della vita non può mancare il lato comico. Camilla fu sorpresa dalla visita inaspettata del suo vicino di casa, il quale seguì il nipote che stava andando dalla nonna. Quel signore, aveva pensato di fare una visita di cortesia a Isabella, datosi che il giorno prima era stata portata al pronto soccorso, ma probabilmente fu il pretesto per fare amicizia con la madre.

L’uomo, rimasto vedovo, aveva dieci anni meno di lei. Si mostrò molto gentile e nello stesso tempo si mise subito a scherzare con Camilla, come se fossero già in confidenza, nonostante fosse la prima volta che avessero un dialogo.

Il simpatico personaggio, anche un po’ bizzarro, di punto in bianco si mise a raccontare delle barzellette spinte e lei, un po’ imbarazzata gli rispose: “Veramente non mi interessano queste barzellette!” In quei momenti il nipote e la badante ridevano di gusto.

L’anziano uomo, intanto osservava Camilla dalla testa ai piedi, con un certo interesse, finché le mormorò: “Ma a lei non piacerebbe avere un fidanzato?” Risposta secca: “Veramente… a me non piacciono i vecchietti, mi piacciono i giovani di vent’anni, massimo trenta!

L’uomo, abbozzò un sorrisino sulle labbra e non disse nulla. Sicuramente non si aspettava quella fredda arcigna battuta. La badante e il ragazzo, divertiti, continuavano a ridere. Nel frattempo Isabella, distesa sul letto della sua camera, biascicava delle frasi incomprensibili e delirava.

L’ ospite si trattenne un po’, a casa della nonna, ma prima di andarsene le disse: “Signora Camilla, mi raccomando, se ha bisogno di qualche cosa, mi chiami pure...non abbia scrupoli!” Quel pomeriggio, fu tutto un susseguirsi di strane inaspettate vicende: la visita del simpatico “intruso”, le barzellette improprie che aveva raccontato, il modo in cui guardava la padrona di casa, la domanda che le fece e la risposta che ne ricevette dall'interpellata Camilla.

Ovviamente l’intervento, improprio e inevitabile da parte della figlia ammalata, non poteva mancare.

RISATE A CREPAPELLE IN OSPEDALE

Giorgia, insieme al marito aveva accompagnato la madre in ospedale per il pre-ricovero, dovendo essere sottoposta ad un piccolo intervento chirurgico. Le ore erano lunghe passare, il posto era affollato di pazienti. All’ inizio, in sala d’attesa, Camilla scambiò due chiacchiere con le persone sedute accanto a lei, mentre Giorgia e il marito erano alle prese con i documenti clinici.

Camilla prese ad affrontare vari argomenti ed al primo impatto, si era fatta notare per la sua spigliatezza nel linguaggio, suscitando un certo interesse anche per quanto fosse di buona cultura, ma d'un tratto iniziò a dire cose strampalate, tanto che gli interlocutori non furono più propensi ad ascoltarla e venendosi a creare un palese disagio.

Improvvisamente, in quella sala si creò una sorta di spettacolo teatrale, Camilla si lasciò andare in discorsi sconnessi, facendosi conoscere per quello che era. Con molta loquacità, Camilla spifferava ai quattro venti le sue insoddisfazioni, vantandosi nello stesso tempo delle sue capacità intellettive e quando qualcuno le domandò: “Vedo che a lei piace molto la compagnia, vero?”

Lei seccamente rispose: “Sì, mi piace la compagnia, ma non quella dei vecchi! A me piacciono i giovani e poi le persone con cui parlo, dovrebbero essere all’ altezza di poter dialogare con me!” Tutti scoppiarono a ridere, perché non si aspettavano quella risposta tanto perentoria. Alla faccia della modestia!

Camilla mostrava chiaramente una voglia sfrenata di apparire e cercare consensi, iniziò pertanto a dire: “Sapete cosa mi è successo? Sono stata sottoposta a visita psichiatrica che tra l’altro nemmeno non volevo fare! Mia figlia e mio genero mi hanno obbligata!” La gente iniziava a guardarla con ancor più perplessità.

Qualcuno “sornione” azzardò a chiedere: “Perché quella visita, visto che non ne aveva bisogno?” “Infatti! Bisognerebbe domandarlo a mia figlia che non ce n'era bisogno! Lo sapete cosa è successo? Roba da non credere! Non sembrava neanche una visita, Il dottore non mi fece nemmeno parlare! Ma che visita era? Non mi fece nessuna domanda e alla fine mi disse: “No!” E tutti a ridere! “Cosa significava quel no?”

Camilla con aria misteriosa, sussurrando aggiunse: “Non ve lo posso dire!” E i presenti incuriositi: “Perché? Cosa significa no?” Camilla rivolgendosi alla figlia, rispose: “Giorgia, spiegaglielo tu!” Giorgia allora raccontò l’episodio: “Mia madre in quell'occasione domandò testualmente al dottore: “Se lei avesse la mamma anziana le darebbe il bancomat? E lui rispose: “No!” ecco perché mia madre ci rimase molto male”.

Tutti scoppiarono di nuovo a ridere: “Ma è giusto, signora! Lo sa che alla sua età potrebbe essere veramente un rischio?” ...e continuavano a ridere sempre di più. Al punto, Camilla riprese a parlare a ruota libera e ogni cosa che diceva, faceva ridere, ma non con l’intento di farlo! In breve, i pazienti si erano accorti che l’anziana donna mostrava dei segni di squilibrio, soprattutto quando spifferava ai quattro venti la diagnosi che lo psichiatra le aveva certificato, la stessa diagnosi poi, che aveva riscontrato il neurologo e che lei contestava pure.

Lei, infatti non si riconosceva nel parere medico e ne aveva alterato il significato del termine stesso, fraintendendo il termine cognitivo per “competenze”, quindi come se desse per scontato che lei non poteva essere competente in tutte le discipline, quindi a suo avviso gli specialisti che l’avevano visitata, non erano all’altezza del ruolo che rivestivano.

Intanto i presenti si divertivano, ridendo a crepelle, per il modo in cui lei si atteggiava, mentre continuava ad esaltarsi e nello stesso tempo a farsi vittima delle ingiustizie subite. Una delle presenti, approfittando del fatto che Camilla fosse un po’ sorda disse a Giorgia: “Come la capisco, signora! Lo sa che mia madre è (un attimo di pausa e un’espressione mimica come per comunicare qualcosa) … ancora più … di sua madre? “

Giorgia intuì subito ciò che volesse dire e così completò lei stessa la frase: “Più fuori di testa di mia madre, intende dire?” La donna dissi: “Sì, infatti!” Per fortuna Camilla non sentì. Intanto tutti continuavano a ridere, questa volta all’ impazzata. Camilla continuava a ribadire che era rimasta mortificata dagli esiti clinici rilasciati, mentre Giorgia cercava di rassicurarla anche se era fiato sprecato: “Mamma, rassegnati al fatto che ormai sei anziana e non sentirti offesa per la diagnosi che ti hanno fatto, gran parte degli anziani sono come te!”

Camilla s' indisponeva sempre di più, perché per lei era una grande umiliazione e non lo voleva ammettere. I presenti, divertiti, non smettevano più di ridere. Ad un certo punto il genero disse a Camilla: “Guarda che io alla tua età sarò probabilmente più rimbambito di te! Quindi perché ti vergogni? Se noi andassimo dal meccanico per fare la revisione e il meccanico si accorgesse che la vettura è in buone condizioni, l'aggiusterebbe forse?”

La suocera gli rispose con tono risentito: “Ma che cosa credi che solo tu sai fare le battute? Anch’io ho lo spirito dell’umorismo! Sappi inoltre che se io fossi veramente rimbambita, me ne accorgerei, quindi se non me ne accorgo io stessa, vuol dire che non lo sono!” Tutti continuavano a ridere a crepapelle, non riuscendo più a trattenersi. Anche gli infermieri si divertivano. Quella mattina il tempo passò piuttosto in fretta.

LA SPESA ALIMENTARE POCO GRADITA

Camilla voleva avere il primato in tutti gli ambiti, pretendendo di essere da tutti acclamata. Se qualcuno non le diceva di essere brava, si indisponeva. In breve, soprattutto con l’età avanzata, il suo carattere peggiorò notevolmente; credeva di essere superiore agli altri, considerandoli piuttosto limitati o inconsulti, ma in verità non era capace di farsi mai un’autocritica, essendo priva di senso critico, che a parte l’ambito circoscritto in cui emergeva, era del tutto una frana.

Era sempre pronta a criticare gli altri e ci riusciva molto bene. In tarda età, i suoi difetti si amplificarono. Ad esempio era diventata una fissazione, aveva una sorta di complesso di inferiorità che cercava di camuffare, il fatto che se qualcuno, in particolare la badante che vedeva giornalmente, le faceva ricordare che il detersivo stava finendo e bisognava comprarlo, lei si infastidiva e le rispondeva male: “Pensi che sia stupida? C’è bisogno che me lo dica tu?” Insomma, Camilla voleva avere sempre l’ultima parola, anche dinnanzi all’evidenza.

Si sentiva sempre trattata male dagli altri e trattata gli altri con aria di sufficienza, credendo che chiunque volesse farle pesare la sua presunta inferiorità, quindi reagiva male, volendo dimostrare non solo di non essere da meno, ma di essere persino superiore a chi le stava davanti. Ogni parola la prendeva a male.

Soffriva del complesso di essere sempre sminuita e soprattutto di essere trattata come un’incapace. Con l’età avanzata questa caratteristica negativa si accentuò di gran lunga. Camilla credeva che gli altri la vedessero come una rimbambita. Non a caso diceva spesso alla figlia Giorgia: “Pensi che io sia da interdire?” Giorgia doveva stare attenta persino ad aprire bocca con sua madre, perché comunicare con lei era diventata un’impresa ardua.

In verità Camilla non era nemmeno capace di organizzarsi per la spesa, sin da quando era giovane. Infatti quando scriveva la lista da consegnare a Giorgia per fare la spesa, dimenticava sempre tante cose. Allora, un giorno la badante, ebbe l’idea di prendere l’iniziativa, consegnando la lista della spesa a Giorgia e da quel momento le cose da mangiare in casa non mancarono più.

All’inizio Camilla non diceva nulla, ma un bel giorno ebbe il coraggio di protestare e lamentarsi sia con la figlia che con la badante stessa, perché a suo avviso, loro non si dovevano intromettere, perché, sempre a suo avviso, non era giusto che qualcun’ altro prendesse l’iniziativa, nonostante lei e Isabella consumassero molto volentieri tutto ciò che arrivava sulla tavola, ma Camilla doveva mostrare il suo dissenso, proprio perché doveva dimostrare a tutti che era lei a decidere anche sulla spesa alimentare.

In breve, nessuno doveva osare a farle ricordare le cose, perché per lei era un affronto e un’umiliazione!

LEZIONE DI VITA

A seguito della telefonata della zia, che voleva colpevolizzare Giorgia per il modo “secondo lei” poco consono con cui trattava sua madre, Giorgia rimase alquanto amareggiata. La zia Marina non accentrava il vero problema consistente nel fatto che Camilla non riusciva più a comunicare con sua figlia, né tanto meno con il prossimo: era diventata una specie di bestia indomabile. Per trattare con lei non bastavano né le buone, né le cattive maniere. Non c'era più speranza di comunicazione e la sua mente non recepiva: predicava molto bene, ma razzolava molto male.

In pratica, la zia Marina difendeva a spada tratta la sorella, convinta che avendo vissuto “sorella e nipote” sempre in un certo modo, anche dissoluto, non si poteva adesso cambiare di colpo, perché sarebbe stato dannoso.

C’era però un particolare che la zia sottovalutava: Camilla adesso era molto anziana e non poteva quasi nemmeno camminare, per cui Camilla e Isabella avevano bisogno di maggior assistenza e quindi di soldi non da sprecare inutilmente, ma da usare con parsimonia. Ecco perché Giorgia aveva scelto di amministrare la pensione almeno di sua madre! Se volevano essere accudite, era ovvio che avrebbero perso la loro indipendenza economica, tanto più che non erano in grado di autogestirsi.

Giorgia scrisse allora una lettera alla zia Marina, non solo per puntualizzare certi concetti di estrema importanza, ma soprattutto per farla ricredere sulle sue errate convinzioni. In questa lettera le propose quindi di ospitare a casa sua, in Toscana, per venti giorni, la sorella anziana e la nipote malata, in modo tale da poter toccare con mano la verità dei fatti. Le scrisse inoltre che nel caso in cui la zia Marina avesse voluto gestire la faccenda, prendendosi cura permanentemente delle due donne, lei sarebbe uscita di scena.

Giorgia, a titolo anche di esperimento, fece sapere a madre e sorella che la zia Marina aveva avuto la felice idea di volerle ospitarle entrambe, per venti giorni e se la cosa fosse stata gradita, Giorgia “assieme al marito” le avrebbe accompagnate in macchina.

Camilla e Isabella rimasero stupite e manifestarono tanta approvazione all’idea di dover trascorrere un periodo così lungo a casa della zia Marina. Pensavano già alla vacanza gratuita e in compagnia della zia padrona di casa, a cui erano particolarmente legate. Però Camilla, essendo piena di acciacchi, in pratica non se la sentiva di affrontare il lungo viaggio o forse era solo un pretesto per meditare con calma sul da farsi.

Quando telefonò alla sorella per avere delucidazioni, Marina rimase di stucco in quanto non sapeva nulla e dovette quindi ricusare in qualche modo il suo ipotetico invito. Per togliersi definitivamente dall' imbarazzo, dovette improntare una bugia: sarebbe partita per un lungo viaggio.

Solo dopo, capì che Giorgia aveva architettato lo scherzo, ne rimase infastidita, ma non disse nulla, né tanto meno rispose alla sua lettera. Madre e figlia ci rimasero sconcertate, ma non capirono nemmeno il messaggio che Giorgia avrebbe voluto loro trasmettere. Erano troppo presuntuose per arrivare alle dovute conclusioni.

Si trattava di uno scherzo magari non simpatico, ma sicuramente geniale, utile se non altro per far desistere la superficiale zia a non telefonare più alla nipote (già provata) per importunarla con le sue insensate ramanzine. Da quel momento la zia Marina, probabilmente, iniziò ad avere dei dubbi circa i suoi pregiudizi ed imparò a riflettere prima di giudicare.

VOGLIONO SCHIAVIZZARE PERSINO LA BADANTE

Camilla e Isabella credevano di poter schiavizzare persino la badante. Non avevano riguardi per nessuno. Isabella purtroppo era in preda ai suoi deliri che perduravano anche per lunghi periodi. Durante il tempo di relativo benessere, Isabella, viziata dalla madre, non si rendeva per niente utile in casa. Pretendeva di essere servita a bacchetta, anche quando l’anziana donna ormai camminava male e si affaticava vistosamente.

Camilla però l'assecondava molto volentieri, intravvedendo nella figlia sempre e comunque una bambina, non riuscendo a capire che così facendo le procurava solo del male. Anche quando Isabella stava malissimo e non aveva voglia di guidare, la madre le chiedeva ugualmente di uscire in macchina.

La badante, il cui compito sarebbe stato quello di fare le pulizie, tenere compagnia alle due donne e badare che prendessero i farmaci prescritti, veniva trattata senza riguardi, infatti madre e figlia, approfittando della sua infinita pazienza, le chiedevano pure di fare la spesa, anche quando questa era sfinita per avere già accudito alle faccende domestiche.

Arrivò però il giorno in cui la badante si stufò e disse loro chiaramente che non era più disposta ad essere maltrattata e che se avessero continuato a comportarsi in quel modo si sarebbe licenziata. La badante fece anche capire che avrebbe tollerato lo stillicidio “perché di questo si trattava” soltanto nel periodo in cui Isabella stava veramente male, ma che...quando la malata era efficiente, non avrebbe sopportato altre angherie.

La donna aveva anche notato, come madre e figlia fossero diventate tanto false e diaboliche nei confronti di Giorgia, nonostante il bene che facesse loro. L'ingratitudine di madre e figlia, arrivava al punto di giudicare Giorgia persona da diffidare, disonesta e cattiva, mettendola spesso in cattiva luce in presenza di persone estranee e parenti. Asserivano ed erano convinte, che lei volesse tenerle in pugno, però se ne servivano ugualmente nei momenti di bisogno.

Camilla e Isabella avevano superato i limiti della decenza e quindi Giorgia, il marito, i figli ed anche la badante, avendo ormai perso la pazienza, decisero di mantenere le dovute distanze. In casa si stava perdendo la necessaria serenità.

LA SOFFERENZA DI GIORGIA

Un giorno Camilla ebbe il coraggio di scrivere una lunga lettera alla figlia. Era piena di lamentele ed accusava la figlia di essere trattata da lei come un oggetto. Camilla travisava tutto, scambiando il senso dell’accudimento con la voglia di supremazia e mancanza di rispetto.

Quanto è perversa la mente umana! Purtroppo Camilla arrivava ad intaccare persino i suoi stessi sentimenti, tanto da odiare e diffidare della propria figlia. Era davvero la personificazione della contraddizione...voleva essere la prima donna in tutto e per tutto.

Purtroppo la sua esistenza era diventata non solo insopportabile, ma nociva per sé stessa e per le sue due figlie, in particolare per quella sana, che assillava in continuazione, rendendole sempre più la vita impossibile. Giorgia soffriva tantissimo, vedendo la madre spenta nel fisico e nella mente.

Non ne riceveva più nulla in tema di affetto e di gratitudine, ma solo amarezze e ostilità, mentre l'anziana donna continuava a fare la vittima: si sentiva incompresa, sminuita, non apprezzata e maltrattata. Non smetteva mai di essere aggressiva con la figlia Giorgia, tanto da faticare questa, tristemente, andando a fargli visita in casa, dove ogni volta era come se ricevesse una pugnalata. Eppure, quando Camilla andava dalla parrucchiera e si metteva a parlare, mostrava una spigliatezza nel linguaggio e una vivacità giovanile da fare impressione;

raccontava del lavoro importante che aveva svolto, parlava delle sue passioni, si sapeva vendere molto bene, tanto da suscitare simpatia e facendo persino stupire le persone, tanto da complimentarsi con lei, non solo per la sua apparente vivacità mentale, ma anche per l' animo gioviale, loquacità e altruismo di cui faceva sfoggio e vanto. Intimamente Camilla mordeva il freno ed avrebbe desiderato ricevere gli sdolcinati elogi dal medico, anziché dalla parrucchiera e dalle clienti occasionali.

CONSIDERAZIONI

Non riuscendo più a controllarsi, anche a causa della parte guasta del cervello e quindi inconsapevole della deficienza cognitiva di cui era affetta, Camilla finì per alterare il significato, scambiandolo per mancanza di conoscenze e competenze. Per lei la cosa fu umiliante, come se il medico le avesse dato dell' ignorantona.

Non a caso, durante la visita neurologica, Camilla chiese alla dottoressa: "Che voto mi dà?" In pratica era come se dentro la sua mente tutte le sue esperienze fossero trasferite all'ambito scolastico, avendo lavorato per tanti anni come docente universitaria, cosicché la visita medica diventava per lei l'interrogazione. Il referto medico, il giudizio del professore e non appena diagnosticato il decifit cognitivo, Camilla si indignava e dava in escandescenze.

Il suo problema, il "deficit cognitivo" rappresentava la difficoltà di aggiornare il suo pensiero alle istanze del presente, evidenziato nel momento in cui, non valutando il grave deperimento psichico della figlia malata, ricordandosi forse quando questa era più in forma, avrebbe voluto che la figlia continuasse a guidare l'automobile, senza considerarne la palese impossibilità.

Un giorno Giorgia andò dal medico di base di sua madre per fargli vedere gli esami del sangue di Camilla e per parlare un po' delle sue problematiche salutari. Quando sua madre ne venne a conoscenza, s'infastidì e inventò a Giorgia una bugia, affinché la persuadesse a non andare più a parlare con quel medico. Queste furono le testuali parole: "Ha detto il dottore che non vuole essere importunato da te!"

Evidentemente Giorgia non diede peso a quella frase, dato che già aveva un quadro completo di sua madre. Aveva intuito infatti che lei, mostrando una sorta di mania di persecuzione, riusciva a raccontare bugie, non preoccupandosi quindi di distruggere le relazioni. Quando a Giorgia, in seguito si presentò l'occasione, si confidò col medico, non tanto per sincerarsi, quanto per mettere in evidenza le stranezze comportamentali di sua madre. In effetti il medico smentì categoricamente quanto affermato dall'anziana donna e poi quella frase sarebbe stata del tutto inopportuna.

Camilla cercava in ogni modo di mettere in cattiva luce sua figlia, raccontando bugie e alterando i fatti, come quella di essere stata da lei derubata, mentre in realtà Camilla sapeva benissimo che Giorgia aveva semplicemente trasferito i suoi soldi in un nuovo conto corrente per poterli lei stessa gestire e soprattutto per salvarli dall'eventuale intromissione della sorella malata e sempre assatanata di denaro.

La pazzia lucida di Camilla, riusciva a distruggere tutto ciò che era positivo, vedendo il male dove non c'era, mentre minimizzava o ignorava i problemi reali. Diventò lei stessa un pericolo per sé stessa e per gli altri. Se prima Camilla era ancorata al passato, un po' alla volta iniziò a proiettare il passato dentro il presente.

La figlia malata, che prima era stata la sua bambina prediletta, perché esteticamente più carina, con l'evento della malattia, era tornata a vivere in famiglia, cosicché avendola sempre vicina a sé, poteva proiettare l'idea della bambina di una volta su questa figlia ormai adulta e comunque bisognosa di cure e di attenzioni, così come se fosse rimasta per certi aspetti sempre infantile. Isabella veniva perciò considerata la figlia affettuosa che non abbandona la mamma, al contrario della seconda che, sposandosi e andando a vivere lontano, aveva infranto quel sogno di un passato onnipresente che avrebbe gratificato la madre, stessa, mentre invece l'avrebbe delusa e amareggiata, perché sposandosi e andando via, era diventata la figlia ingrata e senza affetto.

Questa caratteristica di legarsi al passato e accettare il presente solo come proiezione, con gli anni si era trasformata in un vero e proprio disturbo percettivo, in seguito anche alla sclerotizzazione dovuta alla vecchiaia. Il suo rapporto col passato diventava dilagante, tanto da occupare la sua coscienza che ad ogni cambiamento o nuova istanza, istituiva una forma di difesa. Ecco spiegato il sintomo definito clinicamente "deficit cognitivo rilevante", ovverosia incapacità di modificare i propri criteri di valutazione ed il giudizio della realtà, quando questa si va modificando.

Non si rese conto, ad esempio, del ragazzino autistico che un giorno in sala d'attesa dell'ospedale correva in giro per accendere e spegnere la luce in continuazione, inseguito dal padre che doveva contenerlo nel suo comportamento. Nonostante i suoi strani atteggiamenti e lo sguardo assente, Camilla si stupiva del fatto che lui non interagisse con lei.

In realtà l'anziana donna era fuori dalla realtà e non riusciva infatti a realizzarsi col mondo esterno e tanto meno a capire la problematica del ragazzino. Già anni addietro Camilla aveva mostrato segni di stranezza nel relazionarsi con gli altri. Ad esempio, in occasione di una conversazione telefonica, la sua abitudine era quella di bloccare la comunicazione non appena lei avesse finito di parlare, senza lasciare all'altra persona il tempo di ribattere o di salutare.

Un giorno Camilla e Isabella si recarono all'INPS (dietro suggerimento della zia Marina, che si atteggiava a persona saggia) per poter aprire un nuovo conto corrente in una nuova Banca e farsi accreditare la pensione di Camilla. Giorgia non fu nemmeno messa al corrente e lo scoprì da sola. Evidentemente, Camilla si era ormai appropriata della sua indipendenza economica, pericolosa non solo per lo spreco di soldi, ma soprattutto per la libertà di movimento. Per Giorgia diventò una preoccupazione in più.

COMBATTERE DA SOLA PER UNA GIUSTA CAUSA

Visto il palese peggioramento di salute di Isabella, in Giorgia e il marito aumentava la preoccupazione, anche perché questa si ostinava a guidare la macchina, mettendo a repentaglio non solo la sua vita e quella della madre, ma anche quella del prossimo. Se Isabella e sua madre non erano consapevoli di ciò, quindi irresponsabili delle proprie azioni, Giorgia e il marito avrebbero dovuto prendere necessariamente in mano la situazione.

La prima cosa che fecero fu di esporre il problema alla psichiatra del CPS che seguiva la malata. La dottoressa consigliò loro di fare sparire le chiavi della macchina, ma entrambi non furono d'accordo, avrebbero voluto seguire un'altra strada. Così la dottoressa consigliò a Giorgia e al marito di recarsi presso la Motorizzazione per poter denunciare il caso particolare, visto che il problema stava a monte: Isabella non aveva mai dichiarato il suo stato di invalidità, proprio per paura delle conseguenti visite e quindi che le venisse revocata la patente.

Già da lunghi anni aveva commesso una grossa infrazione. Ebbene, gli impiegati dell'ufficio interessato non fecero nulla per intervenire e si limitarono a dire: “Attenzione! Non dovete permettere di farla guidare, il rischio è grosso per sé stesa e per gli altri!" Bisogna dire tra l'altro che un tale passo avrebbe dovuto farlo il CPS stesso, piuttosto di delegare la sorella.

Sembrava che tutti se ne volessero lavare le mani. Intanto Isabella continuava a guidare la macchina come un'ubriaca, a causa dei suoi riflessi rallentati e quando posteggiava danneggiava pure le macchine parcheggiate. Era insomma un pericolo costante.

Un giorno, esasperata e preoccupata, Giorgia nascose le chiavi della macchina, approfittando del fatto che Isabella era delirante nel letto. Per un po' di tempo non se ne accorse, ma una volta tornata in sé, pretese le chiavi da sua sorella, e Giorgia al punto dovette dirle la verità. Aveva avuto ordini dal CPS di non restituire le chiavi sin quando lei non si fosse sottoposta a visita collegiale. Isabella però non voleva sentire ragioni, la sua incoscienza e prepotenza la induceva a chiederle con insistenza le chiavi della macchina.

Giorgia era avvilita e aveva bisogno di una mano da parte delle Autorità, si sentiva sola a dover combattere una battaglia continua, per una giusta causa. Decise al punto di recarsi presso il Comando dei Vigili, raccontando tutta l' incresciosa situazione venutasi a creare. Il Comandante l'ascoltò con attenzione e si mostrò molto comprensivo, ma nello stesso tempo fu anche in difficoltà, anche perché la carica che rivestiva non gli permetteva di intervenire e spiegava che nessuna infrazione grave aveva commesso sino a quel momento Isabella, guidando l'autovettura.

Pensò comunque di chiedere lumi alla dottoressa del CPS che seguiva Isabella e le telefonò davanti a Giorgia, spiegando e dettagliando i fatti, ma la dottoressa rimase impassibile. Ovviamente Giorgia adottò una strategia intelligente e sensata, a fin di bene, chiedendo collaborazione alla stessa dottoressa che però non apprezzò la cosa e diede risposta in tal senso: "No, non è possibile! Sua sorella mi ha telefonato perché vuole le chiavi della macchina e mi ha domandato anche se può guidare. Io le ho detto che in questi giorni andrò a visitarla e poi eventualmente valuterò se sarà idonea a guidare oppure no."

Stesso atteggiamento di Ponzio Pilato, che se ne lavò le mani. Giorgia non si aspettava certo quella risposta e sconfortata le caddero le braccia. Semmai si aspettava da parte sua una collaborazione. Cercò in extremis di metterle in evidenza la gravità del caso, ma la dottoressa, superficiale, si mostrò irremovibile.

A quel punto, perdendo la pazienza, Giorgia, finì per alterarsi, con la conclusione di un verbale litigio. Il comportamento della psicologa che per prima avrebbe dovuto prendere gli opportuni provvedimenti, era inqualificabile. E Giorgia...a quel punto dovette chiudere la comunicazione.

Giorgia rimase disgustata e capì che la battaglia da combattere era proprio dura, soprattutto perché era da sola a dover lottare. Si sentì abbandonata da quelle autorità che avrebbero dovuto sostenerla. Doveva combattere contro due persone malate mentali, che alleate diventavano ancora più pericolose.

Decise di telefonare al responsabile del CPS di un altro Comune, visto che il caso volle che poco tempo prima, quel medico aveva avuto modo di conoscere Isabella e sua madre in Pronto Soccorso. Avendo questi studiato i due personaggi, le consigliò di presentarsi dal Comandante dei Carabinieri e chiedere collaborazione, affinché Giorgia potesse tutelare non solo la sorella e la madre, ma anche sé stessa e la sua famiglia.

Giorgia e il marito si presentarono al Comandante, non solo perché ascoltarono il consiglio del medico, ma anche perché era già nella loro idea. Questo, dopo aver ascoltato tutta la storia ingarbugliata e incresciosa, suggerì loro di non restituire la chiave dell'auto ad Isabella e nel frattempo avrebbero dovuto rivolgersi al responsabile del CPS per sollecitarlo a far sì che alla persona interessata arrivasse quanto prima una comunicazione onde sottoporsi a specifica visita medica. Sta di fatto che il maresciallo, a norma di legge non poteva intervenire ufficialmente e si limitò quindi a dare loro dei saggi consigli.

Successivamente, la psichiatra poco sensata e incompetente, non andò a visitare la malata, forse perché scoraggiata da Giorgia, ma se ci fosse andata, si sarebbe accorta sicuramente dello stato di salute in cui versava Isabella, sapendo oltretutto che lo stato di relativo benessere durava massimo 15 giorni.

Credo che se la dottoressa avesse dichiarato per iscritto che la sua paziente a suo avviso era in grado di guidare, si sarebbe presa una grossa responsabilità con il rischio di cacciarsi nei guai ella stessa. Quando Isabella pretese dalla sorella ancora le chiavi, lei le rispose che avrebbe dovuto rivolgersi al Maresciallo dei Carabinieri, unico responsabile di questa decisione.

Finalmente la malata dovette rassegnarsi a non guidare, almeno fin quando non le fosse arrivata la comunicazione della visita medica a cui sottoporsi.

QUANDO LA PAZZIA SUPERA OGNI LIMITE

Giorgia e suo marito, riuscirono a fatica a dissuadere Camilla e Isabella a trascorrere le vacanze estive in Campania, stante la precarietà della loro condizione di salute ed in particolare di Isabella che si era molto aggravata. Ora la figlia e il genero, sembravano essersi un pochino tranquillizzati.

Il grosso ostacolo, andando in Campania, non sarebbe stato soltanto il lungo viaggio da affrontare, ma anche il fatto di dover procurarsi una badante durante il periodo estivo, infatti non riuscirono a trovare nessuna persona disponibile, dato che non si trattava di assistere solo una persona anziana, ma anche una figlia malata di mente. Fino a quel momento Camilla e Isabella non avevano fatto altro che farsi i conti senza l’oste, dando per scontato di trascorrere le vacanze in Campania.

Tra l’altro Camilla come avrebbe potuto affrontare quel viaggio? Tuttavia, il loro pensiero contorto le portava a credere che se non andavano più in Campania, era perché era stato impedito da Giorgia e da Davide. Si facevano vittime con gli altri, avevano voglia di farsi compiangere, mettendo in cattiva luce Giorgia e il marito.

Nonostante ciò, Giorgia e Davide, “che avevano una pazienza infinita” fecero di tutto per trovare un’alternativa ed organizzarono per loro una vacanza, cogliendo un’opportunità più unica che rara: aggregarsi con la badante, la quale, insieme al marito, tutti gli anni si recavano in Liguria, in un villaggio turistico, dove si potevano affittare dei piccoli appartamenti, con aria condizionata e piscina. C’era di tutto, persino l’animazione.

Camilla e Isabella, in un primo momento sembrarono contente dell'idea e quindi Giorgia si preoccupò di prenotare, versando 1000 euro a titolo di caparra. Intanto sia la madre che la figlia continuavano a fare le sdegnose, cercando di far pesare a Giorgia che per colpa sua non avrebbero trascorso le vacanze nella loro terra natia.

L’Estate si avvicinava, ma Isabella stava sempre più male, non dava segni di miglioramento e si rischiava di perdere la caparra. Un giorno Isabella disse a Giorgia che aveva deciso di non andare più in vacanza con la badante, perché aveva cambiato idea, ma la cosa tremenda era che ormai anche la seconda badante aveva impegnato le sue vacanze, per cui non era più disponibile per loro, quindi rischiavano di restare a casa a crepare di caldo e per giunta senza l’assistenza di nessuno.

Che guaio! Isabella si era fatta già un altro programma, pure contro la volontà di sua madre. Aveva pensato di prenotare una lunga vacanza in un Monastero di Salò, per trascorrervi quaranta giorni, senza badare a spese, s’intende. Però in un tale eremitaggio sarebbero state sole e isolate, a differenza del villaggio turistico, fornito di tante comodità e soprattutto con la badante di sorveglianza.

A parte il fatto che era anche fissata con monaci e sacerdoti, tanto da perseguitarli quando era in preda ai deliri, dicendo pure che era fidanzata col Papa. In quei giorni Isabella mandava messaggi alla sorella in continuazione, ripetendo le stesse cose. “Il Signore mi ha chiamata. Gesù mi ha chiamata e quindi mi devo fare monaca. Andrò con la mamma al Monastero di Salò”. Nessuno poteva farle cambiare idea...che dramma!

Intanto la badante doveva assistere giornalmente ai litigi tra mamma e figlia e di volta in volta raccontava ovviamente tutto a Giorgia. Va detto che Camilla non era entusiasta di andare a Salò. Che senso avrebbe avuto restare segregate per giorni in quel posto?

Tra l’altro, Isabella in quel periodo, non aveva nemmeno la macchina e meno male! Altrimenti avrebbe anche rischiato di fare qualche incidente, dato che i suoi riflessi erano diventati sempre più lenti. Però nessuno poteva fermarla e sua madre era pure convinta che fosse brava a guidare. Certo lo era stata in passato, ma Camilla purtroppo viveva nei remoti ricordi. Era questa la sua pazzia, anche se lucida: considerare Isabella una persona sana, nonostante la sua diagnosi conclamata da anni e tutto ciò che combinava, cacciandosi nei guai in continuazione, anche se bisogna dirlo, la presenza di Camilla, aggravava ulteriormente la sua condizione di vita. Erano nocive l’una dell’altra e non se ne rendevano conto.

Fortunatamente Giorgia aveva spiegato a sua sorella che era fatto divieto ad Isabella di guidare, almeno fino a quando non si sarebbe sottoposta a visita collegiale, che ne avrebbe dovuto stabilire l' idonea o meno alla guida di automezzi.

Eppure Isabella si era convinta di partire per Salò in taxi e pure questa volta si era fatta i conti senza l’oste. In fin dei conti a lei cosa importava dei soldi? Tanto attingeva sempre dal portafoglio della mamma!...

Giorgia e suo marito erano sempre più stanchi, avviliti e responsabilizzati. Non sapevano più come fermare le due pazzoidi donne, oramai sempre più fuori di testa. Come sarebbe finita se si fossero cacciate in qualche brutto guaio?

C'era solo da augurarsi che Camilla e Isabella non trovassero posto al Monastero e che trovassero pure un’altra badante disposta a lavorare in quel periodo. Intanto Giorgia e Davide stavano vivendo in una specie di incubo. Avere a che fare con due matte, non è cosa da poco! Giorgia dovette necessariamente telefonare al Monastero e mettere al corrente i monaci della incresciosa situazione, per cui chiese loro il favore di non accettare alcuna prenotazione da parte della sorella malata.

Dovette inoltre disdire la loro vacanza in Liguria, perdendo il 50% della caparra. Non era la prima volta che madre e figlia perdevano gli acconti di caparra. Altre volte avevano programmato viaggi che poi avevano disdetto. Tanto per loro era tutto normale, visto che non avevano e non davano alcun valore ai soldi.

INCONTRO CON LA ZIA

L'incontro con la zia fu piuttosto deludente. La zia Lina si trovava ricoverata in Casa di riposo, a Napoli, da qualche mese, perché le sue condizioni di salute non le permettevano più di camminare, pur essendo più giovane di dieci anni rispetto alla sorella Camilla. La testa le funzionava ancora bene, anche se mostrava delle rigidità di pensiero, ma solo dovute alla superficialità del suo carattere.

La conversazione cadde subito sul tasto dolente: Camilla e Isabella. Giorgia e suo marito le raccontarono in breve le peripezie che avevano dovuto affrontare, le preoccupazioni e tutti i guai che entrambe combinavano, avendo anche immaginato le tante calunnie che sua madre le avrebbe riportato.

Nonostante ciò la zia sembrava minimizzare il problema e addirittura pronunciò una frase che lasciava trapelare già il suo pensiero contorto: "Camilla ragiona ancora benissimo!" Evidentemente dopo aver ascoltato una simile affermazione, era logico che il confronto non poteva più essere tranquillo ed era quindi difficile arrivare ad un punto d'incontro.

La zia disse tra l'altro: "É evidente che non accettava consigli, credendosi perfetta e irreprensibile”. Camilla, con l’avanzare dell’età, era diventata più aggressiva, si rivoltava contro tutti, ma il bersaglio che aveva preso maggiormente di mira era sua figlia Giorgia, proprio perché si prendeva cura di lei e rappresentava colei che inevitabilmente le faceva prendere consapevolezza della realtà.

Camilla, non voleva accettare il suo decadimento fisico e mentale e purtroppo non aveva altra scelta che farsi gestire da sua figlia. Camilla accettava la cosa come fosse un dramma e una sorta di umiliazione. La cosa più assurda era che tentava di dare la colpa della sua insofferenza e frustrazione proprio alla figlia Giorgia, considerandola come sua “nemica”, perché era convinta che volesse tarparle le ali, togliendole la sua libertà.

La libertà invece le era stata negata dalla vita stessa e del suo stato di salute attuale. In pratica la zia Lina, attraverso i suoi discorsi, mostrava un atteggiamento ambiguo, era come se volesse dare loro dei consigli affinché questi potessero assecondare tutti i desideri dell'anziana sorella, ma non aveva ancora capito che Camilla era ormai compromessa mentalmente e i suoi “desideri” non erano tutti leciti o realizzabili, visti i suoi limiti di salute.

La zia Lina faceva strani paragoni prendendo ad esempio sé stessa, diceva ad esempio che lei era sempre assecondata da sua figlia, elogiandola e nello stesso tempo faceva intuire che a suo avviso, anche Giorgia avrebbe dovuto comportarsi allo stesso modo con sua madre. Come se lei e sua sorella fossero sullo stesso piano di efficienza mentale.

Insomma, la zia non poteva accettare o credere e non lo pensava minimamente che Giorgia avesse a che fare con una specie di “matta lucida”. Infine l'argomento cadde sul problema della gestione economica. Camilla aveva sparso la voce tra i parenti che Giorgia si era impossessata dei suoi risparmi, mentre la verità era un'altra: aveva aperto infatti un nuovo conto dove aveva trasferito i suoi pochi soldi rimasti, ma solo per tutelarli, visto che sua madre li avrebbe dati tutti alla figlia malata e non per le effettive esigenze, ma solo per il gusto di buttarli al vento, così come aveva sempre fatto.

La zia, metteva in dubbio le parole della nipote e del marito, come se fossero dei disonesti o dei pezzenti e accattoni, a tal punto da potersi approfittare dei soldi di quella povera vecchietta, diventata ormai incapace di intendere e di volere. Se Giorgia aveva deciso di prendersi cura di entrambe, come avrebbe potuto approfittare della loro debolezza? Lei era l'unica persona della famiglia ad aver mantenuto la testa sulle spalle, era consapevole delle loro esigenze, non essendo più autonome.

Solo lei, in qualità di figlia e sorella poteva ora tutelarle, quindi come avrebbe potuto derubarle? Sarebbe stato impensabile...e inoltre, grazie al Cielo, Giorgia non aveva problemi economici. Come se non bastasse, la zia arrivò a dire che secondo lei era giusto che Isabella mettesse da parte la sua pensione e che fosse mantenuta dalla madre, perché lei in futuro avrebbe avuto bisogno di tanto denaro per potersi permettere un' adeguata assistenza.

Non era questo il modo in cui affrontare il problema, affinché Isabella fosse tutelata anche economicamente, occorrevano più soldi e quindi bisognava risparmiarli anziché dissiparli! Ecco perché Giorgia aveva tentato di amministrare i soldi di sua madre, ma senza alcun risultato, dato che dopo qualche mese si era recata all'INPS per aprire un nuovo conto e da quando poteva nuovamente amministrare nuovamente la sua pensione, non riusciva più a mettere da parte nemmeno un euro e non faceva altro che lamentarsi con le due badanti perché i soldi che non le bastavano mai!

Guarda caso, nel periodo in cui il suo denaro lo amministrava Giorgia, pur contro la sua volontà, non solo i soldi le bastavano, ma si riuscivano persino a mettere dei soldi da parte sul conto! Ma Camilla non lo capiva e faceva comunque la vittima.

Camilla infatti faceva il gioco contrario, regalando i suoi soldi ad Isabella per tutti i suoi capricci. Quindi la teoria della zia Lina era del tutto campata in aria e contraddittoria, perché se davvero Camilla avesse voluto fare qualcosa per il bene di sua figlia e quindi per la sua tutela, avrebbe dovuto pensare al suo futuro, risparmiando e accantonando qualcosa, anziché lasciare sciupare tutto con spese insensate, a questa figlia che malgrado questa incondizionata disponibilità di soldi non avrebbe mai riacquistato né la salute, né la felicità.

Per fortuna Giorgia aveva già trasferito quei pochi risparmi di sua madre, altrimenti anche questi sarebbero stati buttati al vento. Nello stesso tempo, Giorgia ebbe la possibilità di fare eseguire dei lavori di manutenzione e ristrutturazione nella grande casa di villeggiatura che sua madre possedeva. Se fosse stato per la madre, la casa sarebbe andata sempre più in rovina. Il risultato? Camilla non solo non le fu mai riconoscente per la sua iniziativa, ma le rinfacciava pure di avere sprecato i suoi soldi, avendoli investiti nella casa, a cui teoricamente diceva di essere molto legata.

Secondo il criterio contorto di Camilla, i soldi spesi per cose utili e indispensabili, erano sprecati, mentre quelli spesi per gli effimeri capricci, erano spesi bene. Per questo Camilla si capiva benissimo con l'altra figlia, dissoluta come lei.

La cosa più triste e sconvolgente, era che le due zie non avevano dimostrato un briciolo di intelligenza per comprendere che le parole di Camilla, le sue lagnanze, dovevano essere filtrate e non prese alla lettera, visto il decadimento cognitivo rilevante accertato e l'età avanzata.

La zia Lina infine ebbe il coraggio di dire a Giorgia: "Dato che tu affermi di aver fatto vedere a tua madre l'estratto conto del suo nuovo deposito che hai aperto e lei non si ricorda, manda a me quel foglio!" La nipote rispose: "Perché dovrei mandarlo a te? Qual è l'utilità? Potresti forse far cambiare idea a mia madre? Tanto poi lei dimentica tutto e resterà sempre convinta che io le abbia svuotato il conto!" La zia non rispose.

Il marito di Giorgia capì di che pasta era fatta questa persona. Prima fu deluso dalla zia Marisa, che non rispose mai alle lettere di Giorgia, mostrando il disinteresse più totale nei confronti dell'anziana sorella e di tutta la sua famiglia e adesso anche questa zia lo aveva deluso per il suo atteggiamento inquisitorio. Infatti con la sua faccia tosta aveva chiesto a Giorgia di volere vedere coi suoi occhi l'estratto conto, come per sincerarsi che la nipote non stesse inventando bugie.

Evidentemente aveva giudicato male la nipote, ciò significava che in lei esisteva il male, a questo punto molto probabilmente, trovandosi in una situazione simile, la zia sarebbe stata capace di commettere lei stessa un simile vile gesto! Il marito di Giorgia, dopo essersi congedati, disse alla moglie: "Non ti permettere di mandare il documento a tua zia, perché oltretutto lei non ha alcun diritto di visionarlo!

Noi non ci siamo mai permessi di intrufolarci nei fatti privati dei parenti, che è una cosa giustissima, per cui non daremo mai questa soddisfazione a tua zia, proprio perché oltre ad aver dubitato della nostra dignità, non ne ha alcun diritto. Dovrebbe solo vergognarsi di averti fatto una simile richiesta!"

Giorgia acconsentì e si pentì amaramente per essere stata troppo paziente con i suoi consanguinei: era perciò il momento di dire "BASTA!" Dopo un po’ di tempo, Giorgia e suo marito, riflettendo sull’ episodio, si resero conto che commisero forse un solo errore: avrebbero dovuto piantarla lì come segno di indignazione e andarsene senza nemmeno salutare, in occasione della visita in Casa di Riposo.

Una cosa era certa: se questi nipoti troppo buoni ed educati, avessero perdonato per l’ennesima volta e continuato a trattare ancora queste zie invadenti, loro si sarebbero sentite autorizzate a oltranza ad intromettersi ulteriormente e pesantemente nella sua famiglia, continuando a bacchettare e offendere Giorgia, quasi come se lei non fosse la figlia diretta, ma considerata alla stregua di una persona estranea e per giunta una poco di buono.

Le zie, infatti, evidentemente non conoscevano il rispetto umano e soprattutto non capivano quanto delicata fosse la situazione familiare di Giorgia e solo lei aveva dovuto farsi carico del macigno da portare, con coscienziosità, e queste, invece, anziché venirle in suo aiuto, o sostenerla moralmente, pare che si divertissero a remare contro, procurando fatica ulteriore e complicazioni a un compito già di per sé complicato e difficile. Quanta cattiveria si cela a volte dietro la stupidità!

IL VOLO DISDETTO

L’indipendenza economica riacquistata da Camilla, comportava sicuramente un rischio un più, sia per lei, che per la figlia malata. Di conseguenza, Giorgia avvertiva di nuovo un macigno da dover sopportare, infatti la libertà economica significava per Camilla, libertà di movimento. Anche per questo Giorgia considerava l'opportunità di un amministratore di sostegno, non solo per tutelare i loro soldi che tendevano sempre a dissipare, ma soprattutto per contenerle nei loro colpi di testa.

Era ovvio infatti che due persone incapaci di gestirsi e bisognose di essere accudite, non avrebbero potuto avere quella libertà agognata che credevano di meritare. Sia la madre che la sorella, un bel momento, avrebbero potuto decidere di partire e nessuno le avrebbe potuto fermare o addirittura avrebbero potuto affittarsi un appartamento in un qualsiasi luogo dell’Italia, allontanandosi da Giorgia, che era poi l’unica persona che si sarebbe presa cura di entrambe.

Non a caso, un giorno, durante la vacanza di Giorgia con la sua famiglia, Camilla e Isabella meditarono di affrontare un viaggio in aereo per Napoli. Tramite la badante, Giorgia venne a sapere che quel giorno, Camilla e Isabella sarebbero arrivate inaspettatamente nella casa di villeggiatura della Campania, dove da pochi giorni si era trasferita Giorgia con la sua famiglia per trascorrere le vacanze estive, come tutti gli anni.

Sta di fatto che all'ultimo momento, Isabella e sua madre decisero di disdire il volo, perché Camilla non stava bene. Persero così altri 500 euro, come se non bastassero quelli sprecati per la caparra, poco tempo prima, destinata alla loro vacanza con la badante e che andò in fumo. Tanto loro non davano valore ai soldi! Erano abituate a sprecarli in cento modi, i soldi, però erano sempre molto brave a lamentarsi che questi non bastavano mai.

Tuttavia, quando Giorgia ne fu a conoscenza, si sentì sollevata, perché pur se dispiaciuta per il loro spreco di denaro, si rendeva conto che una mano dal Cielo era intervenuta. Se viceversa, fossero partite e se Giorgia avesse visto arrivare a casa sua madre e sua sorella, si sarebbe sentita sprofondare, avrebbe vissuto un vero incubo, non solo per la consapevolezza che sarebbe stato un grosso problema gestirle, tanto più che erano senza la badante e soprattutto perché Giorgia dopo alcuni giorni, sarebbe partita con la sua famiglia per un altro luogo di villeggiatura, ma soprattutto perché seppe che la loro intenzione non era quella di rimanere per un periodo di vacanza, bensì di rimanerci per sempre! Ebbe la conferma da sua madre stessa, alcuni giorni dopo e per telefono glielo disse candidamente, come se fosse una cosa normale e come se avesse dimenticato tutti i discorsi passati.

Il problema più grosso, se fossero arrivate a destinazione, sarebbe stato poi quello di farle rientrare all'ovile! Sarebbe stato impossibile e sarebbe stata la rovina per tutta la famiglia. Eppure, sia Camilla che Isabella erano consapevoli che la casa di villeggiatura, oltre che essere un rischio per la madre anziana, per via delle scale, era isolata essendo in una zona balneare, che pur se affascinante per il posto in cui è situata, avrebbero avuto bisogno di una badante che guidasse la macchina e anche per sopperite alle loro necessità, non solo, ma era pure molto difficile trovare una donna che si facesse carico di una persona anziana e di una malata mentale contemporaneamente!

Era già stato un miracolo il fatto di trasferirsi al Nord e di avere trovato due badanti a Torino, persino efficienti e fidate, che lavorassero per entrambe, ma nello stesso madre e sorella non consideravano che era sempre Giorgia che si faceva carico di loro, ma la loro pazzia le rendeva cieche e inconsapevoli di ciò e non le faceva capire inoltre che se fossero rimaste a vivere in Campania, non avrebbero potuto avere l'appoggio di Giorgia, del marito e dei nipoti, data la distanza.

Per l'ennesima volta, Giorgia si sentì schiacciata da un grosso macigno: la preoccupazione immane per due persone paragonabili a due bestie indomabili. Per quanto tempo ancora doveva durare questo incubo? Il caso volle che alcuni giorni dopo, Isabella aveva deciso di prenotare un viaggio organizzato per Lourdes, chiedendo alla badante se lei la accompagnasse, quindi era già pronta a dare una caparra al sacerdote che organizzava il pellegrinaggio ed era ovvio quindi che anche questa volta Isabella avrebbe disdetto il viaggio, perdendo i soldi.

La badante, allarmata, dovette informare Giorgia dell'ultima idea balzana e così questa dovette telefonare al sacerdote pregandolo di non accettare i soldi per la prenotazione, dato che sua sorella, non sarebbe potuta partire a causa dei suoi grossi problemi di salute. Isabella, purtroppo, stando sempre malissimo, non poteva fare più programmi, perché tutto era destinato a fallire. Purtroppo sua madre non riusciva a vivere nella realtà.

Non viveva più nel presente e non faceva tesoro delle esperienze, per cui anziché frenare la figlia malata a non fare programmi, la assecondava sempre. Infatti rimuoveva tutto. Il problema non si pose nemmeno perché cambiarono programma. Isabella programmò un viaggio in Puglia, a San Giovanni Rotondo, dato che sua madre (almeno questa volta) era consapevole che il suo stato di salute non le permetteva di affrontare un viaggio.

Di conseguenza Isabella propose alla badante di essere da lei accompagnata, pagandole il viaggio, vitto e alloggio e in più il disturbo, ovviamente con i soldi di sua madre. Lei accettò e in seguito informò Giorgia che sua sorella aveva già pagato i biglietti del treno, in prima classe, in anticipo, tramite agenzia.

Isabella, dopo alcuni giorni, stava malissimo, come era prevedibile, data la statistica dei tempi, in cui lei stava relativamente bene solo per quindici giorni e poi stava male anche per due mesi di fila, ma il dramma consisteva che sia Isabella che Camilla, non consideravano affatto la realtà, come se rimuovessero il grave problema dello stato di salute di Isabella e quindi, purtroppo non avrebbe potuto programmare nulla! Il suo malessere, che la portava fuori dalla realtà, consisteva nel fatto che era agitata, diceva cose strane e inveiva contro la gente, faceva scenate per strada, perseguitava gli altri con le sue telefonate per dire cose sconclusionate.

Ecco cosa significava dare la libertà a Camilla! Significava darle l'opportunità di cacciarsi nei guai e fare sperperare tutti soldi inutilmente. Lei faceva solo danno ed era diventata molto pericolosa. Giorgia non vedeva l'ora di poter amministrare in tutti i sensi sia la madre che la sorella.

Adesso poteva contare e sperare solo sulla Legge, quindi doveva intraprendere necessariamente la via legale, anche per tutelare la madre, incapace di intendere e volere, pure lei.

IMPEDIMENTI PROVVIDENZIALI

Dopo l'episodio del volo disdetto, Giorgia aveva la preoccupazione che sua madre e sua sorella avessero di nuovo la balzana idea di partire per la Campania, dove restare per un lungo periodo (o addirittura per sempre) nella grande casa di villeggiatura al mare, vicino Napoli.

Due donne inferme e imprevedibili, convinte di essere autosufficienti, dal carattere prepotente, padrone solo dei loro soldi e soprattutto incoscienti, erano subordinate a Giorgia, l'unica persona coscienziosa che si preoccupava di loro, mentre queste continuavano imperterrite, a dare filo da torcere a lei, a suo marito e alle due badanti. Vivendo con il fardello sulle spalle, nonostante la fatica della vita e i suoi impegni familiari, Giorgia invocava Dio, affinché sua madre e sua sorella non commettessero l'errore di allontanarsi da lei.

Avrebbero potuto farlo tranquillamente se Giorgia fosse stata una persona insensibile o superficiale. In realtà Camilla e Isabella erano soltanto dominate dall'egoistico istinto e non dalla ragione, del resto avevano sempre vissuto secondo questa filosofia. Erano molto affini e per questo tanto legate, anche se spesso litigavano. Camilla era stata irresponsabile, anche durante la sua giovinezza. In Campania, sicuramente sarebbero state abbandonate a sé stesse.

Il caso volle che un giorno il signor Bianchi telefonò a Giorgia per comunicarle che c'era un guasto nel bagno ed occorrevano perciò dei lavori di manutenzione. Giorgia ebbe un respiro di sollievo, perché avrebbe sfruttato l'occasione affinché sua madre e sua sorella si dissuadessero a trasferirsi. Disse alla madre infatti che occorrevano parecchi soldi per aggiustare il bagno, sapendo benissimo che avrebbe fatto una gran fatica a sborsarli e che pertanto sarebbero rimaste a Torino. Per l'anziana donna, i soldi per le cose importanti era denaro sprecato e serviva solo per i capricci di Isabella.

SI AVVICINA IL GIORNO DELLA PARTENZA

Si avvicinava il giorno della partenza per la vacanza in Puglia. Camilla aveva commesso la pazzia di pagare i biglietti in anticipo. Lei nonostante fosse consapevole che Isabella era una malata cronica e lei stessa non aveva più la forza di camminare, lamentandosi in continuazione del suo stato di salute, aveva avuto il coraggio di programmare questo viaggio per una settimana, poiché sognava ancora una vacanza.

In un secondo tempo, Camilla pensò di cedere il suo posto alla badante, per cui Claudia avrebbe accompagnato Isabella. Lei aveva una pazienza infinita con entrambe. La situazione di salute di Isabella in quei giorni però si aggravò ulteriormente, per cui il problema andava ingigantendosi, non tanto perché avrebbero perso i soldi già versati, quanto per la testardaggine di Isabella che si era fissata a partire a tutti i costi.

La badante doveva assistere alle scenate tra madre e figlia, quando Camilla sconsigliava Isabella di partire in quelle condizioni. Intanto Isabella telefonava a Giorgia, proferendo un sacco di sciocchezze: “Mi farò monaca, i ventilatori non parlano, sto bene, le piante parlano ecc.” ed ancora altre frasi sconclusionate, in modo molto agitato.

La badante era disperata e riferiva a Giorgia delle tante stranezze, nonché dell'aggressività che andava via via manifestandosi nella malata che intendeva partire a tutti i costi. Giorgia si premurò di telefonare al CPS, pregando i medici perché andassero a visitare la sorella ed eventualmente dissuaderla a partire, ma fu inutile. Isabella infatti riuscì a partire con la sua badante.

Quanto sarebbe durato ancora questo calvario?

IN VIAGGIO CON LA BADANTE

Claudia, “La badante”, per paura che Isabella partisse da sola, si prestò ad accompagnarla a San Giovanni Rotondo, dove trascorrere una settimana insieme. Ovviamente partì di malavoglia, soprattutto perché Isabella era nella fase critica, ma Claudia non ebbe il coraggio di tirarsi indietro.

Non credeva però che le sarebbe costata tanto cara, infatti durante la permanenza iniziarono i problemi. Un conto era lavorare per alcune ore nella casa di abitazione, assistendo anche la madre, altra cosa era invece dover restare 24 ore a contatto con Isabella malata, in preda ai deliri, in una località lontana e provvisoria e che tra l'altro le faceva fare pure pessime figure con gli estranei.

Isabella inveiva contro di lei e in modo aggressivo, trattandola persino da ladra. Durante il giorno andavano a visitare San Giovanni Rotondo, per poi ritirarsi in camera d’albergo, da dove Isabella non voleva più uscire per nessuna ragione. Dettava ordini perentori alla badante, come se questa fosse una sua schiava.

Claudia era esausta e sull'orlo di una crisi di nervi, ma non aveva il coraggio di trascurare la malata e l’accontentava; la sua pazienza era davvero tanta. Il comportamento di Isabella non dipendeva solo dalla malattia mentale, ma anche dal suo caratteraccio, aggravato senza dubbio dal comportamento errato di sua madre, nel servirla e viziarla, come aveva fatto per tutta la vita.

Claudia era davvero molto stanca, anche perché durante la notte Isabella non la faceva dormire. Restava sempre sveglia, camminava e parlava, in preda ai suoi deliri. Stava attaccata alla TV a vedersi i programmi del Papa. Era diventata ormai una fissazione, a volte biascicava delle preghiere in modo meccanico e farneticava, immaginando che il Papa fosse il suo fidanzato e colui che la proteggeva.

Diceva inoltre che al rientro della vacanza, avrebbe denunciato i suoi coinquilini, nutrendo astio nei loro confronti, perché a suo avviso, questi avevano chiamato i medici per farla ricoverare. Non a caso, un giorno prima di partire, si era recata furibonda a casa di alcuni vicini per incolparli ingiustamente. Era veramente da TSO, ma questa volta non ci fu l’intervento dei medici, visto che Camilla copriva sempre tutte le sue magagne. In verità a chiamare i medici era stata Giorgia per farla visitare, evidente che era il peggioramento e stante la preoccupazione per il viaggio da affrontare.

Come se non bastasse, Isabella si era fissata con un giovane frate, cantante, conosciuto tramite F.B., che viveva in Convento a San Giovanni Rotondo ed infatti aveva scelto quel luogo, proprio per in contrarlo. In quei giorni però il fraticello era fuori sede ed allora Isabella perseguitava gli altri confratelli, chiedendo sue notizie, in particolare voleva sapere quando questi sarebbe tornato in Convento. I religiosi, che avevano capito con chi avevano a che fare, la guardavano con sospettosa diffidenza.

Intanto la badante fremeva per la vergogna, ma non poteva farle osservazione senza essere aggredita. La pregava di lasciare in pace quei poveri frati, ma tutto era inutile. Durante la celebrazione d'una Santa Messa, Isabella fu colpita dalla presenza di un altro frate. Era costui di bell’aspetto, alto e sui 45 anni. Isabella non perse tempo ad infatuarsi anche di questo.

Finita la funzione, lo fermò e davanti a tutti i fedeli gli disse ad alta voce e con tono concitato: “Tu sei mio! Dimmelo che mi vuoi!” Lui, imbarazzatissimo, si dileguò immediatamente. La badante si sentì sprofondare dalla vergogna, ossia da quella vergogna che purtroppo mancava ad Isabella.

Come se non bastasse, Isabella ebbe il coraggio di tornare per ben tre volte al convento e suonare il campanello del citofono e chiedere non solo del giovane cantante, ma adesso anche del frate di cui si era appena infatuata. Ovviamente i confratelli non le diedero retta, pur essendo molto irritati.

In seguito Isabella decise di andare nuovamente a Messa con la badante, sperando, “ovviamente” d' incontrare ed importunare il povero frate, preso di mira. Lo vide infatti e gli disse spudoratamente: “Ah, tu sei quello che mi vuole! Dai! Vieni da me!” Questa volta il frate, senza esitare, le rispose: “Adesso chiamo un'ambulanza e ti faccio ricoverare in ospedale!”

Colpita nel punto debole, la donna ebbe paura, si avvicinò alla badante e le disse: “Andiamo via! Stanno chiamando l’ambulanza!”... ed uscirono quindi dalla Chiesa. Quando per telefono, stressata e mortificata, Claudia mise al corrente Giorgia di quella disavventura, questa non si stupì più di tanto, perché era da tempo abituata a simili stranezze e ad ogni appunto che le si muoveva, diventava cattiva ed incontrollabile.

Va detto che...già prima dei fatti in questione, la malata, andava dicendo di essere fidanzata con il Papa ed in certi giorni non faceva altro che telefonare in Vaticano (non so come abbia avuto il numero) dove rispondeva sempre la segreteria telefonica del Papa stesso. Prima del rientro per fine vacanza, Isabella mentì alla badante, dicendole che aveva la febbre e che quindi di non voler partire.

Sarebbe rimasta “secondo lei” ancora a San Giovanni Rotondo, finché non avesse incontrato il frate che tanto cercava. Addirittura meditava di prendere un appartamento in affitto, dove stabilirsi e vivere. A quel punto Claudia le parlò in modo deciso e quando le disse che avrebbe chiamato i medici per farla visitare, visto che aveva la febbre, Isabella cambiò atteggiamento e si convinse di non avere altra scelta se non quella di partire per tornare a casa. Aveva il terrore di un altro eventuale ricovero.

Isabella telefonò a sua madre, informandola che sarebbe ritornata a casa a condizione che dopo quindici giorni sarebbe potuta ritornare in quel luogo sacro, assieme alla madre stessa, dove avrebbe incontrato i frati. Durante il viaggio di ritorno in treno, Isabella, di tanto in tanto, si alzava e diceva a voce alta, fra le persone estranee: “Il Papa mi vuole! Il Papa mi vuole!”

Giorgia, ormai preparata a tutto, grazie alla badante, che la contattò, inviò una email al frate, spiegandogli la situazione e pregandolo quindi di non incontrare Isabella, in quanto psichicamente malata.

Nello stesso tempo mandò un’email al direttore dell’albergo perché non accettasse alcuna prenotazione futura da parte di Isabella stessa. Immediatamente Giorgia ebbe risposta sia dal frate che dell’albergatore, i quali furono molto gentili e comprensivi.

Quando Isabella e la badante ritornarono a casa, Claudia, stremata e fuori della grazia di Dio, giurò a sé stessa che quello era stato il primo e sarebbe stato anche l’ultimo viaggio che avrebbe affrontato con Isabella. Isabella, dal canto suo era talmente cocciuta che nessuno l’avrebbe potuta fermare.

Avrebbe la malata cercato un altro albergo, avrebbe ignorato il parere dei frati che la dissuadevano a farsi viva, avrebbe ignorato anche il volere di sua madre, che poverina, non era più in grado di partire e non avrebbe avuto nemmeno la forza di assecondare le sue pazzie. Insomma, finché Camilla aveva ancora la libertà economica, Isabella avrebbe fatto tutto ciò che voleva, perché teneva ancora in pugno sua madre ed era sempre padrona persino dei suoi soldi.

Nonostante tutto, Camilla ancora non aveva capito la gravità della situazione. La sua presunta libertà era diventata la sua rovina, perché (forse non lo sapeva) era succube della figlia malata. La sua libertà economica era diventata la sua prigione, infatti Camilla si illudeva di essere di nuovo autonoma, sfuggendo con prepotenza e incoscienza alla volontà di Giorgia, che in verità si preoccupava soltanto del bene della madre e della sorella e che quindi era stata costretta ad intraprendere la via legale, per tutelarle entrambe.

I tempi della Giustizia però sono lunghi e quindi era ancora tutto in alto mare.

NUOVE STRATEGIE

Avendo avuto come modello di perfezione sé stessa per tutta la sua esistenza, perché di carattere narcisista, Camilla non riusciva a concepire, né tanto meno a tollerare che qualcuno potesse muoverle degli appunti o delle critiche, compresa sua figlia e figuriamoci adesso che non era più efficiente mentalmente!

Giorgia finalmente e dopo tante sconfitte, aveva capito che con sua madre doveva cambiare strategia, nel relazionarsi con lei, essendo ormai priva di raziocinio. Lei infatti non solo non recepiva più, ma diventava aggressiva se veniva contraddetta. Giorgia doveva per forza assecondarla, ma solo con le parole, mentre doveva continuare ad agire secondo il buon senso, raccontando anche delle bugie, così come la prima frottola che dovette raccontarle un anno addietro, affinché lei ed Isabella si trasferissero in Piemonte, per averle vicine.

In quell'occasione le fece credere che i due cani erano morti. Camilla stessa infatti dopo alcuni mesi le confessò che tutto sommato, era più contenta saperli morti piuttosto che regalati. Durante una telefonata, Camilla rinfacciò a Giorgia tutta la sua presunta cattiveria, dal momento che, rimuginando tutto, le aveva scritto delle lettere dove esprimeva il suo pensiero e che in verità erano assolutamente innocue e non offensive. In realtà aveva cercato di metterla semplicemente dinanzi alla realtà e alle effettive problematiche.

Va detto che anche quelle lettere furono inutili e controproducenti, perché sua madre si atteggiava sempre di più a vittima, vedendo il male dove non c'era. Solo dopo, Giorgia fu consapevole che le lettere, pur se scritte con garbo e veritiere, non avevano fatto breccia, ma avevano provocato l'effetto contrario.

Quando Camilla disse a Giorgia che voleva ritornare al suo paese e che lei, pur essendo sua figlia non aveva alcun diritto di impedirglielo, dovette assecondarla, dandole quindi l'illusione di accondiscendere. Giorgia si premunì di informare sua madre che avrebbe avuto una badante con cui aveva già parlato e con cui si era già accordata.

Si trattava di una donna delle pulizie, la stessa che in passato aveva già lavorato per lei. Quella badante non sapeva però che adesso era tutto cambiato e soprattutto non conosceva le condizioni di salute di entrambe, ormai compromesse.

Così Giorgia si mise in contatto con la predetta, anche per metterla al corrente della delicata nuova situazione. Silvia, la presunta badante, riferì a Giorgia la sua versione, ovvero che era stata contattata da Camilla, per proporle l'eventuale lavoro, una volta trasferitasi in Campania, ma non come badante, bensì come donna delle pulizie e che sarebbe stata impegnata solo per un'ora al giorno.

Dopo aver parlato con questa persona di vecchia conoscenza, Giorgia le scrisse un lungo messaggio: “Ciao Silvia, come ti ho già accennato, ti spiego nei particolari la situazione attuale in merito a mia madre e mia sorella.

L'estate scorsa, dopo la caduta, mia madre è stata costretta a letto per più di un mese. Si è rotta il femore e il problema si sarebbe potuto ripetere a causa dei capogiri. In quella occasione, notando l'aggravamento del suo stato di salute, ho pensato di farla trasferire assieme a mia sorella nella casa che già avevano di fronte alla mia abitazione. Ho provveduto a trovare una badante per mia sorella.

A Febbraio mia madre è caduta di nuovo e nonostante si sia ripresa, le sue capacità di movimento sono limitate. Si stanca in fretta e non può salire e scendere le scale. Mia sorella passa spesso lunghi periodi a letto, senza pensare alla sua igiene personale e diverse volte è stata la badante stessa, dietro insistenza a farle il bagno.

Isabella spesso non gestisce i farmaci che le vengono prescritti e ne fa abuso e per questa è stata anche ricoverata al Pronto Soccorso. Il medico psichiatra quando ha visto mia madre e mia sorella, ha scritto una relazione dove riteneva necessaria una badante per le 24 ore. Cara Silvia, vorrei che ti rendessi conto della situazione che eventualmente dovresti affrontare, ma soprattutto del problema che mi toccherebbe gestire se mia madre si allontanasse da dove abito.

Io l'ho portata lì non per villeggiatura, ma perché ne ha grande bisogno e se io abitassi lontano da lei, questo non sarebbe possibile. Persino il lavoro della badante viene sempre controllato e gestito da me. Le visite mediche e i controlli devo sempre gestirli io, quindi il desiderio di mia madre di andare a vivere nella sua casa di villeggiatura è solo un sogno, un desiderio di continuare a vivere un passato che non esiste più, perché per mia madre la vecchiaia avanza e per mia sorella la malattia continua a fare i suoi danni.

Per questo motivo ti esorterei a non darle la tua disponibilità, magari inventando qualsiasi scusa. Purtroppo lei ha una percezione alterata della realtà. Come dicevo, mia madre non riesce a rendersi conto della situazione che è molto cambiata, che mia sorella ultimamente non guida più la macchina in attesa di una visita di controllo e probabilmente le sarà revocata la patente. Ma ti prego di non dire niente a loro di quello che ti ho detto.

Dimenticavo di dirti che sia mia sorella che mia madre, hanno adesso la residenza a Torino, perché ribadisco che hanno bisogno dell'assistenza mia e della mia famiglia. Ti ringrazio per la tua comprensione, fammi sapere”. Silvia la rassicurò, rispondendo che aveva già la madre anziana da accudire, per cui non si poteva prendere questo grosso impegno e inoltre sarebbe stata per lei davvero una grossa responsabilità.

Ebbene, dopo alcune settimane, Silvia telefonò a Giorgia per comunicarle che dopo aver parlato con sua madre, lei le disse che la sua decisione non era determinante per la sua scelta in merito al trasferimento in Campania, infatti Camilla e Isabella avevano ormai deciso di ritornare nella loro terra, perché tanto, a loro avviso, erano autonome e quindi non avevano bisogno di nessuno.

Se sua madre e sua sorella si fossero allontanate da lei per sempre, purtroppo sarebbero ritornate a vivere in uno stato di degrado, ancora peggio di prima.

UNA PERSONA FIDATA

A Giorgia venne in mente quando, un anno prima del trasferimento di sua madre e di sua sorella, attraversò dei giorni da incubo, per una serie di vicissitudini. Durante il periodo estivo di vacanza in Campania con la sua famiglia, Giorgia dovette scappare da un paese all'altro della regione, per raggiungere sua madre che era rimasta immobile a letto, in seguito ad una caduta e sua sorella non sarebbe stata in grado di darle assistenza, né avrebbe avuto l'iniziativa per farla assistere, dato che in quel periodo stava malissimo, a causa della sua sofferenza psichica che la portava fuori dalla realtà.

Appena arrivata da sua madre, le si raggelò il sangue, nel vedere la mancanza di igiene e lo stato di abbandono in cui vivevano, con l'aggravante che adesso la mamma era immobile e sua figlia fuori di testa. Doveva provvedere immediatamente a collocarle entrambe in una struttura che garantisse loro assistenza, almeno quando Camilla non si riprendesse e la sorella non rientrasse in sé.

Nello stesso tempo era decisa a fare di tutto affinché entrambe, una volta ristabilite, potessero al più presto trasferirsi a Torino, in modo da essere assistite. Lasciarle in Campania significava abbandonarle a sé stesse. Fortunatamente (grazie alla lungimiranza di Giorgia che in passato aveva avuto in passato l'iniziativa di fare comprare casa vicino la sua abitazione)

Camilla e Isabella possedevano per l'appunto un piccolo appartamento proprio di fronte casa sua, quindi bastava solo cambiare la residenza e la volontà di cambiare vita. Non sarebbe stato facile per loro doversi riadattare in un nuovo ambiente, ma indubbiamente sarebbe stato il male minore. Per una questione di correttezza, Giorgia, soprattutto per evitare in seguito fraintendimenti, pensò di mettere al corrente le zie, attraverso la lettera inviata alla madre, in cui le parlava anche dei cani, dichiarati morti.

Le zie invece, alla proposta di Giorgia, si rifiutarono di leggerla, quella delicata e importante lettera, la stessa che finalmente servì poi per convincere sua madre e sua sorella a trasferirsi a Torino. Le sembrò quasi un miracolo! Giorgia aprì gli occhi e capì quanto poco fossero interessate queste zie all'anziana sorella. Era chiaro quindi che Giorgia, considerando i fatti, non era affatto tenuta a dare spiegazioni in merito alla sorte dei cani, che per questi parenti erano diventati il centro del problema.

Ovviamente Giorgia non avrebbe potuto svelare la verità alle sorelle e a sua cugina, che anche lei fremeva per sapere dove fossero finiti i cani, poiché non sarebbero state capaci di nascondere la verità a Camilla, indispensabile per lei, non solo, ma ne avrebbero fatta una tragedia, conoscendo gli individui in questione.

Nello stesso tempo, Giorgia non avrebbe potuto raccontare la stessa versione che raccontò a sua madre, perché queste zie invadenti, che piuttosto si divertivano a stressare Giorgia, più di quanto non lo fosse già per l'impresa di cui si era fatta carico, non avrebbero creduto che i cani fossero morti, e così Giorgia dovette istruire il signor Bianchi, il giardiniere, la stessa persona che aveva regalato gli animali ( l'unica fidata) di non parlare se per caso gli avessero telefonato per chiedere informazioni, ma soprattutto perché questi parenti indegni, avevano deluso le sue aspettative, nel momento in cui avevano deciso di restare all'oscuro del contenuto della lettera, quando questo scritto sarebbe stata persino utile, per non suscitare fraintendimenti da parte delle zie malpensanti e diffidenti.

Quando la zia Marina telefonò al signor Bianchi per avere informazioni sulla sorte dei cani, lui fu irremovibile, dicendole che nella lettera c'era scritto tutto ciò che voleva sapere, per cui se la zia fosse stata veramente interessata alla questione, non le rimaneva che leggere la lettera (così tanto snobbata). Lei, però, in modo presuntuoso, si rifiutò di leggerla, rimanendo persino indignata e offesa, come se avesse avuto il diritto di conoscere fatti che non le riguardavano.

Quanta arroganza! La zia Marina si contraddiceva nel momento in cui si rifiutava di conoscere la verità, ma nello stesso tempo voleva informazioni. Conclusione: le zie, stupidamente, pretendevano che Giorgia non avesse dovuto regalare i cani (come se fossero di loro proprietà) infatti in una telefonata, in quella circostanza, durante il brutto periodo che Giorgia stava attraversando, la zia Marina ebbe il coraggio di dirle: “Hai regalato i cani? Questo non glielo dovevi fare!!!” Contemporaneamente, la zia pretendeva che Giorgia avesse dovuto farsi carico sia della madre che della sorella, senza privarle però della loro libertà!

Era come se entrambe fossero capaci di intendere e volere, non solo, come se Giorgia avesse anche il dono della bilocazione.

MENTE PERVERSA

Camilla sin da giovane aveva avuto una mente perversa. Ad esempio non tollerava certi comportamenti saggi di Giorgia, nel momento in cui decideva di allontanare le persone false che si fingevano amiche per secondi fini. Secondo lei mancava di carità.

Evidentemente, a differenza sua, lei aveva il senso etico e soprattutto una dignità da difendere, per cui essendo una persona molto corretta e rispettosa, manteneva i rapporti soltanto con le persone con gli stessi suoi valori. Eppure, questo, sua madre non lo recepiva, dato che non faceva alcuna differenza.

Ebbene, Camilla, non solo non accettava il punto di vista di Giorgia, ma addirittura la accusava di stranezza e di cattiveria, come se il fatto di non dare a tutti la stessa importanza, fosse una sorta di ingiustizia. Giorgia, al contrario, era molto buona, ma a differenza della madre aveva carattere, infatti non si faceva di certo calpestare dagli altri, o prendere per i fondelli, per cui in passato aveva avuto il coraggio di non trattare più alcune persone indegne che l’avevano delusa.

E purtroppo nella vita se ne incontrano parecchie di queste persone. L’istinto di Giorgia era quello di idealizzare gli altri, ma con l’esperienza, riuscì ad essere più razionale, per cui era ormai abituata a capire l’animo umano, non sempre positivo.

Camilla, invece, dopo aver preso tante fregature, non riusciva a trarre le proprie conclusioni. Per lei l’importante era gli altri potessero soddisfare le sue aspettative dal punto di vista estetico, o culturale, come se queste caratteristiche potessero garantire l’integrità morale di un individuo.

Camilla in verità non vedeva il male dove c’era, mentre lo vedeva dove non c’era, tanto che era stata capace di mettere zizzania nella sua famiglia, mettendo sua figlia Giorgia in cattiva luce. Le rinfacciava ingiustamente sempre la colpa di avere avuto lei l’iniziativa di farle prescrivere la visita psichiatrica, ma non era vero, come se l’avesse costretta ad andare al patibolo! Era diventato un vero tormento, sia per Camilla che soffriva rimuginando la stessa idea fissa, sia per Giorgia che doveva patire le sue false accuse!

Camilla infatti ripeteva continuamente la stessa cosa, non solo a sua figlia, ma a tutti i parenti. Quelli da parte del marito, però, ovviamente la compativano e non le davano troppa importanza, proprio perché la conoscevano molto bene, mentre le sue due sorelle l’avevano sostenuta sin dall’inizio e questo era un grande male! Marina, quella che apparentemente sembrava la più discreta, aveva avuto il coraggio di telefonare a Giorgia, insinuava, dicendole che l’iniziativa di quella visita era stata sua e non del medico di base.

Ma lei che prove aveva? E anche se per assurdo fosse stata una sua iniziativa, il fatto di farle prescrivere questa visita, ci sarebbe stato motivo di creare tutto quel putiferio? Non a caso, la zia Marina faceva allarmare per telefono la sorella anziana, già stolida e con le sue prevenzioni, con queste parole: “Fatti fare tutte le visite che vuoi, ma non quella psichiatrica!!! Stai attenta! Non ascoltare Giorgia! Tu non ne hai bisogno!”

Come se sottoporsi ad una visita psichiatrica, significasse necessariamente dubitare della presunta pazzia. O come se ponendosi a questa visita, il paziente avrebbe rischiato di diventare pazzo! INAUDITO. Sta di fatto che la diagnosi rivelata: “deficit cognitivo” era stato in seguito confermato dagli altri specialisti che avevano visitato Camilla.

Ribadivano infatti tutti la stessa cosa, quindi dove stava il vero problema? Perché tanto accanimento nei confronti di due psichiatri che avevano rilevato la stessa diagnosi? Del resto non c’era nulla di straordinario o di compromettente. E perché gli altri specialisti invece erano passati inosservati?

Uno psichiatra le aveva fatto la diagnosi durante la visita prestabilita, mentre l’altro la fece casualmente, nell’ occasione in cui Isabella fu trasportata in Pronto soccorso e lui aveva avuto modo di parlare per alcune ore con Camilla, facendosi quindi un’idea molto chiara sulla sua salute mentale. Non solo lo specialista si accorse del suo deficit cognitivo spiccato (non era il primo e l’ultimo caso che vedeva, del resto!) ma anche della nocività della convivenza con la figlia malata! Lui lo scrisse nella relazione, che lo stesso giorno rilasciò a Giorgia e quindi Camilla andò di nuovo in escandescenza, perché per lei, leggere quel “vergognoso” esito clinico, in cui lei era posta a giudizio, era una cosa scandalosa, una grande umiliazione.

Evidentemente sia Camilla che le due sorelle, presentavano la stessa tara familiare: coltivare dei falsi pregiudizi in merito alle visite psichiatriche. Ma Giorgia poteva accettare che sua madre potesse avere certe prevenzioni, proprio a causa del deficit cognitivo, ma come poteva restare impassibile e non indignarsi dinanzi allo stesso giudizio delle due sorelle, apparentemente equilibrate?

Infatti quando successivamente Giorgia andò a visitare l’altra zia in Casa di Riposo, lei la accusò della stessa cosa: avere umiliato Camilla nell’obbligarla a quella inappropriata visita. Anche questa zia, infatti, essendo prevenuta, non voleva credere che il medico di base avesse consigliato a Giorgia di prescrivere per sua madre una visita psichiatrica. Ma perché dava per scontato tutto ciò che la sorella anziana affermava?

E perché considerava Vangelo le parole che uscivano dalla bocca dell’altra sorella? Il giudizio di questa sorella veniva preso molto in considerazione in famiglia, proprio colei che era stata sempre pronta a criticare e ad accusare ingiustamente Giorgia, mentre in verità, nel momento del bisogno, questa zia si dileguava, come se fosse un’estranea.

Era questo il bene che nutriva per sua sorella e per sua nipote malata? Perché allora inveiva contro Giorgia, l’unica persona della famiglia che si preoccupava realmente per sua madre e per sua sorella? Perché piuttosto, questa zia assillante e saputella, non si faceva i fatti suoi? Avrebbe dovuto farlo, tanto più che Giorgia mostrava un’infinita delicatezza e non si era mai permessa di intromettersi nei fatti altrui!!!

Lei, la zia Marina, che non aveva nemmeno risposto alla lettera di Giorgia quando le proponeva di ospitarla a casa sua insieme ad Isabella. Il suo comportamento denotava che lei era davvero una persona fredda e insensibile. Giorgia, conoscendo bene sua zia, era certa che non solo non le avrebbe ospitate, ma non ebbe mai la delicatezza di rispondere alla lettera. Lei, in passato, non si degnava neanche di telefonare a sua madre, sua nonna, ma doveva essere sempre lei cercata da sua madre e da tutti.

Tanto per fare capire il tipo di persona. L’intento di Giorgia era quello di provocarla, affinché lei si facesse un’autocritica sul suo modo di agire. Evidentemente sua zia, invece, non si sentì nemmeno in difetto o in colpa, proprio perché aveva una considerazione troppo alta di sé stessa. Lei, a suo avviso, aveva solo il diritto di giudicare gli altri.

Insomma, mentre in passato le due superficiali e invadenti zie avevano fatto una guerra contro Giorgia, poiché si erano fissate sui cani, non considerando il contesto, per cui se Giorgia l’aveva fatto, era stato solo per necessità e non certo per puro capriccio! Era come se fosse diventato una ragione di stato, perché a loro avviso, donare i cani ad altri, fosse stato un reato, come se fossero stati abbandonati in mezzo alla strada! Quanta malafede!!!

Tra l’altro, le persone che avevano accolto i cani, amavano davvero gli animali, prendendosi cura di loro, a differenza di quanto non lo facesse Camilla. Adesso queste due sorelle si erano fissate sulla presunta inutile visita psichiatrica. Ma ammesso che la visita tanto discussa e temuta, fosse stata davvero inutile (infatti Camilla non aveva accettato il farmaco prescritto: La Quetiapina, la stessa che poi le prescrissero tutti gli altri specialisti) quale danno avrebbe arrecato all’anziana sorella? Forse era stata contaminata dal medico stesso? Forse era diventata matta? Si era sottoposta a delle radiazioni nocive?

Ebbene, Camilla era diventata sempre più petulante e martellante con Giorgia, insistendo sul fatto che voleva incontrare il secondo psichiatra, che l’aveva fatta soffrire, per poterlo trattare male e umiliarlo, talmente alta era la considerazione di sé stessa. La sua, era una specie di forma vendicativa.

Giorgia, per non sentire più sua madre, stremata psicologicamente che era, cercò di accontentarla, pensando di prendere l’appuntamento col medico. Camilla in una delle occasioni di personale sfogo ebbe a dire testualmente a sua figlia: “Fino a quando non esprimerò personalmente il mio giudizio a questo cretino, io starò sempre male!”

Per rendere maggiormente l'idea della paradossale situazione, vengo a descrivere in breve, il tipo che era la zia Marina: All’età di 25 anni ebbe due gemelli e siccome già lavorava, decise di affidarli a sua madre, che viveva in altra città. La cosa si protrasse per diversi anni e quindi vedeva i suoi bambini solo a fine settimana. Probabilmente fece questo per una convenienza economica, evitando di pagare una baby-sitter.

Essendo lei la figlia prediletta, approfittò della bontà della madre stessa, senza considerarne l’età avanzata e la fatica a cui la sottoponeva. Anche in quell'occasione nessuno della sua famiglia si permise di criticare Marina... e guai se avessero osato! Questo era l’amore che nutriva per sua madre? Adesso si permetteva pure di dare lezione di morale a sua nipote? Proprio Giorgia non aveva fatto altro che idealizzare sua zia, però adesso le era veramente caduta dal cuore.

UNA CATENA DI EQUIVOCI

Durante l’assenza di Isabella, Giorgia pensò di invitare sua madre a casa sua per cena, approfittando del fatto che Isabella non glielo permetteva già da parecchio tempo. Quella figlia aveva ancora il potere di tenere in pugno la madre e decidere per lei. Camilla era una persona insicura e si lasciava condizionare dalla figlia malata, mentre si mostrava inflessibile nei confronti dell' altra.

Se Isabella decideva di non fare uscire sua madre con la badante, bastava solo una parola, perché lei eseguisse gli ordini, infatti la sortita era permessa solo se fatta insieme. Tanta era la tensione nervosa, che anche le stranezze si susseguivano: Un giorno Camilla mangiò uno yogurt ed Isabella, credendo che fosse scaduto e avariato, la fece tanto allarmare, mandandola in panico:

“Sto male, sto male! Portami all’ospedale!” - gridava l'anziana donna come una forsennata - Ma quando la badante lesse con attenzione che lo yogurt non era affatto scaduto, si riprese immediatamente e smise di blaterare. Durante la sera, Camilla non poté trattenersi dal mettere ancora il dito nella piaga, usando il suo solito vittimismo e ritornando al discorso “bancomat” che in passato le era stato negato da Giorgia. L'argomento ancora trattato riguardò i soldi, la visita psichiatrica e medici buffoni.

Adesso Camilla era però meno aggressiva del solito, anche perché Giorgia aveva imparato a trattare con lei, usando violenza a sé stessa, ma senza contraddirla anche di fronte all'evidenza più lampante, lasciando che riesumasse le accuse più infamanti e offensive.

In verità Camilla una certa lucidità comportamentale la conservava. Aveva infatti il terrore della Legge, molto probabilmente perché sapeva di comportarsi in modo poco onesto ed al giudizio di un avvocato avrebbe avuto tutto da perdere. Non c'erano altre spiegazioni.

Nascevano a ripetizione i contrasti tra madre e figlia. Giorgia, se si era scomodata a scrivere lettere di chiarimento a sua madre, non certo per divertimento, ma solo perché non esisteva possibilità di dialogo o di comunicazione verbale. Camilla infatti s’ infastidiva ogni qualvolta Giorgia affrontava certe problematiche o addirittura si metteva ad urlare perché per lei la realtà era dolorosa.

Continuava quindi a vivere come lo struzzo che non vuole vedere la realtà. Voleva in sostanza continuare a vivere nel mondo dei balocchi (come aveva sempre fatto, combinando soltanto guai). Giorgia, solo verso la fine delle sue comunicazioni epistolari, le aveva parlato di avvocati e le aveva pure comunicato il numero telefonico di un legale da poter consultare dopo aver preso un eventuale appuntamento, ma sua madre invece non fu capace nemmeno capace di sfruttare l’occasione.

Si limitò solo a telefonare all'avvocatessa (che aveva dato dei consigli a Giorgia) per rimproverarla a priori, senza nemmeno avere avuto un confronto con lei. Se Camilla invece avesse avuto il coraggio di presentare le lettere a quel legale o ad un altro di suo piacimento, avrebbe avuto magari un’opinione da terzi, soprattutto da chi non era di parte. In breve, Giorgia, non avendo nulla da temere o da nascondere, si sarebbe sottoposta ad un imparziale giudizio.

Camilla invece aveva creduto di poter risolvere la faccenda in famiglia e soprattutto con la sua smisurata prepotenza. Eppure continuava ad assillare Giorgia apostrofandola: “Vergognati! Tu mi volevi mettere contro l’avvocato, pensavi forse che io ti avrei messo l’avvocato contro? Come avrei potuto? Per questo motivo non ho interpellato un legale!”

Quanta falsità e ignoranza c'era in Camilla! Nella sua stoltezza, Camilla credeva pure di essere furba. Il parere di un avvocato, sarebbe servito invece per farle capire, che Giorgia stava agendo in modo corretto nei suoi confronti e che si prendeva cura di lei. Se però sua madre non era in grado di capirlo, allora avrebbe potuto intraprendere la via legale, ma dopo aver interpellato un avvocato, solo per una semplice consulenza, come le suggeriva sua figlia stessa. Lei evidentemente aveva tutto da perdere e per questo aveva paura della Legge.

Se adesso Camilla era meno agguerrita di prima nei riguardi di Giorgia, era solo perché aveva raggiunto il suo scopo: avere riacquistato la sua libertà economica, da quando aveva aperto un nuovo conto all’INPS. Camilla aveva pure il coraggio di raccontare a Giorgia le conversazioni telefoniche avute durante il periodo in cui Giorgia stessa la gestiva economicamente, contro il suo volere.

Conversazioni tenute con le sue poche amiche che le erano rimaste, allo scopo di sondare le loro situazioni e comportamenti tenuti con i rispettivi figli e fare dei paragoni. Ovviamente Camilla non capiva che tali amiche non vivevano la sua stessa situazione, non avevano figli psicopatici né tanto meno la loro salute mentale era compromessa. Quindi il parallelo non reggeva. La zia Marina continuava a dire che Giorgia non avrebbe avuto alcun motivo per decidere di sua madre, visto che era da sempre era abituata a vivere in quel certo modo.

Non considerava minimamente il fatto che allo stato attuale Camilla e Isabella erano peggiorate e quindi erano più bisognose di assistenza. Pur di appianare la scabrosa situazione, Giorgia era arrivata anche a chiedere a sua madre se fosse disposta a frequentare il Centro diurno della Casa Famiglia. Lo scopo sarebbe stato quello di avere delle distrazioni e compagnia, ma anche di staccarsi per qualche ora dalla figlia malata, che era diventata un peso insostenibile sia di giorno che di notte. Purtroppo anche questo tentativo miseramente fallì.

Giorgia, a questo punto, si rese conto che con sua madre non c’era più nessuna speranza di arrivare ad una soluzione. Dal canto suo, Camilla continuava a lamentarsi dei suoi acciacchi e del fatto di essere sempre vicino ad Isabella...che non le dava pace.

LETTERA ALL' AVVOCATO

Si avvicinava il momento della comunicazione dell’Udienza, a seguito di istanza che Giorgia da alcuni mesi aveva formulato tramite un legale, onde l’assegnazione dell’amministrazione di sostegno per Isabella, cosa che avrebbe ripetuto poi nei confronti della madre. Restavano quindi i due scogli da superare e pertanto Giorgia scrisse una lettera all’ avvocato:

“Gentile Avvocato ……. Le espongo due problemi da affrontare legalmente, con speranza di risoluzione. Il primo riguarda la raccomandata del Giudice che arriverà a mia sorella per la convocazione in Tribunale, ma mia madre, “io conoscendola bene” so che farà di tutto per nasconderla o cestinarla, per paura di terrorizzare la figlia malata, credendo in tal modo di tutelarla.

Quando Lei inviò quella nota raccomandata a mia madre e per conoscenza a mia sorella, in cui comunicava che era giusto che io gestissi anche dal punto di vista economico entrambe, mia madre, furibonda, tolse immediatamente dalle mani della badante la lettera che stava consegnando ad Isabella. Mise per restituzione nella mia buca delle lettere la missiva. Quando vidi Isabella, io stessa pensai di dargliela per fargliela leggere, ma terrorizzata rifiutò di aprirla.

Per questo motivo, ritengo opportuno che sia Lei ad informare il Giudice di questo problema, affinché invii un messo specifico che possa presentarsi in casa, obbligarla a leggere e convincerla a recarsi nel tempo prestabilito, presso la Procura di Torino. Il secondo problema da risolvere subito dopo, riguarda i soldi di mia mamma, che mia sorella sperpera senza ritegno. A questo punto sarebbe indispensabile accelerare i tempi per quanto riguarda anche l’assegnazione dell’amministratore di sostegno per mia madre. Ne parleremo di persona, quando ci incontreremo. Grazie per l’attenzione.

Distinti saluti. Giorgia”.

LA ZIA MARINA IN DIFFICOLTA’

Dopo circa un mese dal viaggio con la badante, Isabella, avendo perso la speranza di incontrare i frati a San Giovanni Rotondo, era andata alla ricerca di altre conoscenze con altri frati, sempre in rete, con la finalità di incontrarne almeno uno di persona ed eventualmente perseguitarlo, se ce ne fosse stata l'opportunità.

Adesso aveva conosciuto virtualmente un altro giovane frate, che viveva in un Convento, in una località vicino Firenze, proprio nella stessa zona dove viveva la zia Marina. Isabella colse l'occasione, sarebbe stata una vera opportunità da non perdere e si fece i conti senza l’oste: doveva solo convincere la zia Marina affinché

ospitasse: lei, sua madre e la badante. Ecco il suo piano: Camilla sarebbe rimasta a casa sua e lei sarebbe andata in giro, fino al Convento, accompagnata dalla badante. Pensava di restare circa quindi giorni a casa degli zii. Giorgia era al corrente di ogni cosa, dato che la badante le raccontava tutto.

La zia, ormai settantacinquenne, ma ancora abbastanza giovanile, viveva in una grande bella villa, insieme a suo marito ex maresciallo di Carabinieri, ora ottantenne, ma ancora molto atletico e in gamba. Sandro era considerato il parente acquisito più brillante e degno di stima di tutta la parentela. Era una persona stupenda, di una discrezione e riservatezza infinite, a differenza della moglie che si era fatta scoprire per la sua vera indole.

Camilla non era convinta di partire, sia perché non aveva più la salute per poter affrontare un viaggio, sia perché aveva intuito che la figlia aveva una finalità ben precisa: incontrare qualche frate e anche perché immaginava che la zia non avesse tanta voglia di incontrarle e tanto meno di ospitarle a casa sua, tanto più per un periodo piuttosto lungo. Sapeva pure che la badante non era per niente incentivata a partire con loro, né tanto meno a trascorrere una vacanza con entrambe, dopo tutto quello che aveva passato con Isabella durante il viaggio a San Giovanni Rotondo!

Isabella era ostinata a partire per la Toscana, ignara delle intenzioni di sua madre. Telefonò a sua zia, ma lei inventò tante scuse per non accettare la sua richiesta. La zia Marina era abituata a non avere troppe rogne, lei che dinanzi ai veri problemi, si era sempre dileguata, lei che nei confronti della sorella anziana aveva mostrato sempre un grande distacco ed era già tanto se ascoltava le sue lamentele per telefono.

Era stata comunque molto brava a farsi plagiare, fino a prendere per oro colato tutte le sue paturnie, riuscendo persino a rompere i ponti con sua nipote Giorgia. Adesso Giorgia sperava che sua madre e sua sorella venissero ospitate da questa zia che si atteggiava a saputella, ma che non dava mai una mano nel vero momento del bisogno.

Isabella non si rassegnava all’idea di non andare a conoscere il nuovo frate che aveva adocchiato su fb, né tanto meno che la zia potesse essere sempre impegnata! Non aveva ancora aperto gli occhi per poter capire che la zia Marina non si era mai preoccupata di lei, né di sua madre e inoltre non voleva avere fastidi.

Ovviamente Isabella non le aveva parlato del suo obiettivo: l’eventuale incontro con un frate, perché avrebbe fatto una brutta figura! Era anche furba, nonostante la sua malattia. La zia viveva soltanto per sé stessa e non avrebbe mai avuto l’iniziativa di invitare l’anziana sorella con la nipote malata, né tanto meno la loro badante. Camilla però non aveva il coraggio di ammettere che sua sorella era una persona fredda e insensibile.

Nella sua vita, lei era abituata soltanto a ricevere e non a dare. Giorgia, un giorno ebbe una sorta di illuminazione: capì che sua zia Marina sperava che Camilla trascorresse un lungo periodo in Campania, perché così facendo, non ci sarebbe stato il “pericolo” di autoinvitarsi e trasferirsi a casa sua, mentre vivendo sempre a Torino, prima a o poi, questo rischio ci sarebbe stato. Adesso tutto quadrava.

A quel punto, Giorgia, poteva solo augurarsi che davvero il desiderio di sua madre e di sua sorella si potesse coronare, non solo per mettere un po’ in subbuglio la zia poco amorevole, ma soprattutto perché stando a contatto diretto con la sorella e la nipote, finalmente si sarebbe resa conto della gravità della situazione. Camilla sentiva per telefono la sorella, di tanto in tanto e finalmente Marina si era tranquillizzata, avendo capito che non avrebbe corso più il pericolo di doverle ospitare.

AIUTARLE DIVENTA UN’IMPRESA ARDUA

Isabella, da giovane, ragazza molto intelligente, si era laureata in ingegneria col massimo dei voti. Aveva coltivato, come la madre, l’hobby della scultura ed era anche molto brava, aveva persino organizzato mostre.

A seguito della malattia non toccò più argilla e attrezzi da lavoro, diventando col tempo sempre più apatica. Durante i periodi di relativo benessere restava buttata a letto o peggio ancora davanti alla TV, dove non c'era programma che potesse interessarla. Unica eccezione era per la funzione religiosa, specie dove il Papa celebrava la Santa Messa e predicava. Isabella a quell'epoca seguiva il Santo Rosario meccanicamente.

I medici specialisti, il CPS e i Servizi Sociali che la seguivano, le avevano consigliato di frequentare qualche centro diurno, dove trovare compagnia di altre persone, magari disagiate o con problemi di salute simili ai suoi, per contemporaneamente essere seguita da volontari e operatori specializzati.

La finalità sarebbe stata anche quella di alleggerire sua madre, da tempo provata, che anziché godersi la vecchiaia in tranquillità, adesso doveva farsi carico delle angosce e paranoie della figlia malata, senza mai avere un attimo di tregua.

Isabella non aveva nessuna intenzione di staccarsi dalla madre, né tanto meno di frequentare altra gente. Era già tanto che accettasse la badante, di cui non poteva fare a meno. Proprio lei che era sempre stata asociale, adesso non poteva per nessuna ragione sopportare la compagnia di gente problematica, credendosi oltretutto ella stessa in piena salute fisica e mentale.

In verità Isabella avrebbe avuto bisogno di forti emozioni, come il gioco d’azzardo o qualche nuova conoscenza maschile, in particolare di sacerdoti o frati. Fortunatamente però non si presentarono favorevoli occasioni, altrimenti chissà cosa avrebbe combinato.

STRANO AMORE

La zia Marina, conoscendo il carattere della sorella maggiore che amava soltanto essere assecondata e mai essere contraddetta, si conquistava sempre la fiducia e la stima di questa congiunta, dandole ragione se lei non aveva voglia di prendere un farmaco prescritto, di sottoporsi ad una visita o a un controllo medico, lei era la sorella perfetta e anche quando si trattava di una scelta poco praticabile o sconsigliata, a causa del stato di salute precario, lei era sempre pronta a incoraggiarla: “Hai voglia di fare un viaggio?

Prendi un aereo e ci vai! Senza dover dire niente a nessuno, basta che tu ne abbia voglia!” Così facendo, si guadagnava i meriti di una sorella affettuosa e premurosa. Affettuosa e premurosa fino ad un certo punto! Perché guai se si fosse presentata l’occasione di ospitare questa sorella con la figlia in casa sua! Perché in quel caso sarebbero nati tutti gli impedimenti, le difficoltà e le scuse buone per tenere alla larga questa sorella anziana, per cui il messaggio nascosto dentro quest’ atteggiamento era il seguente:

“Fai quello che vuoi, rompiti il collo dove ti pare, l’importante che tu lo faccia sempre lontano da casa mia!”

L’AGOGNATA MOSTRA

Fortunatamente la sfera intellettuale di Camilla non era stata compromessa. Se nella sua vita lei aveva realizzato delle notevoli opere d’arte scultoree, nella vecchiaia, continuava ad essere saltuariamente produttiva.

La scultura per lei era anche una valvola di sfogo. Camilla ambiva organizzare ancora una mostra, ma non si rendeva conto che ciò comportava un dispendio di energie che non avrebbero compensato i risultati. In pratica, Camilla non voleva accettare o capire che i tempi erano cambiati e che l’interesse culturale e artistico “purtroppo” con passar del tempo era andato a scemare, per cui il gioco non valeva la candela.

Il deficit cognitivo di Camilla però le faceva vedere tutto statico e siccome ricordava l’ultima sua mostra risalente ad un anno prima, essendo stata visitata da tantissime persone, in quanto Camilla era molto conosciuta nella sua città d’origine. Adesso a Torino, dove non la conosceva nessuno, sarebbe stato tutto diverso e quindi la sua mostra non avrebbe di certo avuto lo stesso esito positivo.

Camilla non faceva altro che martellare Giorgia con gli stessi discorsi, perché questo desiderio era diventato il suo chiodo fisso, invece di preoccuparsi della figlia malata e dei problemi reali. Un giorno Giorgia pensò di farla incontrare con l’ Assessore alla Cultura, con cui parlare della eventuale mostra da organizzare, ma lei si rifiutò di incontrarlo, adducendo la scusante di non essere presentabile, a causa dei suoi capelli non sistemati, quindi sfogò la rabbia sulla figlia che, sempre a suo dire, doveva essere Giorgia stessa a parlare con lui.

Va detto che...se Giorgia riteneva più opportuno che fosse sua madre a parlare direttamente con l’Assessore, era semplicemente per non avere responsabilità e per evitare quindi di essere poi colpevolizzata, nel caso in cui ci sarebbero stati degli impedimenti di sorta. Al punto, Camilla si rassegnò finalmente all’idea di non organizzare più la mostra nella Sala Consiliare del Comune di Torino. In caso positivo, sarebbero stati Giorgia e suo marito a doversi sobbarcare la fatica, ma questo a lei poco interessava. In quel frangente sembrava che Camilla avesse perso l’entusiasmo di allestire una mostra di scultura. L’importante era però che continuasse a scolpire.

E questo era molto vantaggioso e bene accetto dalla figlia. Camilla era tanto egoista da non considerare le difficoltà o impedimenti che si sarebbero potuti presentare, pretendeva di avere tutto pronto, senza doversi confrontare con nessuno e senza dover fare la minima fatica. Era sempre pronta a lamentarsi ed a pretendere tutto da Giorgia, come se questa avesse la bacchetta magica.

Passato un po’ di tempo, Camilla prese a ripetere a Giorgia: “Allora, quando mi organizzi la mostra? Perché prima mi dicevi che l'avresti fatto?” Era evidente che rimuoveva i discorsi passati, proprio perché non aveva più memoria, ma quando Giorgia le faceva notare che l'argomento era stato già affrontato e chiarito, lei si arrabbiava e negava l’evidenza.

Giorgia, nonostante la stressante fatica a cui era di routine sottoposta, continuava ugualmente ad avere una pazienza infinita, il che non era per niente facile ed infatti, ogni volta che la incontrava o la sentiva, era come se ricevesse una pugnalata, ma continuava ugualmente a sopportare, mordendo il freno, le accuse e l'atteggiamento vittimistico dell'anziana madre.

SFIDARE IL MEDICO DI BASE

Camilla non faceva altro che assillare la badante affinché l’accompagnasse dal medico di famiglia. Quando arrivò il giorno stabilito, si presentò dal medico e gli disse: “Sono venuta qui per parlare con lei.” Il medico rispose: “Probabilmente non sono la persona giusta”. Camilla replicò: “Devo dirle che ho deciso di non prendere più i farmaci che mi ha prescritto! Perché ho visto che non ne ho bisogno, dato che non migliorano il mio stato di salute!”

Camilla, vedendosi contraddetta dal medico, si accalorava sempre di più, come se volesse convincerlo delle sue idee. A quel punto lui, dopo averle spiegato le motivazioni per cui era giusto che lei continuasse a prendere quei farmaci, si spazientì e le disse: “Se lei non vuole curarsi, non deve venire più da me!” Alla fine, la discussione finì quasi in un litigio, dal quale Camilla uscì quasi sconfitta.

IL MIRACOLO INCONSUETO

Di solito, una donna che vorrebbe trovare il suo amore, si reca nei luoghi di turismo di massa: Rimini, Riccione, Ibiza, ecc. e chiaramente si auspica che l’uomo non debba essere vincolato da alcun legame. Ma siccome Isabella è un caso a sé, anche il profilo dell’uomo dei suoi sogni dovrà essere molto particolare, cioè giovane, di bella presenza, insomma uno con cui poter instaurare un rapporto non solo di tipo fraterno, forse per questo lei puntava sempre sul sicuro, scegliendo tra i frati…

non uno in particolare, ma sarebbe andato bene uno qualsiasi, tra i tanti contattati via internet e da conoscere in seguito nel luogo in cui svolgevano il loro ministero. Ecco il motivo per cui le località predilette da visitare da Isabella erano sempre: Basiliche, Monasteri e Santuari.

L’ultima sua meta era stata Lourdes: in questo luogo dove molti pellegrini affidano alla Madre Celeste le loro preghiere, Isabella sapeva di poter andare a trovare la sua conoscenza più recente fatta on line, per cui era andata anche a chiedere alla Madre Celeste un miracolo inconsueto, cioè la grazia che questo contatto diventasse l’uomo della sua vita, disposto quindi a rinunciare ai voti, per sposarla; anche perché con tutti i consacrati incontrati in passato, il suo sogno non si era mai realizzato.

Sembrava tutto a posto, quando arrivate a Lourdes, Isabella e la badante, fortunatamente Isabella non dava ancora segni di squilibrio, ma mancavano pochi giorni alla scadenza dell’effetto della cura e infatti, un paio di giorni prima del rientro, Isabella, in modo repentino, come succedeva puntualmente, era in preda ai deliri, mettendo a dura prova la badante. Quindi come era di prassi, perseguitava tutti i suoi parenti e conoscenti con le sue telefonate, di giorno e di notte, senza far dormire la povera badante. Addirittura le puntava la luce del cellulare sul volto per non farla dormire.

Non aveva proprio pietà. Come se non bastasse, durante il pranzo in mezzo ai pellegrini, la umiliava ad alta voce dicendole: “Vergognati, stai mangiando a sbafo perché ti ho pagato tutto io!” E Altre frasi inconsulte e improprie. Tutti avevano capito che era una malata mentale. Isabella si comportava con la badante in modo molto aggressivo e tendeva pure questa volta a schiavizzarla, a umiliarla, ma ovviamente la donna dall’infinita pazienza alla fine le rispondeva a tono, sottolineando che era lei che aveva bisogno della sua assistenza e quindi era giusto che la pagasse! E non solo, le disse pure che si prometteva di non accompagnarla mai più da nessuno parte, per quello che avrebbe dovuto patire!”

Il giorno della partenza, aveva lasciato persino digiuna la badante, perché avendo perso la colazione, essendosi alzata tardi, nonostante ciò non le aveva dato nemmeno i soldi per poter fare colazione al bar. Poi si fermava in mezzo alla strada facendosi intenerire da giovani balordi che fingevano di essere poveri e chiedevano l’elemosina. Lei senza alcun timore, apriva la borsetta, il portafoglio e sganciava i soldi, col rischio pure di farsela rubare, insieme ai documenti.

La badante, poveretta, doveva riprenderla e metterla in guardia per come si comportava, ma lei era incorreggibile. Si comportava in modo generoso con gente balorda e falsa e faceva la taccagna con la sua badante, paziente e sensata, che avrebbe meritato piuttosto tutto il suo rispetto.

Isabella perseguitava inoltre con le sue frasi insulse, persino il gestore dell’hotel. Questa volta, comunque, il suo bersaglio principale era il parroco del Santuario di Lourdes, che aveva da poco tempo conosciuto. In quei giorni Isabella aveva fatto lunghe camminate, tanto da far sanguinare un piede. Lei comunque non era andata a Lourdes in veste di pellegrina, né tanto meno per visitare il paese e i luoghi in cui aveva vissuto Santa Bernardetta, né aveva partecipato alla fiaccolata. Mostrava (come era prevedibile) un disinteresse totale sia per la preghiera sia per il luogo sacro e la cosa peggiore era che aveva impedito persino alla badante di visitare quei luoghi tanto importanti. Il suo chiodo fisso era soltanto il sacerdote di cui si era invaghita, per cui ogni giorno si recava da lui solo per parlargli.

Arrivata al momento di fare il bagno in piscina, si era bagnata i piedi e si era messa a gridare perché a suo avviso l’acqua era troppo fredda... Nonostante ciò, lei si ostinava a raggiungere la grotta del Santuario, perché si era messa in testa di parlare col parroco.

Lo stesso giorno della partenza, Isabella, nonostante le raccomandazioni della badante, decise di uscire a sua insaputa, perché doveva andare a raggiungere e importunare il povero sacerdote, sapendo che ad un certo orario si sarebbe recato presso la grotta per recitare il Santo Rosario. Motivazione: voleva “sistemarsi” con lui prima che sua madre morisse, data l’età. Nessuno glielo poteva togliere dalla testa.

Claudia, stressata più che mai, molto preoccupata, intanto mandava messaggi a Giorgia, per metterla al corrente dell’incubo che stava vivendo e subito si mise a cercarla disperatamente. Piangeva per strada perché non la trovava. Fortunatamente dopo mezz’ora la trovò davanti alla chiesa della grotta, mentre aspettava il sacerdote che stava confessando i fedeli.

Come se non bastasse, Isabella, tanto astuta, con tono perentorio avrebbe preteso di avere da Claudia i biglietti dell’aero per il ritorno, dicendole che eventualmente, se avessero perso l’aereo, lei avrebbe deciso di partire il giorno successivo, non preoccupandosi quindi di perdere tanti soldi, ma la badante non si fece intenerire da quella proposta assurda e così glieli negò e le disse che se lei fosse rimasta un altro giorno a Lourdes, lei sarebbe partita ugualmente lasciandola sola.

Il pensiero di restare un’altra notte con Isabella, già la terrorizzava! Isabella avrebbe voluto tenere in pugno la badante, appena avesse avuto in mano i biglietti dell’aereo. Come se non bastassero tutte le angherie che le faceva, arrivò pure a minacciarla: “Se tu racconterai tutto a mia madre, ti licenzio!” Lei, per tenerla buona, la rassicurava, ma sapeva benissimo che non poteva mantenere questo segreto, perché sua madre doveva esserne a conoscenza e tra l’altro sapeva benissimo che Isabella non avrebbe avuto il potere di licenziarla, dato che veniva pagata da Camilla.

Inoltre Isabella non si rendeva conto che se sua madre l’avesse licenziata, lei sicuramente avrebbe trovato presto un altro lavoro, magari più tranquillo e più tutelato, mentre entrambe avrebbero fatto fatica a trovare una badante brava e attenta come lei!

La cosa più sconcertante era che Isabella credeva di poter sottomettere con la prepotenza la sua badante, proprio lei che aveva perso ormai la propria dignità e che aveva bisogno degli altri. Lei non solo era incapace di gestirsi, essendo al tempo stesso ingestibile e questa era la cosa più grave.

Camilla intanto, da casa, stava in continua apprensione per sua figlia, messa al corrente dalla badante, preoccupata soprattutto perché si trovava in un luogo molto lontano. A parte tutto, il guaio della faccenda era che Camilla non imparava nulla dalle esperienze passate, perché anche lei, come la figlia stessa, dopo un po’ avrebbe rimosso tutto.

Dopo il rientro da Lourdes, quando Camilla parlava per telefono con le sue sorelle, raccontava l’esperienza di sua figlia minimizzando ogni cosa, come se fosse andato tutto a gonfie vele e come se lei fosse partita e si fosse comportata in veste di pellegrina devota. A quel punto le sue sorelle mostravano compiacimento, prendendo sempre alla lettera i discorsi della sorella anziana.

Evidentemente Claudia raccontò tutto a Camilla, soprattutto che era l’ultima volta che lei l’avrebbe accompagnata in viaggio da qualche parte. A quel punto, vedendosi scoperta e messa alle strette, Isabella diventò aggressiva inveendo contro di lei e la cacciò via. Purtroppo Isabella, ormai era come se avesse perso tutti i connotati di un essere umano, avendo acquisito più le caratteristiche di un animale che agisce solo per istinto.

Camilla non se ne rendeva conto o forse fingeva di non saperlo, abituata com’era a osservare tutto non nella situazione presente, ma per come si presentava in passato. Non ci si poteva aspettare ormai nulla di buono dalla madre e dalla figlia e non c’era spazio neanche per la speranza! Una cosa era certa, se avessero continuato a trattare in questo modo le badanti, avrebbero rischiato di restate da sole, quindi abbandonate a sé stesse.

Camilla infatti non aveva voce in capitolo, per cui era costretta ad obbedire alla figlia malata, per paura di dover assistere alle sue scenate isteriche.

L’ETERNA INSODDISFAZIONE

Camilla, dopo che Giorgia si era sposata e trasferita a Torino, di tanto in tanto faceva pesare a tale figlia questa sua decisione, per altro giustificata dal matrimonio e dalle esigenze di lavoro, ma che vedeva come un abbandono voluto. Lei si sentiva abbandonata e probabilmente si poteva un po’ giustificare la sua progressiva perdita di affetto nei confronti di Giorgia. Tutto ciò avrebbe potuto far pensare a un forte legame tra lei e la figlia lontana, dato che la sua ambizione sarebbe stata averla vicina.

Quando dopo tanti anni, a causa delle sopraggiunte complicazioni di salute, Giorgia la accolse vicino casa sua, in teoria sarebbe dovuto avverarsi un sogno: potere stare finalmente vicino alla figlia, ma in effetti non fu così! Lei non ne apprezzava la vicinanza, ma neanche glia aiuti che le dava, considerando più delle volte una forma di ingerenza e manifestando a ogni occasione il desiderio di tornarsene a vivere nella sua casa della Campania, lei e Isabella, sua figlia prediletta.

Camilla se da un canto lamentava il fatto di sentirsi poco benvoluta, dall’altro canto, mostrava di gradire poco la presenza di Giorgia.

ALTRE RIFLESSIONI

In verità, il fatto che Camilla avesse preso di mira sua figlia Giorgia diventata adulta, considerandola figlia irrispettosa, indisponente e persino cattiva, non era solo perché si era sentita abbandonata dopo il suo trasferimento in Piemonte, ma in verità esisteva anche un altro motivo: Giorgia, da persona saggia e corretta che era, la riprendeva tutte le volte che sbagliava e soprattutto, cercava di metterla di fronte alla realtà, spronandola ad assumersi le proprie responsabilità, consapevole del fatto che non era mai stata responsabile delle proprie azioni, avendo chiaramente mostrato un carattere di scarso equilibrio.

Camilla infatti aveva sempre preferito vivere come lo struzzo, con la testa sotto la sabbia. A suo avviso era immorale e ingiusto considerare il fatto che sua figlia potesse intromettersi nelle sue scelte o addirittura farle “la morale”, proprio a lei che si sentiva perfetta e irreprensibile.

Certo, in teoria, i figli non dovrebbero contraddire mai i genitori, ma solo se questi si guadagnano la stima, dando per primi l’esempio. Spesso Camilla, per puntualizzare e far pesare a Giorgia che sbagliava nei sui confronti, le diceva con tono arrogante: “Sai? Io non mi sono mai permessa di riprende mia madre! L’assecondavo sempre, ero gentile ed educata con lei! Tu invece mi tratti come una pezza da piedi!”

Quando Giorgia ribatteva, rispondendole in modo adeguato, che lei comunque non avrebbe potuto confrontarsi con la nonna, “donna tra l'altro di altra epoca e differenti usanze”, Camilla andava in escandescenza. Non riusciva a capire che il paragone con sua madre non calzava assolutamente! La nonna infatti era una persona equilibrata, corretta, saggia, coscienziosa, tranquilla e razionale... proprio tutto il contrario di sua figlia.

Non a caso Giorgia aveva un ricordo bellissimo della nonna e non si era mai permessa di pronunciare nei suoi riguardi una parola di troppo. Tra nonna e nipote esisteva un feeling particolare. D’altro canto, la nonna, essendo già abbastanza anziana, “specie quando viveva dalla figlia” non riusciva ad accorgersi dello strano comportamento di Camilla e inoltre, dato che lasciò questa terra, all’età di ben cento anni, non ebbe modo di rendersi conto del peggioramento della salute di sua nipote, né tanto meno quanto sia stata nociva la convivenza tra Camilla e Isabella.

Per questo motivo, il rapporto di convivenza con la nonna era stato tutto sommato tranquillo, tranne per l’ultimo periodo in cui la nonna perse il lume della ragione, causa la demenza senile. Camilla, proprio in quel cruciale ultimo tempo, non si dava pace del fatto che sua madre non riuscisse più a ragionare, per cui andava in bestia tutte le volte che non si sentiva da lei capita.

Si irritava e urlava contro l'anziana madre, perché ad ogni costo avrebbe voluto essere capita e avere dei dialoghi sensati, mentre la poveretta non riusciva più ad assecondarla. Giorgia restava stupita dinanzi a simili comportamenti e spesso apostrofava la madre: “Lasciala stare! - le diceva - Perché vuoi ragionare con la nonna? Non vedi che non c’è più con la testa? Cerca di capire, assecondala e basta!”

In quanto a Giorgia e Camilla, non esisteva più tra loro una e vera e propria comunicazione. La verità faceva male a Camilla e ogni volta che Giorgia le diceva qualcosa di sensato o le muoveva qualche critica anche costruttiva, per Camilla era come ricevere una coltellata e si ostinava imperterrita a voler vivere nella continuazione di un interminabile ed irripetibile passato.

ATTACCO DI PANICO AL CENTRO COMMERCIALE

Da quando Isabella non guidava più la macchina, il sabato, insieme a sua madre e alla badante che fungeva da autista, si recavano per gli acquisti alimentari e non, presso il più grosso Centro commerciale esistente a Torino. Un giorno, arrivate sul posto, Isabella decise di servirsi della scala mobile per salire sino al reparto abbigliamento, pretendendo di essere seguita da sua madre che camminava a malapena e dalla badante. Al tale proposito Camilla si oppose:

“No, io non posso salire! Sono stanca! Rimango qui al bar, così mi prendo un gelato e sto un po’ seduta... e poi tu perché ti devi comprare sempre vestiti che nemmeno metti? Non ti allontanare!” Isabella insistendo: “No! Tu vieni con me! Allora mi accompagna Veronica!”

Tra una parola e l'altra, arrivarono quasi all'ennesimo litigio, perché ognuna di loro la voleva vinta. Camilla, ancora battendo su quel tasto, insistette: “Non è possibile, Veronica non ti può accompagnare! Deve andare a fare la spesa per mangiare!”

Nel frattempo la badante combattuta e in evidente difficoltà, non sapeva chi accontentare: restare con l’anziana donna, restare con Isabella o fare la spesa, ma a quel punto Camilla la comandò a bacchetta: “Vai a fare la spesa...te lo ordino!”

Al punto le tre donne si divisero. Dopo circa venti minuti, Isabella, dopo aver comprato un capo di abbigliamento, scese al piano inferiore per ricongiungersi con sua madre e con la badante, ma non vide nessuna delle due. Presa dalla paura ebbe un attacco di panico, si mise a urlare e a piangere: “Mamma! Dove sei!? Mamma! Dove sei?!”

I presenti osservavano sbigottiti, si avvicinarono quindi gli addetti alla sicurezza assieme ad un medico che: datosi il nevrastenico stato d'animo di Isabella, chiamarono il 118 ed arrivò l’ambulanza. Nel frattempo, tramite altoparlante fu comunicato l'avviso alla madre ovviamente con nomi e cognomi, ma Camilla, pur sentendo, non si rese conto di quel che stava accadendo alla figlia.

Dopo un po’ arrivò la badante che trovò Isabella buttata per terra, priva di forze, attorniata dagli addetti sanitari e dal personale del negozio. Andò a cercare Camilla e la trovò ancora seduta al bar, tranquilla, come se nulla fosse successo.

Messa al corrente del fatto Camilla, anziché correre dalla figlia, imperterrita rispose beatamente: “Lascia stare, non ti preoccupare, domani andremo a trovarla in ospedale. Peggio per lei che si è allontanata!”. La badante restò esterrefatta e si rese conto ancora di più di quanto Camilla fosse peggiorata e come fosse anche lei fuori testa.

Quando Isabella si fu ripresa, alcuni dei presenti inveirono contro la badante, in quanto non avrebbe dovuto lasciare da sola l’anziana donna e tanto meno una persona malata di mente come Isabella... donne fragili affidate alla sua custodia e responsabilità. Veronica, offesa nella sua dignità, da quel giorno si ripropose di non uscire mai più con tutte e due nello stesso tempo, in quanto ingestibili e troppo pericolose.

La badante, in effetti aveva commesso l’errore di obbedire a Camilla, senza considerare che ormai l’anziana e ostinata donna aveva perso completamente il senno. Sarebbe stato più sensato, da parte sua, accompagnare Isabella per poi magari fare la spesa insieme. Camilla non era più in grado di capire che sua figlia non poteva più camminare da sola... e si ostinava pertanto ad ignorare la sua diagnosi, pur conclamata già da tantissimi anni.

EGOCENTRISMO IN CUCINA

Giorgia ebbe la felice idea di regalare un frullatore a sua madre, dato che essendo completamente senza denti, non potendo ingerire nulla, sarebbe stato utile per lei poter mangiare tutti quei cibi che non avrebbe potuto masticare, così avrebbe pure risolto il problema della stitichezza.

Giorgia parlò con la badante, raccomandandole di cucinare per lei e di frullare tutto e lei ne fu entusiasta. Purtroppo però Camilla si rifiutò di farsi aiutare in tal senso, perché disse che soltanto i neonati si sarebbero potuti nutrire di omogeneizzati. Disse con arroganza: “Ma come vi è venuta l’idea di comprare questo frullatore? Mia figlia ha fatto una spesa inutile! Non c’è bisogno che cucini tu! Continuerò a cucinare io, come ho sempre fatto! Io sono più capace di te!”

La cosa più tremenda era che Camilla cucinava male e soprattutto in modo poco sostanzioso. Ad esempio preparava a Isabella la pastina in bianco e quelle poche cose che andavano bene per sé stessa, come se anche sua figlia avesse le sue stesse esigenze. Di conseguenza Isabella non si nutriva a sufficienza, saziando l’ appetito con dolci e merendine, che tra l’altro non sarebbe stato il cibo più sano.

Nessuno poteva azzardarsi a fare delle osservazioni a Camilla, altrimenti lei sarebbe diventata isterica. Purtroppo Giorgia ancora non poteva avere voce in capitolo, fin quando la questione non si fosse risolta dal punto di vista legale, dato che l’iter legislativo sarebbe stato lungo.

Infatti si stava aspettando il giorno dell’ Udienza perché fosse nominato l’amministratore di sostegno per entrambe le donne. Finché la presunzione e l’ego smisurato di Camilla avessero continuato ad avere il sopravvento, madre e figlia sarebbero rimaste in balia di sé stesse.

L’ INCONTRO IMPORTANTE

Isabella, già da anni telefonava al Papa e ovviamente rispondeva la segreteria telefonica. Era diventata la sua fissazione e quando era in preda ai deliri, diceva ed era convinta di essere la fidanzata. Il sogno che coltivava nella sua mente malata era quello di sposarsi un giorno con il Santo Padre, dopo che questi avesse rinunciato ai voti.

Sperava Isabella di partecipare ad un pellegrinaggio organizzato e diretto appunto dal Sommo Pontefice, facendosi accompagnare dalla solita badante Claudia, nonostante le due recenti traumatiche esperienze fattele passare. Probabilmente Isabella non si rendeva conto che questa volta Claudia non l'avrebbe assecondata, nemmeno se sua madre l’avesse pagata oro. Madre e figlia, “ambedue affette da palese debolezza mentale” pensavano che coi soldi avrebbero potuto ottenere tutto, anche l’impossibile.

Isabella aveva già prenotato il viaggio, “tramite agenzia”, senza nemmeno interpellare la badante e questo, tra l'altro, durante il periodo natalizio, dando per scontato che Claudia avrebbe acconsentito. Alcuni giorni prima della partenza e dopo che la badante aveva espressamente dato il suo negativo parere, ovvero di non accompagnarla per nessun motivo, Camilla si scagliò verbalmente contro Claudia: “Non puoi lasciare Isabella da sola! Lei ha bisogno di te! Dobbiamo procurarci un’altra badante?”

Camilla era convinta che sua figlia dovesse essere sempre assecondata, persino nelle scelte più insensate come quella di cui si trattava e inviperita continuò a scagliarsi contro la povera Claudia: “Per Isabella è importante incontrare il Papa!”

Claudia, forse per paura di essere licenziata, per eccessiva bontà o per ingenuità che fosse, acconsentì alla fine alla balzana proposta. La malcapitata badante, sotto il fuoco incrociato di madre e figlia e timorosa che Isabella, senza di lei, sarebbe comunque partita da sola, con tutte le sue perplessità e titubanze accettò.

In verità... Isabella, “tra l'altro in particolare periodo di crisi” non sarebbe partita da sola, non ne sarebbe stata capace e questo lo si deduceva anche dal panico che l'aveva colta nel supermercato a Torino. Camilla aveva “però” pur sempre un suo potere decisionale e difendeva come al solito la figlia a spada tratta, senza badare a spese e probabili pericolose conseguenze.

Claudia non aveva mai visto Roma, perciò un poco di tentazione la sollecitava pure ad affrontare il non facile compito. Il giorno della partenza arrivò. Isabella, eccitata più che mai, si era già fatta i conti senza l’oste. Il viaggio andò bene, ma dopo un solo giorno, Isabella già dava i numeri.

Durante la celebrazione della S. Messa, Isabella guardava estasiata il Papa, lo osservava con fervente ammirazione, adesso lui era propri lì, vicino a lei, in carne ed ossa. Aveva vicino a sé l’amore che aveva sempre sognato. Non era interessata al rito religioso o al lato spirituale nella maniera più assoluta! A lei interessava il Papa come persona, come potenziale uomo della sua vita, come suo sposo e sognava, sognava, fino ad auto convincersi di dover mettere in atto qualcosa di concreto.

Quando la cerimonia religiosa si concluse, Isabella si precipitò verso di lui, si mise a correre all’impazzata per poterlo raggiungere, spingendo in malo modo le persone che si trovava davanti, gridando nel frattempo: “Francesco!...Francesco!... Amore mio! Sono qui! Sono venuta apposta per te!... Ti amo!...”

La gente guardava incredula, mentre Isabella giunta di fronte al tanto sospirato Papa, gli si avventò contro per abbracciarlo ed ovviamente questi preso in contropiede e imbarazzatissimo, non riusciva a capire cosa stesse accadendo.

Accorsero le guardie del corpo che a fatica staccarono Isabella dal Santo Padre, mentre lei si dimenava e farfugliava parole incomprensibili. Qualcuno chiamò il 118 e Isabella fu trasportata in ambulanza in ospedale, accompagnata ancora da certificazione di ricovero coatto. A quel punto, Claudia non poteva ripartire per Torino senza Isabella, il rientro avrebbe dovuto essere due giorni dopo, per cui quella vacanza “fuori porta” le costò davvero cara. Dovette forzatamente restare a Roma per venti giorni ancora, ovvero per tutto il tempo in cui Isabella rimase ricoverata.

Nel frattempo Giorgia dovette premurarsi di mandare i soldi a Claudia, tramite bonifico, onde poter far fronte alle spese di mantenimento. Naturalmente Camilla dovette sborsare una considerevole cifra di denaro per quella assurda vacanza pur di accontentare Isabella. Claudia, in quella traumatica nell'occasione patì un sacrificio che non meritava:

Si venne a trovare improvvisamente in una città a lei sconosciuta, lontano da casa e dai suoi familiari. Il colmo dei colmi fu il finale della faccenda:

al rientro dallo “straordinario”’ pellegrinaggio, Camilla, che non si dava mai per vinta, dopo aver ascoltato tutte le sacrosante lamentele e vicissitudini sofferte da Claudia, con la solita aria di insindacabile saputella, ebbe il barbaro coraggio di dire:

“Claudia, non importa ciò che è successo! Non bisogna piangere sul latte versato! L’importante è che Isabella abbia potuto coronare il sogno d' incontrare personalmente il Papa! Almeno si è tolta questa soddisfazione!”. Intanto Isabella meditava di organizzare un altro pellegrinaggio a Roma, in cui lei avrebbe potuto incontrare di nuovo Papa Francesco, visto che il primo tentativo era miseramente fallito.

Della vicenda non portata al termine desiderato, ella attribuiva la colpa a quelle invadenti ed inopportune guardie svizzere, che si trovarono al posto sbagliato in un momento sbagliato... e così si pronunciò: “Chissà... magari la prossima volta ci saranno di turno delle guardie svizzere più comprensive che mi lasceranno abbracciare il Papa!”

CONCLUSIONE

In verità, il fatto che Camilla avesse preso di mira sua figlia Giorgia diventata adulta, considerandola figlia irrispettosa, indisponente e persino cattiva, non era solo perché si era sentita abbandonata dopo il suo trasferimento in Piemonte, ma in verità esisteva anche un altro motivo: Giorgia, da persona saggia e corretta che era, la riprendeva tutte le volte che sbagliava e soprattutto, cercava di metterla di fronte alla realtà, spronandola ad assumersi le proprie responsabilità, consapevole del fatto che non era mai stata responsabile delle proprie azioni, avendo chiaramente mostrato un carattere di scarso equilibrio.

Camilla infatti aveva sempre preferito vivere come lo struzzo, con la testa sotto la sabbia. A suo avviso era immorale e ingiusto considerare il fatto che sua figlia potesse intromettersi nelle sue scelte o addirittura farle “la morale”, proprio a lei che si sentiva perfetta e irreprensibile.

Certo, in teoria, i figli non dovrebbero contraddire mai i genitori, ma solo se questi si guadagnano la stima, dando per primi l’esempio. Spesso Camilla, per puntualizzare e far pesare a Giorgia che sbagliava nei sui confronti, le diceva con tono arrogante: “Sai? Io non mi sono mai permessa di riprende mia madre! L’assecondavo sempre, ero gentile ed educata con lei!

Tu invece mi tratti come una pezza da piedi!” Quando Giorgia ribatteva, rispondendole in modo adeguato, che lei comunque non avrebbe potuto confrontarsi con la nonna, “donna tra l'altro di altra epoca e differenti usanze”, Camilla andava in escandescenza. Non riusciva a capire che il paragone con sua madre non calzava assolutamente! La nonna infatti era una persona equilibrata, corretta, saggia, coscienziosa, tranquilla e razionale... proprio tutto il contrario di sua figlia.

Non a caso Giorgia aveva un ricordo bellissimo della nonna e non si era mai permessa di pronunciare nei suoi riguardi una parola di troppo. Tra nonna e nipote esisteva un feeling particolare. D’altro canto, la nonna, essendo già abbastanza anziana, “specie quando viveva dalla figlia” non riusciva ad accorgersi dello strano comportamento di Camilla e inoltre, dato che lasciò questa terra,

all'età di ben cento anni, non ebbe modo di rendersi conto del peggioramento della salute di sua nipote, né tanto meno quanto sia stata nociva la convivenza tra Camilla e Isabella. Per questo motivo, il rapporto di convivenza con la nonna era stato tutto sommato tranquillo, tranne per l’ultimo periodo in cui la nonna perse il lume della ragione, causa la demenza senile. Camilla, proprio in quel cruciale ultimo tempo, non si dava pace del fatto che sua madre non riuscisse più a ragionare, per cui andava in bestia tutte le volte che non si sentiva da lei capita. Si irritava e urlava contro l'anziana madre, perché ad ogni costo avrebbe voluto essere capita e avere dei dialoghi sensati, mentre la poveretta non riusciva più ad assecondarla.

Giorgia restava stupita dinanzi a simili comportamenti e spesso apostrofava la madre: “Lasciala stare! - le diceva - Perché vuoi ragionare con la nonna? Non vedi che non c’è più con la testa? Cerca di capire, assecondala e basta!” In quanto a Giorgia e Camilla, non esisteva più tra loro una e vera e propria comunicazione. La verità faceva male a Camilla e ogni volta che Giorgia le diceva qualcosa di sensato o le muoveva qualche critica anche costruttiva, per Camilla era come ricevere una coltellata e si ostinava imperterrita a voler vivere nella continuazione di un interminabile ed irripetibile passato.

Giorgia si ricordò delle parole dette durante una conversazione telefonica con sua madre, anni prima. Camilla aveva circa sessant’anni, quando dopo essere stata messa al corrente della malattia di sua figlia, piangendo, pronunciò questa frase: "Perché doveva ammalarsi proprio la mia figlia preferita?"

La sua stranezza, come si può facilmente capire, non dipendeva dall'età avanzata che ancora non c'era, ma dal suo innato carattere. Ebbene, Giorgia provò compassione e dolore per la malattia di sua sorella, ma nello stesso tempo, commiserazione per sua madre, che con l'ingenuità di una bambina, le svelò il suo sentimento malato.

È inammissibile che una madre possa avere preferenze verso una figlia e ancor di più grave è il confidarlo proprio alla figlia meno considerata. Giorgia, dopo tale affermazione, ne rimase colpita negativamente, ma non riferì a nessuno dell'accaduto, pur di non fare sfigurare sua madre, fatta eccezione per suo marito, a cui confidava ogni cosa.

Evidentemente il narcisismo di cui Camilla soffriva, la induceva ad avere delle preferenze, infatti prediligeva Isabella, essendo per indole molto simile a lei. Inoltre, spesso sottolineava a Giorgia che sua sorella era fisicamente più bella di lei. Aveva l'atteggiamento di una bambina e nello stesso tempo era la dimostrazione di come fosse stato per lei preponderante il lato estetico.

Camilla infatti era un'esteta per eccellenza e non dava quindi importanza ai veri valori della vita. In quel periodo Giorgia rifletté su tante cose, compreso il modo in cui avrebbe dovuto rispondere a sua zia che era andata a visitare in Casa di Riposo e con la quale non aveva approfondito l'argomento solo per eccessiva delicatezza, a differenza di lei che aveva sempre il dente avvelenato.

Se fosse stata più dura di carattere, Giorgia avrebbe voluto e dovuto rispondere a sua zia in questo modo: "Probabilmente non ricordi come in passato tu hai trattato tua madre (la nonna) quando era anziana: senza alcun riguardo. Quando per necessità la ospitasti a casa tua in Estate, dato che mia madre, "tua sorella" era venuta da me a Torino, perché io avevo bisogno di aiuto, avendo partorito da poco e di conseguenza lei non avrebbe potuto assistere la nonna.

Il fatto di ospitarla per un mese e prenderti cura di tua madre, ti pesò così tanto che dopo alcuni anni mi rinfacciasti il fatto che per colpa mia, la nonna vi aveva rovinato le vacanze! Ebbene, se io dovessi trattare mia madre con lo stesso riguardo che tu avesti con la tua, l'avrei rinchiusa già in un ospizio."

A Giorgia vennero in mente tanti ricordi sgradevoli, provò infatti una tale amarezza, come se le fosse crollato il mondo addosso. Avendo un'indole molto buona e proiettando sugli altri le sue stesse qualità e la sua lealtà, aveva per una vita idealizzato tutti questi parenti ed anche sua madre.

Adesso, però, dopo tutte quelle vicissitudini occorse, Giorgia finalmente era stata quantomeno capace di aprire gli occhi e di soppesare quelle persone per quello che erano veramente, vederle e farsi un'idea con obiettività, scoprire la loro pochezza, i loro grossi limiti e la loro spiccata superficialità, nonché una sorta di inconcepibile cattiveria.

Nell' occasione, Giorgia rivalutò i parenti paterni, perché almeno loro si comportarono in modo saggio e comprensivo. Da quel momento Giorgia capì finalmente che l'apparenza inganna, infatti quei parenti materni, che erano dapprima sembrati tanto raffinati e colti, erano in realtà ben altro...e i fatti lo dimostravano.

Camilla si era fissata pure che l'INPS le aveva tolto la pensione di suo marito e a suo avviso i soldi non le bastava per vivere. Non faceva altro che assillare Giorgia col suo vittimismo, come se questa avesse dovuto risolvere il suo ipotetico problema.

Si lamentava che era sempre senza soldi. Non era mai stata una persona responsabile e figuriamoci adesso che era diventata anziana e perdeva anche la memoria, quindi non traeva più insegnamento delle esperienze passate, perché per lei era sempre la prima volta. Tutti i suoi errori li rimuoveva. Era un'incapace e presuntuosa e doveva essere l'autrice della sua incapacità. Il suo carattere non si smentiva mai.

La psicologia del narcisista si compiace sempre delle sue scelte, giuste o sbagliate che siano. Camilla, con convinzione, ribadiva sempre la stessa cosa: “Tutti dicono che io ho il deficit cognitivo, invece sono ancora perfetta e ragiono benissimo!!! Questa è una cosa che non posso tollerare e che mi fa soffrire!”

Analizzando l'essere umano, il fatto di non mettersi a confronto con gli altri, porta ad avere squilibri. Sentirsi perfetti a priori, implica una mancanza di giudizio autocritico, quindi possibilità di modificare i propri comportamenti o punti di vista. Di conseguenza, tali persone, con l'invecchiamento, tendono a prendere posizioni sempre più rigide e meno consone con la realtà.

Camilla si indignava tutte le volte che Giorgia candidamente le raccontava di aver fatto una passeggiata in un bel luogo, perché secondo lei è come se le facesse pesare la limitazione di non riuscire a camminare bene, senonché quando sua figlia le proponeva di provare ad uscire portandosi dietro il tutore, lei si indignava perché non avrebbe sopportato l’idea di essere vista come una vecchia decrepita. Malgrado tutto, Camilla si voleva sentire eternamente giovane.

Così come quando Isabella restava traumatizzata tutte le volte che le veniva praticato il TSO, (trattamento sanitario obbligatorio) inconsapevole che era della sua malattia, allorché Camilla e sua figlia ricevettero la comunicazione onde recarsi presso la Procura di Torino, in momenti diversi, per la procedura dell’amministratore di sostegno a entrambe, rimasero di stucco, tanto da sembrare loro di vivere un incubo.

Il dramma fu inevitabile, considerate le condizioni di salute precarie delle donne, aggravate oltretutto, dalla smisurata presunzione che le rendeva cieche. Era questa la loro rovina...era questo il vero dramma! Erano prigioniere oltre che della patologia dell’una e del decadimento cognitivo dell’altra, della convinzione di avere subito violenza da parte di tutti e soprattutto di Giorgia, essendo convinte di non aver bisogno di un amministratore che le sostenesse a vita e che potesse decidere per loro.

Per questo motivo Camilla e Isabella erano cariche di rabbia e di odio, specialmente nei confronti di Giorgia, che consideravano persona spietata ed artefice dei loro mali, l'unica persona disinteressata che aveva sofferto tanto per loro e che desiderava soltanto il loro bene, aiutandole in modo concreto.

Camilla era diventata sempre più ripetitiva e pesante. Tutte le volte che parlava con Giorgia, le esprimeva il desiderio di andare ad incontrare lo psichiatra del Pronto Soccorso, il quale aveva scritto una relazione in cui aveva dichiarato che vedeva nociva la convivenza tra madre e figlia, con l'intento quindi di rimproverarlo per essere stato così offensivo e soprattutto incompetente. Camilla, infatti, lo ribadisco, si sentiva disgustata per il contenuto di quella relazione, a suo avviso impropria.

Non si dava pace, inoltre, pensando alla visita psichiatrica precedente e a quella parola che per lei suonava come un’attribuzione offensiva nei suoi riguardi: lei che era una donna letterata, che aveva speso gran parte della sua vita studiando sui libri, non poteva sopportare che un qualsiasi strizzacervelli le desse dell’ignorante, perché era questo il senso che lei dava alla definizione “deficit cognitivo” e ogni tanto, rimuginando, lei sottolineava come fosse normale che lei, da letterata, disconoscesse, nozioni di informatica, meccanica, ecc.,

perché erano materie che esulano dal suo campo di studio e di conoscenza, ma nonostante ciò, lei desiderava fortemente dimostrare a questo dottore che in quanto a preparazione, malgrado l’età, si sarebbe sentita di dargli una lezione, ripassando tutte le capitali degli stati mondiali, per poi interrogare il medico e prenderlo in castagna, per avere così la sua rivincita.

Giorgia, adesso cerca di non farsi trascinare dal vortice della loro angoscia esistenziale, ma essendo molto sensibile, non può fare a meno di esserne coinvolta emotivamente. Lei, tra l'altro, ha un figlio autistico, per cui aveva già una croce da portare. Grazie al Cielo questo ragazzo non le ha creato grossi problemi, poiché ha un bel carattere ed è affettuosissimo con tutti e molto legato a sua madre in particolare.

Giorgia e il marito lo seguono tantissimo e gli danno tutto l'amore possibile immaginabile, ma non da sacrificare l'altro figlio, o farlo sentire meno importante! I figli hanno pari dignità. La sofferenza più grande di Giorgia e di suo marito, semmai è dovuta alla preoccupazione del futuro, cioè all'idea di chi dovrà occuparsi un domani del figlio meno fortunato. Si augura ovviamente che sia l'altro figlio a prendersi cura del fratello, allo stesso modo di come se ne stia prendendo lei nei confronti della sorella e della madre, con la differenza però che Giorgia fa fatica e deve lottare con entrambe, mentre per suo figlio, in futuro, dovrebbe essere più semplice, dato che lui è ben disposto a farsi gestire, adesso dai genitori e un domani da suo fratello, essendo consapevole dei suoi limiti e soprattutto perché ha un bel carattere.

Giorgia si augura infine che in qualche modo le due povere donne possano trovare un po' di serenità e soprattutto quella rassegnazione, necessaria che consentirebbe loro di accettare i propri limiti e che allo stato attuale li rendono prigioniere di sé stesse.

L’INCONTRO COL GIUDICE

Quando Camilla fu convocata dal Giudice, relativamente all’ assegnazione dell’amministratore di sostegno per lei stessa, le venne un colpo. Rimase scioccata, al pensiero di essere gestita da qualcun altro, ciò cozzava con la sua smisurata convinzione e presunzione di essere efficiente e capace quindi di autogestirsi.

Quell'invito ebbe per la donna lo stesso l'effetto di un ordine di carcerazione. Secondo il suo pensiero contorto, infatti credeva che essere amministrata da qualcun altro, significasse essere privata della libertà, ma la libertà che lei concepiva, era sinonimo di dissolutezza, quella dissolutezza che la portava solo verso la via dell'autodistruzione.

Camilla non capiva di essere stata sin da giovane incapace di gestire la propria famiglia a causa del suo mancato buon senso, non riuscendo a dare un valore ai soldi. Anche per questo motivo Camilla avrebbe dovuto essere da sempre gestita da qualcun altro. Del resto nemmeno il marito era stato all’altezza della situazione, a causa della sconsiderata debolezza per il gioco d’azzardo.

Adesso che Ie forze la stavano abbandonando, i tempi erano maturi per poter risolvere la situazione. L'anziana donna iniziò a farsi vittima più del solito: telefonava ai suoi parenti dai quali cercava conforto, telefonava a Giorgia, accusandola di cattiveria e disumanità, ma questa la compativa e cercava di essere più evasiva possibile. Non esisteva purtroppo uno spiraglio di speranza, tanto da poter intendersi con sua madre.

Arrivato il fatidico giorno dell'udienza, Camilla era tesa più del solito e durante la seduta, si rivelò per quella che era: si comportò senza un minimo di autocontrollo, senza ritegno e né riguardo per il Giudice. Iniziò persino a bacchettarlo, così come aveva fatto con i medici e con gli avvocati, anche con maggiore durezza.

Non si rendeva conto però che così facendo, avrebbe peggiorato la situazione ed infatti il Giudice la mise a tacere, non esitò ad emettere il verdetto, affiancandole un amministratore di sostegno. Camilla a quel punto si sentì morire, ma in realtà quel giudizio fu la sua salvezza.

Ecco la relatività delle cose e come è determinante il proprio punto di vista. Infatti se questo è filtrato da una mente malata o aberrata, si ha una percezione alterata della realtà.

SALVAGUARDARE LA LORO VITA

Camilla e Isabella non sapevano che un paio di anni prima, Giorgia si stava lasciando convincere dai medici del CPS di Napoli che seguivano Isabella affinché facesse ricorso per la nomina dell’assegnazione dell’amministratore di sostegno, sia per la sorella che per la madre anziana. Evidentemente i medici erano in buona fede, dato che entrambe le donne dovevano essere gestite e nello stesso tempo, i medici erano all’oscuro del rischio a cui sarebbero andate incontro.

Giorgia si era rivolta già ad un avvocato per poter avviare la pratica. In teoria quella scelta per la loro tutela era sacrosanta, ma al livello pratico, una volta intrapresa la via legale, il rischio delle conseguenze negative sarebbe stato inevitabile, nel momento in cui nella vita di Isabella e Camilla fosse entrata la figura di un estraneo a decidere per loro.

Giorgia, quindi era in procinto di avviare la pratica, ma quando fu messa in guardia da una sua amica che stava vivendo la sua stessa situazione, senza poter più tornare indietro, si rese conto che lei era ancora in tempo per tirarsi indietro, per i semplici motivi: il primo era che avrebbe dovuto fare di tutto per non lasciare sole in Campania.

Il secondo era che non avrebbe dovuto fare gestire sua madre e sua sorella da una persona estranea, non solo perché questa, percependo il suo baget, molto probabilmente le avrebbe trascurate, pensando di occuparsi soltanto dalla gestione economica, tralasciando le effettive esigenze personali, ma soprattutto perché avrebbe avuto potere decisionale della loro vita, sotto ogni punto di vista, per entrambe, senza che Giorgia avesse potuto avere voce in capitolo, nonostante fosse la sorella.

Per questo motivo Giorgia non poteva permettere che ciò accadesse! Infatti la sua amica stava vivendo un vero inferno, vedendo la madre anziana e la sorella malata essere trattate quasi in modo disumano dall’amministratore di sostegno, senza parlare di tutti i soldi che questo le sottraeva in modo astuto, oltre alla cifra stabiliva che guadagnava.

Se è vero che ci saranno pure degli amministratori di sostegno onesti, sarebbe stato sicuramente un grande rischio, considerando tutta la gente disonesta che si incontra in giro. Il pericolo sarebbe stato non solo di essere trascurate, ma anche che l’amministratore di sostegno potesse speculare sul piano economico.

Per questo motivo, Giorgia temporeggiò ad intraprendere la via legale per tutelare madre e figlia. Infatti una volta trasferitesi a Torino, la madre e la sorella, finalmente lei poteva prendersi cura di loro, pur se sarebbe stata per lei una rogna dover diventare il loro amministratore, considerato il loro pensiero malato, ma se non altro, avrebbe tutelato la loro persona e i loro beni ed era giusto e ovvio che solo lei poteva “decidere” per loro, dato che apparteneva alla famiglia stessa. La sua scelta era quindi disinteressata e inoltre dettata dalla propria coscienza.

La badante intanto telefonava alla zia Marina, per metterla al corrente della situazione di Camilla e di Isabella, ma lei nemmeno si degnava di rispondere al telefono, proprio perché non voleva essere importunata. Del resto la zia Marina, dopo aver ricevuto, un po’ di tempo addietro, quella lettera dalla nipote, in cui le proponeva di ospitarle a casa, non ebbe più il coraggio di telefonarle per lamentarsi, inveendo contro di lei, come era abituata a fare in passato.

Se non altro, Giorgia finalmente ebbe un sollievo. In passato soltanto Giorgia, di tanto in tanto, era abituata a telefonare alla zia, per avere sue notizie, mentre lei non aveva mai avuto l’iniziativa di alzare la cornetta del telefono per sapere come stava sua nipote.

Tutte le volte che lo aveva fatto, in seguito, era solo per bacchettarla impropriamente, dopo che la sorella anziana si sfogava con lei, mettendo in cattiva luce sua figlia Giorgia, per cui lei, essendo stufa delle continue lamentele da parte di Camilla, cercava di rivalersi con la nipote.

A parte tutto, se la zia Marina, dopo i precedenti, avesse avuto di nuovo il coraggio di telefonare a sua nipote, per le stesse motivazioni, Giorgia sapeva già come trattarla, per cui era davvero un bene che si fosse creato un vero e proprio distacco tra lei e sua zia. Suo marito non voleva più sapere nulla della zia indegna, perché aveva avuto troppa pazienza con lei.

Un giorno la badante confidò a Giorgia che Isabella le aveva espresso un desiderio: quando sua madre avrebbe lasciato questa vita, lei aveva deciso di andare a vivere in Toscana vicino a sua zia, in modo da poter avere la sua assistenza, ma soprattutto perché sperava di restare sempre vicino ai frati, per poter magari coronare il suo sogno.

Era evidente che invece la zia non voleva sentire nemmeno l’odore di sua nipote, ma Isabella purtroppo non aveva l’intuito per capirlo! Lei era solo istintiva. D’altro canto, ormai lei non poteva prendere alcuna decisione, perché adesso spettava a sua sorella, nonché suo amministratore di sostegno.

RIFLESSIONI DI GIORGIA

Ogni tanto Giorgia tra sé e sé faceva delle riflessioni, per quanto ormai rassegnata al metro di giudizio che le zie avevano adottato nei suoi confronti, infatti ai loro occhi lei risultava essere avida e cattiva.

Spontaneamente, così come verrebbe in mente a chiunque, Giorgia si chiedeva: “Ma se io agli occhi di questi parenti adesso risulto essere una persona talmente deleteria, ciò significherebbe che in passato, per lo meno in gran parte, lo dovevo essere già stata! Ma se così fosse, come mai non me l’hanno mai fatto pesare? Si sarà trattato di pura ipocrisia? È vero che talune persone anche se ritenute buone, da un momento all’altro possono mutare la loro condotta manifestando atteggiamenti o comportamenti cattivi, ma ciò è spiegabile soltanto se c’è un movente, insomma, una motivazione tanto forte da far cambiare di punto in bianco il comportamento di una persona. Ma in questa vicenda, questa forte motivazione che potesse scatenare cattiveria, non esisteva proprio, esisteva semmai l’esigenza di tutelare una madre anziana, ormai non più in grado di badare a sé stessa e di provvedere per la figlia malata”.

Giorgia, inoltre, pensava: “Ho un dolore nel cuore: alla sofferenza per aver perduto mia sorella già da lunghi anni, (non sul piano fisico) se ne è aggiunta un’altra. Non intendo perdita fisica, infatti è ancora viva, ma perché l'ho perduta come persona: è viva, ma è come se fosse già morta per il suo livello di coscienza, per la sua incapacità di comunicare e interagire con gli altri, per i suoi astiosi sentimenti malati che riversa su chi la circonda.

Il dolore che ciascuno di noi può provare, non si manifesta sempre e solo a causa del distacco materiale da qualcuno che si ama, ma anche a causa di una subentrante malattia grave e inguaribile, tale da precludere il legame affettivo, anzi, a volte questo tipo di sofferenza può superare persino il grande dolore scaturito dalla separazione fisica della morte.

Se tanto non bastasse, adesso vivo un'altra grande sofferenza: ho perso anche mia madre, anch'essa ancora viva e non è più riconoscibile per come era in passato. Avverto nella mia anima un tremendo vuoto ed è un dolore profondo che forse non potrò mai attenuare, perché la mia amorosa sensibilità ha il sopravvento sopra ogni cosa.

Ho compreso da questo e ne sono certa, che in vita non ci sarà scampo ai patimenti, siano essi fisici che morali. Si cerca di reagire alle difficoltà quotidiane, nostro dovere è anche quello di soprassedere ove vivere meglio la nostra esistenza in comunione con il prossimo, ma certi dispiaceri non concedono tregua...e non danno pace.

Spero che almeno nel tempo la grande ferita che ho nel cuore possa in qualche modo rimarginarsi e che la Fede in Dio possa consolarmi”.

CURRICULUM di Olga Serina . Cantautrice dal 1983 al 1989 . Ritratti dal vero ai turisti presso la Fiera del Mediterraneo di Palermo e nella località di Taormina (dal 1983 al 1997). . Animatrice caricaturista e ritrattista presso Agenzie di Spettacolo di Milano per Convegni e feste private (dal 1990 al 1998). . Lezioni private di disegno e pittura a Legnano (dal 2006 al 2014) per bambini e adulti. . Mostre di pittura presso gallerie, Comuni, Chiese in diverse località e presso il Palazzo Ducale di Palma di Montechiaro (dal 1983 al 2014). . Video: ARTE PURA di Olga Serina (650 opere artistiche) Durata 40 minuti. . Dal 2007 Insegnante di Arte e Immagine presso Ministero della Pubblica Istruzione (provincia di Milano). . Pubblicazioni libri dal 1989 al 2020: 1 - GRANDE TERRAZZA (Racconti di esperienze di viaggio). 2 - SULLE ALI DELL’ARTE (Considerazioni e riflessioni del rapporto tra arte e spiritualità). 3 - DIO NEL CUORE (Riflessioni sul tema spirituale). 4 - IL MIRACOLO CONTINUA (Riflessioni sui segni del soprannaturale). 5 - LA REALTA’ CHE SUPERA LA FANTASIA (Racconti umoristici, reali e fantastici). 6 - SOS SCUOLA (Ricognizione di testimonianze raccolte tra persone operanti nell’ambito scolastico). 7 - IL MATRIMONIO DEL CACTUS (Racconti umoristici). 8 - USI E ABUSI DEL POTERE (Storie di mobbing nella Scuola) 9 - QUANDO I NANI SI CREDONO GIGANTI (Racconti inventati e storie reali). 10 - PENSIERI PER VOLARE (Meditazioni di uno spirito libero). 11 - Il TRAMONTO DELLA RAGIONE – Rivelazioni dell’anima. 12 - PAGINE DELLA MIA VITA e i miei ritratti. . Realizzazione di video (pubblicati su YouTube) riguardanti recite, poesie, racconti e riflessioni, che trasmettono messaggi educativi, illustrati dalla stessa autrice, tra cui: “Dall’ignoranza nasce il business”. “La sovversione del senso dell’arte”. www.olgaserina.it pagina fb: Olgallery pagina fb: Olgabook
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